Appare abbastanza chiaro ad ora che del True Blood che conoscevamo ed apprezzavamo è rimasto pressoché solo il nome. Di una serie che aveva fatto di sesso, sangue e trash i suoi biglietti da visita non è rimasta che qualche rara autocitazione (Hoyt e Jessica) e piccole perle di saggezza lanciate nell’aere dalla lingua
biforcuta di Pam. Questo è il True Blood che ci si presenta davanti prima della sua “vera morte” televisiva.
“Almost Home” e “Love Is To Die” si possono tranquillamente guardare come un unico episodio talmente pochi sono gli avvenimenti di rilievo da riscontrare in 1 ora e 40 minuti, eventi tra l’altro di una portata modica che si lasciano guardare solo dopo aver bevuto una buona dose di caffeina. Piccolo esempio: è solo all’inizio di “Love Is To Die” che ci si rende conto dell’estemporanea assenza dalle scene di Sam Merlotte, un’assenza talmente poco evidente che il suo ignavo addio non tange minimamente il cuore degli spettatori. Non è solo Sam il problema però perché tra un Bill depresso che accetta il fato che lo sta attendendo ed una sempre più fastidiosa Sookie che alterna sbattimenti di palpebre a piagnistei isterici, a Bon Temps purtroppo sono in pochi a tenere su la baracca, tra questi ovviamente ci sono Eric e Pam ma, a dirla tutta, anche Jessica ci mette del suo per non lasciarci cadere nelle braccia di Morfeo, ma andiamo per gradi.
Quest’ultima stagione di True Blood ha fin da subito mostrato un vuoto cosmico nella sua trama orizzontale, una scelta, più che una mancanza di idee, fatta con il solo scopo di chiudere tutte le trame lasciate in sospeso in sette anni, decisione che però si sta ritorcendo contro l’intera serie a discapito della qualità ovviamente. Navigando a vista ed in contemporanea provando a dilatare il più possibile ogni evento potenzialmente rilevante, ci si è stagnati in una situazione in cui ciascun personaggio non riesce a dare il meglio di sé, non ci si trova mai di fronte a veri picchi di adrenalina ma si viaggia sottotono aspettando di raggiungere il series finale, unico vero salvagente in grado di porre fine allo scempio perpetrato da showrunner e presunti sceneggiatori perché, parliamone, se con Eric che fa “sesso” con Ginger non siamo arrivati alla frutta allora c’è di che temere.
Nonostante i vari difetti della puntata, in “Almost Home” si può finalmente mettere la parola fine alla farsa intorno cui girava l’intera vicenda delle visioni di Lettie Mae e di Lafayette, e questo è un punto a favore dell’episodio visto che questa storyline andava avanti sin da “Jesus Gonna Be Here“. Lettie Mae è indubbiamente un personaggio scomodo da gestire sin dalla sua prima apparizione, non risulta appetibile per il target di pubblico di True Blood ma gli sceneggiatori non tentano neanche di farla diventare appetibile a forza di farla stare sempre sul filo della pazzia. Tuttavia qualcosa di buono qui, oltre alla conclusione delle visioni, c’è stato, infatti ci viene mostrato l’esatto momento in cui la vita di Tara e di L.M. cambia, una specie di flashback che riesce ad addolcire la pillola concludendo degnamente il tutto.
Sempre seguendo la filosofia che ha accompagnato l’intera gestione della stagione, non poteva mancare il ritorno in pianta stabile di Hoyt con annessa presa di coscienza degli eventi dimenticati e conseguenze per tutti. Sin dal suo ritorno (prima telefonico e poi non) dall’Alaska è parso chiaro che qualcosa bolliva in pentola e quel qualcosa si chiama “Ribollita di redhead”. Se c’è una cosa che in realtà sembrava chiusa in True Blood era proprio il triangolo amoroso Jessica-Hoyt-Jason, tuttavia vista la vuotezza degli episodi si è sentita la necessità di riportare indietro Bubba Fortenberry giusto per allungare ancora di più il brodo ed accasare definitivamente Jessica, ormai in preda a squilibri ormonali non di poco conto.
In “Love Is To Die” c’è un momento, piazzato lì come spartiacque tra uno sbadiglio e l’altro, in cui Bill ed Eric interloquiscono nella maniera più schietta e sincera possibile, come due amici di vecchia data che insieme ne hanno viste troppe per non riuscirsi a capire al volo. La spiegazione fornita da Bill, oltre ad essere necessaria per dare una giustificazione plausibile alla scelta di non curarsi, è anche il momento più elevato dell’intera stagione (non che ci volesse poi molto) e riesce a regalare finalmente un po’ di profondità ai personaggi e soprattutto un senso generale a certe scelte. Come per sua stessa ammissione, Bill ne ha fatte di cotte e di crude a Sookie ma lei alla fine da brava cagna è sempre tornata da lui perdonandolo e ricadendo tra le sue braccia in una sorta di ciclo continuo. Il vampiro Bill (come lo chiama Hoyt) però vuole mettere la parola fine a questa storia per effettuare una sorta di redenzione e permettere finalmente a Sookie di andare avanti con la propria vita evitandole di sprofondare nell’oscurità che avvolge lui, Eric e tutti gli altri vampiri. Gesto nobile questo e anche unico degno di nota in entrambe le puntate, una piccola perla in un mare pieno di alghe merda.
- Finalmente è finita la storyline incentrata su Tara e Lettie Mae
- Momento “intimo” tra Bill ed Eric
- Eric e Ginger: seriously? Trash si, ma trash triste no…
- Lentezza generale asfisiante e palesissime scene usate come riempitivo
- Sookie, Sookie e Sookie
May Be The Last Time 7×07 | 3.4 milioni – 1.7 rating |
Almost Home 7×08 | 3.34 milioni – 1.8 rating |
Love Is To Die 7×09 | 3.38 milioni – 1.8 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.