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The Haunting Of Bly Manor 1×01 – The Great Good PlaceTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Dove c’è molta luce, l’ombra è più nera.”

 

Il famoso aforisma del poeta e scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe è un riassunto perfetto della prima puntata di The Haunting of Bly Manor. La serie rappresenta il sequel dell’acclamata The Haunting of Hill House, uscita in blocco su Netflix esattamente due anni fa e diventata subito un successo di critica e pubblico. Al timone dello show troviamo nuovamente Mike Flanagan, il quale è riuscito a rivoluzionare il genere horror, presentando delle storie che poco hanno a che fare con i classici meccanismi ed escamotage orrorifici, ma che si focalizzano sul dramma interiore dei personaggi. Il tema ricorrente nelle opere del regista è sicuramente quello del lutto e dell’elaborazione di esso da parte dei suoi characters: i fantasmi e i demoni che infestano i protagonisti, infatti, non sono altro che riflessi e rappresentazioni del loro subconscio, squarciato dal dolore e incapace di sopravvivere ad una realtà diversa. La casa, ambientazione classica degli horror e molto cara anche a Flanagan, è lo specchio deformato del tormento interiore ed attira su di essa tutte le sofferenze dei protagonisti, rendendole reali.

“The teacher was, by choice, a solitary young woman. Come up to London in trepidation to answer in person an advertisement placed by one Lord Henry Wingrave, regarding his young nephew and niece, who were in need of an au pair. A full-time position, it said. Live-in, at that, in his old family home in Essex. A great good place, alone in the country.”

 

The Haunting of Bly Manor – liberamente tratta dalla novella Il Giro di Vite, di Henry James – è ambientata nella grande residenza di Bly, proprietà della ricca famiglia Wingrave. Henry Wingrave (Henry Thomas, il giovane Hugh Crain di Hill House) decide di assumere una tata per i suoi due nipotini, orfani dei genitori e tornati a vivere a Bly Manor. Risponde all’annuncio una giovane insegnante americana, Danielle Clayton (Victoria Pedretti, già vista in Hill House nel ruolo di Nell Crain), desiderosa di ricominciare da capo e scappare da un oscuro passato. Arrivata alla dimora, Dani fa la conoscenza di Miles e Flora, i due bambini che le vengono affidati, e degli altri personaggi che gravitano attorno a Bly Manor: la governante Hannah Grose, il cuoco Owen e di Jamie, l’addetta al giardinaggio. Il primo impatto è positivo, forse fin troppo. Miles e Flora si dimostrano oltremodo educati per la loro età e felici di avere finalmente una nuova tata. Dani viene accolta calorosamente da tutti e sembra vivere quasi in un sogno, tra mille stanze decorate ed un giardino meraviglioso.
Questa patina di apparente normalità, come insegna Mike Flanagan, nasconde un abisso profondo nel quale aleggiano strane presenze e misteriosi segreti. La calda e piacevole atmosfera viene spezzata da brevi ma continui spifferi di angoscia e terrore che raggelano l’aria, rendendola pesante e rarefatta. La regia e la fotografia giocano assieme nel creare contrasti e le inquadrature di Flanagan – aiutate anche dai lunghi silenzi – indugiano su un qualcosa che ancora il pubblico non riesce a vedere, ma intuisce solamente. Lo spettatore sa benissimo che qualcosa si cela nell’ombra ed è proprio questo vedo/non vedo, questi continui richiami a segreti inconfessabili, a funzionare perfettamente e gettare la puntata in pasto all’inquietudine.
Amelie Bea Smith (Flora) e Benjamin Evan Ainsworth (Miles), nonostante la loro giovane età, danno prova di una buona recitazione, passando dall’essere dei semplici e giocosi bambini a qualcosa di molto più sinistro, che gela il sangue. I loro strani comportamenti per adesso non trovano spiegazione, ma risultano far parte di un disegno più grande, che sarà svelato a tempo debito.
“The Great Good Place” è un episodio introduttivo, di presentazione dei personaggi e della trama principale, ma nonostante la mancanza di jumpscare e fantasmi veri e propri, la puntata riesce ad infondere un’aura di mistero e sofferenza. Per adesso la storia di Rebecca Jessel, l’ex tutrice suicidatasi nel lago, viene raccontata solo attraverso le parole di Hannah, parole che pesano come macigni e si aggirano tra i corridoi di Bly Manor come ombre infestanti.
Il vero incubo non si trova, quindi, all’esterno ma dietro le quattro mura di casa. Una papabile sofferenza che permea ogni oggetto, ogni angolo, ogni spiraglio di luce e finisce con il tormentare chiunque si trovi al suo interno.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le tematiche ricorrenti nelle opere di Mike Flanagan
  • La regia di Flanagan che, senza troppi artifici, scava nel malessere dei protagonisti
  • Troppa perfezione apparente che nasconde una voragine profonda di traumi ed incubi
  • Le interpretazioni dei giovanissimi Amelie Bea Smith e Benjamin Evan Ainsworth
  • Tutto è collegato, anche se non si ancora in che modo
  • Una partenza un po’ più in sordina, rispetto alla prima puntata di Hill House, ma potrebbe essere tutto voluto

 

“The Haunting of Bly Manor” apre le sue porte e dà il benvenuto in un nuovo incubo dal quale è facile entrare ma quasi impossibile uscire. La sapiente mano di Mike Flanagan ci guida nuovamente in un viaggio nel dolore e nella sofferenza più umana.

 

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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