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La terza stagione di Turn era terminata, come è ben noto, con l’impiccagione del maggior britannico John André. Ciò avvenne il 2 ottobre 1780, esattamente un anno e quattro giorni prima dell’inizio della battaglia di Yorktown, l’ultimo combattimento tra lealisti e ribelli, che sancì definitivamente l’esito della guerra (la quale, tuttavia, formalmente terminò soltanto due anni dopo, il 3 settembre 1783, con la firma del Trattato di Parigi). Prima dell’ultima season première, ci si sarebbe potuti chiedere quale sarebbe stata la scelta degli autori: concentrarsi soprattutto sul periodo che va fino a Yorktown o puntare a raccontare fino al 1989, anno in cui Washington divenne il primo Presidente degli Stati Uniti? Stando a quanto visto in questa prima metà di stagione, la scelta sembra quella di un focus sul 1781, raccontato tramite i due classici livelli di narrazione del prodotto AMC: il promo relativo alle vicende strettamente legate al culper ring e che, per molto tempo, ha avuto il cuore nelle vicende di Setauket, salvo poi allargarsi e spostarsi in altre città; questo livello è fondamentale per il secondo livello, quello della storia più conosciuta. Un esempio perfetto per spiegare questo meccanismo può essere rappresentato dal tradimento di Benedict Arnold, che fa parte del secondo livello; fondamentale alla scoperta del tradimento è stato però il servizio di spionaggio di Washington, in particolare Abigail, fondamentale per far sfumare i piani di André. Anche in questo “Private Woodhull” si procede secondo questo schema, visto che Abe sarà fondamentale per il piano di cattura di Arnold. Nello stesso tempo, egli decide di dedicarsi anche ad un’altra questione, l’uccisione di John Simcoe. La figura del caporale rappresenta anche un aspetto abbastanza controverso che potrebbe essere interpretato in due modi: ingenuità dei protagonisti o buco di sceneggiatura piuttosto grave. Abe, infatti, capisce che il suo piano potrebbe andare a rotoli molto presto, visto che i Queen’s Rangers sono stati assegnati alla Legione lealista guidata da Arnold. Questo scenario non era affatto imprevedibile, visto che Caleb Brewster, dopo essere stato rapito per ordini dell’ex generale dell’esercito continentale, fu torturato dallo stesso Simcoe. Appare dunque molto strano che nessuno di loro abbia pensato a questo aspetto. In teoria, si potrebbe pensare di giustificare la vicenda dicendo che, dato che sono stati proprio gli uomini di Simcoe a tendere l’imboscata, i protagonisti abbiano pensato ad una rottura dell’alleanza. Questa spiegazione, però, non è del tutto soddisfacente, perché Hannah ed Abraham conoscono fin troppo bene Simcoe, quindi sono perfettamente a conoscenza della sua tendenza all’inganno e al doppio gioco. Questa negligenza (da parte dei personaggi o degli sceneggiatori) potrebbe peggiorare ancora di più nel caso in cui Abraham non venga scoperto da Simcoe, in quanto sarebbe abbastanza irrealistico per molti fattori. Innanzitutto, il numero di membri non sembra particolarmente alto, come mostrato dalle varie immagini delle esercitazioni. Inoltre, Abraham non sta certamente tenendo un basso profilo, visto che, pur essendo un soldati semplice si incontra con il colonnello Jonathan Cooke e va ai ricevimenti degli ufficiali invitato dal generale Clinton. È impossibile, dunque, che egli possa passare inosservato, soprattutto agli occhi di un suo acerrimo nemico.
Sul lato americano, ci sono due avvenimenti degni di nota, come l’arrivo di Mary a New Winsdor e la visita, nello stesso campo, del congressista Selah Strong. La seconda storyline aveva un grande potenziale, di sicuro superiore rispetto alla prima, ma si è rivelata quasi completamente mal sfruttata e deludente. L’arrivo di Mary non portava con sé chissà quali aspettative, in quanto si tratta di un personaggio praticamente mai presente in questa stagione e che non pare avere un ruolo di primo piano all’interno dell’accampamento continentale; l’esempio più lampante, a questo proposito, è rappresentato dalla volontà di Tallmadge di non informarla sugli sviluppi della missione di Abraham e di non volerla più veder entrare nella sua tenda. La signora Woodhull, dunque, non eserciterà, a differenza di Hannah, una forte influenza sulle decisioni relative al Culper Ring. Ora che si sono mostrate anche le prime (e ovvie) difficoltà di adattamento (passare da un palazzo ad una tenda malconcia non è facile), bisognerà vedere quale decisione sarà presa a proposito del suo personaggio: renderla parte integrante della storia, dandole dei compiti e responsabilità, oppure metterla definitivamente in secondo piano, facendola apparire di tanto in tanto.
Per quanto riguarda Selah, la sensazione è quella di un’occasione persa: un congressista per la prima volta visita un accampamento e non in un momento qualsiasi, bensì dopo una rivolta dalle grandi proporzioni scatenata, per di più, dagli stessi motivi che hanno spinto Benedict Arnold a cambiare schieramento. Alla luce di tutto ciò, sarebbe stato lecito aspettarsi una scena piuttosto significativa relativa al suo incontro con Washington: il Generale, nelle puntate precedenti, aveva spesso espresso le sue preoccupazioni relative al mancato pagamento dei soldati, quindi l’arrivo di un membro del Congresso è stata di sicuro un avvenimento da lui tanto auspicato. Per questi motivi, non si capisce la decisione degli autori di non mostrare affatto questo incontro e di dedicare, in generale, poco tempo alla visita di Selah, tra l’altro occupato soprattutto dalle vicende coniugali tra lui ed Hannah. Anche in questo caso, la decisione sembra infelice.
Se le vicende dal lato americano si sono rivelate assai sottotono, quelle dal lato britannico sono state di livello più alto, nonostante anche in questo caso la parola d’ordine sia stata “transizione“. Uno spunto interessante, seppur meno appariscente rispetto ai ricevimenti da sir Clinton, è rappresentato dal dialogo tra Abraham e il compagno con il quale doveva dividere il letto. Come emerso da quella conversazione, egli non aveva alcuna intenzione di arruolarsi, ma lo ha fatto a causa delle pressioni familiari e per guadagnare qualche sterlina. Presumibilmente, nell’esercito americano le persone erano animate da ben altre ragioni e questa differenza di motivazioni si rivelerà poi determinante nelle sorti del conflitto. Facendo un paragone letterario, la situazione ricorda moltissimo il dialogo tra un milite della RSI ed un passante in “Uomini e no” di Elio Vittorini; il milite, in quell’occasione, parlava di come, arruolandosi, avesse diritto a cibo in abbondanza, mentre gli altri, soprattutto chi combatteva nelle forze della Resistenza, faceva la fame.
La menzione finale non può che riguardare un altro ritorno, piuttosto inaspettato, quello del maggior Hewlett, anche lui al servizio di Arnold. Sarà interessante capire che ruolo avrà per quanto riguarda la missione di Abraham: è a conoscenza della fedeltà di Abe alla causa indipendentista ma, al tempo stesso, i suoi trascorsi con Simcoe non sono certo ottimali, visto che il colonnello ha la chiara intenzione di ucciderlo. Il rischio per Hewlett, dunque, è quello di ritrovarsi nella classica situazione del dover scegliere tra il male minore, ma la sua morale e la sua spiccata etica potrebbero rendere ciò piuttosto difficile.
Sul lato americano, ci sono due avvenimenti degni di nota, come l’arrivo di Mary a New Winsdor e la visita, nello stesso campo, del congressista Selah Strong. La seconda storyline aveva un grande potenziale, di sicuro superiore rispetto alla prima, ma si è rivelata quasi completamente mal sfruttata e deludente. L’arrivo di Mary non portava con sé chissà quali aspettative, in quanto si tratta di un personaggio praticamente mai presente in questa stagione e che non pare avere un ruolo di primo piano all’interno dell’accampamento continentale; l’esempio più lampante, a questo proposito, è rappresentato dalla volontà di Tallmadge di non informarla sugli sviluppi della missione di Abraham e di non volerla più veder entrare nella sua tenda. La signora Woodhull, dunque, non eserciterà, a differenza di Hannah, una forte influenza sulle decisioni relative al Culper Ring. Ora che si sono mostrate anche le prime (e ovvie) difficoltà di adattamento (passare da un palazzo ad una tenda malconcia non è facile), bisognerà vedere quale decisione sarà presa a proposito del suo personaggio: renderla parte integrante della storia, dandole dei compiti e responsabilità, oppure metterla definitivamente in secondo piano, facendola apparire di tanto in tanto.
Per quanto riguarda Selah, la sensazione è quella di un’occasione persa: un congressista per la prima volta visita un accampamento e non in un momento qualsiasi, bensì dopo una rivolta dalle grandi proporzioni scatenata, per di più, dagli stessi motivi che hanno spinto Benedict Arnold a cambiare schieramento. Alla luce di tutto ciò, sarebbe stato lecito aspettarsi una scena piuttosto significativa relativa al suo incontro con Washington: il Generale, nelle puntate precedenti, aveva spesso espresso le sue preoccupazioni relative al mancato pagamento dei soldati, quindi l’arrivo di un membro del Congresso è stata di sicuro un avvenimento da lui tanto auspicato. Per questi motivi, non si capisce la decisione degli autori di non mostrare affatto questo incontro e di dedicare, in generale, poco tempo alla visita di Selah, tra l’altro occupato soprattutto dalle vicende coniugali tra lui ed Hannah. Anche in questo caso, la decisione sembra infelice.
Se le vicende dal lato americano si sono rivelate assai sottotono, quelle dal lato britannico sono state di livello più alto, nonostante anche in questo caso la parola d’ordine sia stata “transizione“. Uno spunto interessante, seppur meno appariscente rispetto ai ricevimenti da sir Clinton, è rappresentato dal dialogo tra Abraham e il compagno con il quale doveva dividere il letto. Come emerso da quella conversazione, egli non aveva alcuna intenzione di arruolarsi, ma lo ha fatto a causa delle pressioni familiari e per guadagnare qualche sterlina. Presumibilmente, nell’esercito americano le persone erano animate da ben altre ragioni e questa differenza di motivazioni si rivelerà poi determinante nelle sorti del conflitto. Facendo un paragone letterario, la situazione ricorda moltissimo il dialogo tra un milite della RSI ed un passante in “Uomini e no” di Elio Vittorini; il milite, in quell’occasione, parlava di come, arruolandosi, avesse diritto a cibo in abbondanza, mentre gli altri, soprattutto chi combatteva nelle forze della Resistenza, faceva la fame.
La menzione finale non può che riguardare un altro ritorno, piuttosto inaspettato, quello del maggior Hewlett, anche lui al servizio di Arnold. Sarà interessante capire che ruolo avrà per quanto riguarda la missione di Abraham: è a conoscenza della fedeltà di Abe alla causa indipendentista ma, al tempo stesso, i suoi trascorsi con Simcoe non sono certo ottimali, visto che il colonnello ha la chiara intenzione di ucciderlo. Il rischio per Hewlett, dunque, è quello di ritrovarsi nella classica situazione del dover scegliere tra il male minore, ma la sua morale e la sua spiccata etica potrebbero rendere ciò piuttosto difficile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Turn confeziona un episodio tutto sommato sufficiente ma senz’altro sottotono se paragonato alle precedenti quattro puntate. Il “Save” è logica conseguenza di tutto ciò.
Nightmare 4×04 | 0.65 milioni – 0.12 rating |
Private Woodhull 4×05 | 0.68 milioni – 0.15 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.