True Detective 2×02 – Night Finds YouTEMPO DI LETTURA 6 min

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You want honest? Tell me, how compromised are you?
Anyways, good night.

Nel momento esatto in cui True Detective è assurto agli onori della cronaca per la sua capacità di alzarsi sopra l’enorme stuolo di serie grazie alle sue qualità, ha anche visto cambiare il suo status quo, ricevendo le attenzioni del grande pubblico mainstream e acquistando un altro tipo di potere. Parafrasando l’ormai celebre Zio Ben, “da grandi attenzioni derivano grandi aspettative” e nessuno più di Nic Pizzolato ha sentito su di sè il peso enorme di un macigno che si adagiava sopra la sua penna nel momento in cui ha steso ogni script di questa stagione. Creare una serie antologica ed avere successo è già di per sè qualcosa di lodevole, tuttavia la bravura dello showrunner è quella di riuscire a ricreare la medesima chimica tra serie e spettatore stagione dopo stagione, pur avendo attori e trama completamente sconnessi di anno in anno. Pizzolato in questo momento sta pagando dazio.
Nella recensione della nuova premiere vi avevamo caldamente invitato a non approcciarvi alla serie cercando il paragone a tutti i costi perchè, questo metodo, avrebbe sicuramente causato malumori rovinando la freschezza e l’apertura mentale che ogni stagione di una serie antologica merita di avere. Se vi siete seduti a guardare questa seconda versione di True Detective rimuginando sulle parabole filosofiche di Rust Cohle e siete rimasti delusi da “The Western Book Of The Dead“, allora “Night Finds You” vi darà il definitivo colpo di grazia costringendo molti ad abbandonare la stagione, e forse la serie. “You want honest? Tell me, how compromised are you?” sembra essere esattamente la frase rivolta dal creatore al pubblico, quasi ad intimare di non restare a guardare una serie con preconcetti perchè non ha veramente senso, bisogna essere onesti con sè stessi e prendere atto che questa nuova stagione non ha nulla a che vedere con la prima.
Per assurdo però, per riuscire ad analizzare la storyline di Vinci si deve passare per forza per un raffronto con l’anno scorso perchè troppe sono le differenze che emergono e che si fanno notare, nel bene o nel male.
I pipponi filosofici che McConaughey blaterava mentre costruiva omini di latta con la birra potranno non essere stati capiti dai più ma almeno garantivano un determinato carisma ad un personaggio ormai entrato nella storia. Rust aveva appeal, aveva parlantina, attirava simpatia su di sè proprio perchè non voleva attirarne, tutto il contrario dei quattro protagonisti attuali. La premiere è servita a presentare e ad unire le vite dei character altrimenti impossibili da intrecciare, niente di più e niente di meno. D’altronde pur facendo tutti i poliziotti (fatta eccezione per il Frank Semyon di Vaughn) gli ambiti e le competenze sono opposti, oltre che ovviamente la loro area di giurisdizione, di conseguenza una puntata di “raccoglimento” è parsa come necessaria per argomentare il tutto.
La sfida più ardua però è toccata a “Night Finds You” che, proprio perchè viene dopo, ha ancora più aspettative sulle spalle. Una volta creato il MacGuffin che serviva per mettere in moto la solita complessa storia, gli occhi erano tutti rivolti all’espansione della stessa che, ovviamente, doveva dipanare le prime nebbie narrative anche grazie ad una maggior importanza data dai rispettivi protagonisti. Da questo punto di vista “Night Finds You” ha fallito, anche disattendendo le aspettative. La realtà dei fatti è che la vera differenza tra le due stagioni risiede nell’appeal non generato dai vari Farrell e Vaughn, magari anche a loro agio nei ruoli affibiatogli ma sicuramente incapaci di bucare lo schermo come fatto da McConaughey. Si perchè, al di là della trama, è proprio l’empatia con un personaggio quella cosa di cui il pubblico si era maggiormente innamorato e che qui, totalmente disilluso dopo solo due episodi, incide pesantemente. Farrell e Vaughn sono dei bravi attori e sullo schermo fanno il loro lavoro tanto che, se si dovesse ripensare a quanto visto sinora, probabilmente tornerebbe alla mente solo uno dei loro momenti al bar, esattamente quello in foto.
Alla visione della puntata seguono numerosi sbadigli, il ritmo è molto lento e l’indagine viene presa molto alla lontana e con neanche tanta voglia di concluderla, come da ordini impartiti a Velcoro. In generale la lentezza pervade le scene e non importa quanto sulla carta alcune battute fossero arrapanti, la loro resa su schermo è purtroppo pregna di un ritmo blando che ne appesantisce le fattezze. I personaggi “migliori” al momento sono quelli di Farrell e Vaughn, su questo non c’è dubbio, per quelli della McAdams e di Kitsch invece c’è davvero molto su cui lavorare, soprattutto per la complessità di quest’ultimo. Nella definizione psicologica di un character si deve anche ponderare alla quantità di tempo a disposizione per poterlo far comprendere e apprezzare dal pubblico, è una tappa fondamentale per il successo stesso della serie che non può essere trascurata. La Detective Antigone e Paul Woodrugh hanno un background complesso, esattamente come gli altri due, tuttavia sono quelli più trascurati al momento e pertanto nel momento in cui dominano la scena c’è una generale indifferenza che, abbinata alla lentezza strutturale dell’episodio, appesantisce tutto rendendo difficile la digestione.
Quasi per assurdo, Pizzolato è conscio di questa situazione ed infatti il cliffhanger finale lo dimostra completamente con la presunta morte di Velcoro. Innanzitutto è innegabile l’impatto fortissimo che un evento del genere ha avuto sia sulla puntata sia sulla serie stessa perchè uccidere uno dei protagonisti durante la seconda di otto puntate equivale alla rottura di uno dei dogmi più assoluti del genere crime. Se il personaggio di Farrell fosse veramente morto ci troveremmo davanti ad una totale riscrittura delle leggi (morali e non) che regolano il genere investigativo, una situazione impensabile e potenzialmente gratificante per ogni spettatore che, in tal modo, perderebbe completamente tutte le sicurezze minime garantite perchè in tal senso verrebbero a saltare tutte le classiche dinamiche del genere crime. Bisogna però dire che la morte di Velcoro è per ora solo presunta per ben due motivi: non si è visto il sangue e la rottura di quella legge non scritta appena citata secondo cui il protagonista non può morire è veramente troppo audace. Qualora lo fosse ci troveremmo di fronte ad una rivoluzione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Finale shock
  • Introduzione del potenziale serial killer
  • Confronti Velcoro-Semyon 
  • Delineamento dei personaggi ancora molto vago
  • Generale lentezza narrativa

 

La domanda che può sorgere spontanea al termine della lettura della recensione è: “ma perchè elargite la sufficienza nonostante tutto quello che è stato detto?”. Sicuramente il finale shock vale da solo l’episodio, sia per la potenza narrativa sia per la presentazione del potenziale serial killer con le maschere di animali. L’episodio è lento, ma è lento tanto quanto tutti quelli scritti da Pizzolato, la differenza risiede nella gestione dei personaggi e nel loro impatto, qui ancora molto blando ma abbastanza da garantire la sufficienza. Stiamo parlando di character di True Detective non di Pretty Little Liars: la differenza non è neanche da spiegare..

 

The Western Book Of The Dead 2×01 3.17 milioni – 1.4 rating
Night Finds You 2×02 3.05 milioni – 1.3 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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