Turn: Washington’s Spies 4×07 – QuarryTEMPO DI LETTURA 8 min

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Quando si parla di serie come Turn, cioè di prodotti che raccontano eventi storici di grande rilevanza e realmente accaduti, è inevitabile che la realtà influenzi, in modo più o meno evidente, la visione (per gli spettatori) e la narrazione (per gli autori). Pur avendo sempre mantenuto un buon livello di accuratezza storica, lo show AMC non ha certo disdegnato, di tanto in tanto, di romanzare molto alcune questioni (Simcoe non era così perfido e sadico, e lo stesso Samuel Roukin ha detto che lui e gli autori hanno riempito alcuni aspetti del personaggio che non emergevano dalle fonti a loro disposizione) o di alterare in modo netto il corso degli eventi: la madre di Abraham, Mary Smith Woodhull, morì infatti nel 1803 (quindi non quando i figli erano piccoli), mentre Richard morì nel 1788 e non fu mai usato come pedina in uno scambio finito male. Non si pensi, però, che questa tendenza a seguire in modo non così ferreo quanto accaduto in quegli anni sia iniziata con la quarta stagione; Nethaniel Sackett, ucciso nella seconda stagione, non fu mai pugnalato da un soldato britannico infiltratosi nell’accampamento dell’esercito continentale e, anzi, fu abbastanza attivo nella vita politica del dopoguerra, sebbene non riuscì a convincere Washington ad assegnarli un ruolo nel nuovo governo federale.
Alla luce di tutto ciò, lo spettatore che si è approcciato alla visione di questo settimo episodio potrebbe essersi chiesto sin da subito la seguente domanda: “Rispetteranno il corso della storia o lo cambieranno?” La risposta a questo quesito rappresentava lo snodo cruciale di tutta la puntata. Sin dalla lettura del titolo, infatti, non si poteva che constatare come la caccia a Benedict Arnold e John Simcoe sarebbe stata il punto focale dei 42 minuti. “Quarry” è un nome che agli appassionati di serie tv potrebbe far tornare in mente l’omonima serie Cinemax (purtroppo cancellata dopo un solo ciclo di episodi), una delle migliori sorprese della scorsa stagione e uno dei più grandi esempi recenti di immeritata esclusione dalle nomination per gli Emmy. In quel caso, “quarry” era il soprannome del protagonista, il veterano del Vietnam Mac Conway, e andava interpretato rielaborando il significato più famoso della parola, cioè “cava”. Secondo The Broker (il personaggio che assume Mac), egli sarebbe dovuto essere, dal punto di vista emotivo, vuoto, esattamente come una cava. Nel caso di questa puntata di Turn, invece, quarry è utilizzata secondo una sua accezione molto meno conosciuta, ossia quella di preda. Conoscendo questo significato, era ovvio capire quale sarebbe stato il leit motiv dell’episodio. A questo punto, si torna alla questione espressa qualche riga fa. Oltre alla tensione resa in modo ottimale dalle vicende e dall’atmosfera, un ulteriore elemento di suspense era dovuto alla scelta degli autori. Se avessero scelto di essere fedeli dal punto di vista storico, il tentativo di rapimento e quello di omicidio sarebbero dovuti fallire, visto che Arnold non fu mai catturato e Simcoe morì ben dopo la fine delle ostilità. Se, invece, avessero voluto rendere il tutto più emozionante e accattivante, avrebbero potuto far portare a termine almeno uno dei due piani. Alla fine, la scelta è ricaduta sulla prima opzione e possiamo dire che si è trattata di una decisione sostanzialmente corretta. Innanzitutto, Arnold è un personaggio ben più conosciuto di un Nethaniel Sackett o di un giudice Woodhull di Setauket; alterare la sua storyline sarebbe stato un azzardo troppo grande; inoltre, mancando solo tre episodi al termine della serie, non ci sarebbe stato il tempo materiale per dipanare a dovere la trama del rapimento e di narrare anche le fasi finali del combattimento. A conti fatti, la decisione da prendere era quasi scontata.
Agli occhi dello spettatore appassionato di storia americana, tutta questa introduzione può essere sembrata inutile, in quanto per lui non potevano esserci dubbi: Arnold non doveva essere rapito e Simcoe non doveva essere ucciso. Il motivo è molto semplice: sarà proprio il gruppo guidato da Arnold uno dei battaglioni spediti a combattere in Virginia. Proprio in quello Stato, non molto tempo dopo l’imbarco, si combatté la battaglia di Yorktwon, la quale, come detto un paio di recensioni fa, si rivelò decisiva per le sorti del conflitto. Conoscendo tutta la storia del conflitto nel dettaglio, si poteva intuire abbastanza facilmente come sarebbe stata affrontata la questione rapimento, ma abbiamo ritenuto necessario fornire una spiegazione anche a chi è in possesso di un numero inferiore di nozioni relativi alla guerra d’indipendenza americana.

“Do me a favor. Have a go at his pocket for me “

Uno degli aspetti più lodevoli dell’episodio, oltre alla sopracitata tensione, è rappresentato dalle varie simulazioni, ricche di dettagli e non esagerate o inverosimili dei modi in cui si sarebbe potuto uccidere l’odiato colonnello, intervallate dai commenti sempre pertinenti, del maggiore Hewlett. Come detto dallo stesso Abraham ad Hannah Strong prima di andare a York City, a lui interessava ben poco di Arnold in quanto il suo obiettivo era solo e soltanto Simcoe. Ciò si scontrava con quanto ordinatogli da Tallmadge (prima Arnold, poi il leader dei Queen’s Rangers) e, quindi, con le direttive alle quali si doveva attenere Champe. Il confronto tra quest’ultimo ed Abraham mostra in modo chiarissimo la differenza tra i due e più in generale l’atteggiamento profondamente sbagliato dell’ex cobbage farmer. Quando si è in guerra, soprattutto in delle fasi cruciali come quelle del 1781, bisognerebbe sempre cercare di anteporre il bisogno della propria fazione a quello personale; Champe lo fa benissimo, Caleb gli ha sparato, ma lui comunque non si lamenta ed esegue la missione che Tallmadge e lo stesso Caleb gli hanno assegnato. Abraham al contrario cerca solo vendetta personale e si disinteressa della missione. I risultati non potevano che essere disastrosi e così è stato. Sarà ora interessante vedere come si comporterà in Virginia. Un altro motivo di interesse è la possibilità di poter finalmente osservare Arnold sul campo di battaglia; egli, infatti, è di certo un traditore, ma sulle sua abilità nessuno ha mai avuto nulla da obiettare (anche per questo la sua defezione è stata molto pesante), tanto che, nel libro “Due secoli di guerre”, Indro Montanelli e Mario Cervi lo hanno definito “il migliore di tutti i generali inglesi che parteciparono alla guerra“. Questa opinione, peraltro, è largamente condivisa: Claire Brandt, ad esempio, lo ha descritto come “uno dei migliori se non il migliore generale combattente a disposizione di Washington“. Le sue indubbie qualità si dovranno però scontrare con la diffidenza degli altri generali, con la lotta tra Simcoe ed Abraham e soprattutto con l’assoluta incapacità dei componenti della sua legione (basti vedere Sturridge). Per lo spyhunter general, dunque, non si prospetta certo un’avventura facile. A proposito del conflitto tra i personaggi di Jamie Bell e Samuel Roukin, va sottolineato come quest’ultimo sia finalmente venuto a conoscenza della presenza di Woodhull nella legione lealista. Il modo in cui lo ha scoperto, però, è in linea con con l’improbabilità che ha caratterizzato tutta questa vicenda fino a questo punto: esattamente come era molto difficile che non si accorgesse della sua presenza, scoprirlo in modo casuale mentre stava parlando di un altro argomento con Arnold non è propriamente il massimo della linearità. Una macchia che rovina leggermente un episodio di alto livello.
Un’altra storyline affrontata in questo episodio è quella relativa a Caleb. Ci era stato fatto intuire in vario modo negli episodi precedenti (un indizio fra tutti l’aver colpito Champe, cosa davvero molto strana per un tiratore esperto come lui), e ora è stato mostrato a chiare lettere: le torture inflittegli da Simcoe e quella paura di aver tradito i membri del Culper Ring lo hanno segnato profondamente dal punto di vista emotivo, rendendolo una persona spenta, che non riesce a concentrarsi quando gli altri gli parlano, che sente sempre la voce di Simcoe nelle orecchie e che, per sopportare tutto ciò, beve in quantità decisamente eccessive. La speranza è che il discorso di Tallmadge abbia fatto scattare qualcosa in lui e lo aiuti a superare questo momento di grave difficoltà.
Si sta sviluppando, infine, la storyline di Mary Woodhull e del suo duplice ruolo di spia dei ribelli che si finge una spia Tory. Non avendo mai fatto niente di simile, inizialmente si trova in difficoltà e non riesce a raccogliere informazioni effettivamente utili. Si è notato, inoltre, una compassione forse troppo marcata nei confronti della situazione familiare di Ann Bates. Quando verrà a sapere che Abraham non tornerà certo in un paio di giorni, come le era stato promesso, la sua lealtà sarà tutta da vedere, visto che non va dimenticato che il suo cambio di schieramento è avvenuto solo per tenere il marito al sicuro.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Simulazioni dei modi per uccidere Simcoe
  • Abraham e Champe in Virginia 
  • Confronto tra Champe ed Abraham 
  • Il ruolo di Mary Woodhull
  • I problemi di Caleb 
  • Il modo in cui Simcoe scopre che Abraham è nella legione lealista

 

Dopo un periodo di livello non eccezionale, Turn ritorna ai suoi consueti standard con un episodio di ottima fattura. Seppur rovinato da una pecca ripetuta più volta nelle ultime puntate, “Quarry” non può che meritare un sentito ringraziamento.

 

Our Man In New York 4×06 0.60 milioni – 0.11 rating
Quarry  4×07 0.55 milioni – 0.12 rating

 

 

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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