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1 Maggio 1991
Semplicemente, non è più Twin Peaks. Quando Benjamin Horne riprende conoscenza e acquisisce nuovamente lucidità, lo spettatore è quasi portato ad un moto di nostalgia. E questo semplicemente perché viene restituito uno dei protagonisti, tra i più calcolatori, che avevano popolato lo scenario durante le indagini per l’assassinio di Laura Palmer.
Sembra tutto dimenticato e lasciato alle spalle. Come se la serie fosse conclusa e una speciale finestra mostrasse la vita dei personaggi dopo i fatti salienti già narrati. Oppure come se, in questa seconda metà di stagione, venissero mostrati tutti i soggetti scartati per l’ideazione di uno show come Twin Peaks. Si può supporre che, al posto dell’omicidio di Laura e delle oscure presenze popolanti i boschi, la storia si incentrasse su antichi intrighi inerenti la segheria, con una Catherine Martell sempre più prestata al mondo da soap opera e una Josie la cui interprete riesce solo a produrre smorfie di sofferenza. L’inserimento del nuovo villain Thomas Eckhardt colpisce pochissimo proprio per la scarsezza della tematica affrontata, soprattutto se in contemporanea vi è l’inserimento di un antagonista più carismatico com’è Windom Earle.
Carismatico ma non perfetto neanche quello. Inevitabile che l’attenzione sia maggiormente incentrata su Dale Cooper, in quanto protagonista della serie. Di conseguenza l’inserimento di un suo antico nemico può essere vista come mossa utile a mantenere alta la tensione dopo la chiusura affrettata delle indagini. Peccato, però, che in questo modo si verifichi esattamente la condizione di inizio recensione: non è più Twin Peaks. Ci fossimo trovati all’interno di una saga chiamata “Le Avventure di Dale Cooper” tutto avrebbe avuto senso, ipotizzando un primo capitolo dedicato alle indagini a Twin Peaks, per poi seguire con il ritorno di un personaggio del suo passato. Windom Earle viene invece mescolato all’interno di un ambiente già collaudato, riciclando così personaggi che hanno perso la loro utilità. Basti pensare a Leo che è stato tenuto in condizioni comatose per mezza stagione, per poi sfruttarlo per tenere viva la sospensione tra un episodio e l’altro e farlo piombare così a farsi seviziare da questo nuovo psicopatico villain.
Se non altro ci si fanno due risate con il teatrino allestito da Jacobi, Audrey, Bobby e Jerry. L’unione tra personaggi così ben riusciti difficilmente può fallire. Rimane però la sensazione di aver assistito ad un piccolo divertissement proponibile in un salotto televisivo di varietà.
Così come il risveglio di Ben, anche il ritorno di Shelly alla tavola calda culla lo spettatore in un clima di familiarità, ricordandogli i bei tempi che furono. Ma questa è una delle poche consolazioni, se si considera che non sono ancora state citate le due sottotrame più raccapriccianti di sempre.
La prima suscita quasi tenerezza e si ringrazia l’esiguo minutaggio riservatole (esiguo minutaggio riscontrabile in un secondo momento, se considerato che durante la sua visione questo si dilata a dismisura, nella percezione dello spettatore). Il pesantissimo dialogo tra Ed e Norma può essere utilizzato come sensibilizzazione contro le crisi di mezza età. Per fortuna (e pesa considerarla una fortuna) l’ingresso di Nadine smuove un po’ le acque, chiudendo tra l’altro quell’asfissiante clima di corna diffuse dall’inizio della serie. “Fate un po’ come vi pare”, sembra dire con saggezza la neo-liceale.
Se tutti quelli esposti finora possono apparire come un insieme di soggetti scartati per l’ipotetico e ancora non pensato sceneggiato di nome Twin Peaks, la storia riguardante James merita un capitolo a parte. Tutto ciò di cui si è parlato finora ha il vantaggio di girare negli stessi ambienti in cui la serie ha vissuto i suoi momenti migliori. Che poi sembri di assistere ad un palcoscenico vuoto, con le scenografie in decadenza, è un altro discorso, ma sempre Twin Peaks è. James invece, dopo essere scappato completamente a casaccio, per diversi episodi si è trovato in una diversa soap opera, come se fosse stato messo in atto uno strano cross-over con una serie derivante dall’universo alternativo dove nessuno sa scrivere una sceneggiatura. Oppure come se si avesse avuto la pessima idea di dedicare uno spin-off ad uno dei personaggi più noiosi dello show. Fortunatamente, a quanto pare, la storia della donna pazza ipnotizzata dal suo amante che si spaccia per fratello è finita.
Ecco, questo è un aspetto consolatorio. Tanto poco funzionano queste storyline di quart’ordine da non durare mai troppo. La speranza per un risollevamento del pubblico interesse è l’ultima a morire.
Sembra tutto dimenticato e lasciato alle spalle. Come se la serie fosse conclusa e una speciale finestra mostrasse la vita dei personaggi dopo i fatti salienti già narrati. Oppure come se, in questa seconda metà di stagione, venissero mostrati tutti i soggetti scartati per l’ideazione di uno show come Twin Peaks. Si può supporre che, al posto dell’omicidio di Laura e delle oscure presenze popolanti i boschi, la storia si incentrasse su antichi intrighi inerenti la segheria, con una Catherine Martell sempre più prestata al mondo da soap opera e una Josie la cui interprete riesce solo a produrre smorfie di sofferenza. L’inserimento del nuovo villain Thomas Eckhardt colpisce pochissimo proprio per la scarsezza della tematica affrontata, soprattutto se in contemporanea vi è l’inserimento di un antagonista più carismatico com’è Windom Earle.
Carismatico ma non perfetto neanche quello. Inevitabile che l’attenzione sia maggiormente incentrata su Dale Cooper, in quanto protagonista della serie. Di conseguenza l’inserimento di un suo antico nemico può essere vista come mossa utile a mantenere alta la tensione dopo la chiusura affrettata delle indagini. Peccato, però, che in questo modo si verifichi esattamente la condizione di inizio recensione: non è più Twin Peaks. Ci fossimo trovati all’interno di una saga chiamata “Le Avventure di Dale Cooper” tutto avrebbe avuto senso, ipotizzando un primo capitolo dedicato alle indagini a Twin Peaks, per poi seguire con il ritorno di un personaggio del suo passato. Windom Earle viene invece mescolato all’interno di un ambiente già collaudato, riciclando così personaggi che hanno perso la loro utilità. Basti pensare a Leo che è stato tenuto in condizioni comatose per mezza stagione, per poi sfruttarlo per tenere viva la sospensione tra un episodio e l’altro e farlo piombare così a farsi seviziare da questo nuovo psicopatico villain.
Se non altro ci si fanno due risate con il teatrino allestito da Jacobi, Audrey, Bobby e Jerry. L’unione tra personaggi così ben riusciti difficilmente può fallire. Rimane però la sensazione di aver assistito ad un piccolo divertissement proponibile in un salotto televisivo di varietà.
Così come il risveglio di Ben, anche il ritorno di Shelly alla tavola calda culla lo spettatore in un clima di familiarità, ricordandogli i bei tempi che furono. Ma questa è una delle poche consolazioni, se si considera che non sono ancora state citate le due sottotrame più raccapriccianti di sempre.
La prima suscita quasi tenerezza e si ringrazia l’esiguo minutaggio riservatole (esiguo minutaggio riscontrabile in un secondo momento, se considerato che durante la sua visione questo si dilata a dismisura, nella percezione dello spettatore). Il pesantissimo dialogo tra Ed e Norma può essere utilizzato come sensibilizzazione contro le crisi di mezza età. Per fortuna (e pesa considerarla una fortuna) l’ingresso di Nadine smuove un po’ le acque, chiudendo tra l’altro quell’asfissiante clima di corna diffuse dall’inizio della serie. “Fate un po’ come vi pare”, sembra dire con saggezza la neo-liceale.
Se tutti quelli esposti finora possono apparire come un insieme di soggetti scartati per l’ipotetico e ancora non pensato sceneggiato di nome Twin Peaks, la storia riguardante James merita un capitolo a parte. Tutto ciò di cui si è parlato finora ha il vantaggio di girare negli stessi ambienti in cui la serie ha vissuto i suoi momenti migliori. Che poi sembri di assistere ad un palcoscenico vuoto, con le scenografie in decadenza, è un altro discorso, ma sempre Twin Peaks è. James invece, dopo essere scappato completamente a casaccio, per diversi episodi si è trovato in una diversa soap opera, come se fosse stato messo in atto uno strano cross-over con una serie derivante dall’universo alternativo dove nessuno sa scrivere una sceneggiatura. Oppure come se si avesse avuto la pessima idea di dedicare uno spin-off ad uno dei personaggi più noiosi dello show. Fortunatamente, a quanto pare, la storia della donna pazza ipnotizzata dal suo amante che si spaccia per fratello è finita.
Ecco, questo è un aspetto consolatorio. Tanto poco funzionano queste storyline di quart’ordine da non durare mai troppo. La speranza per un risollevamento del pubblico interesse è l’ultima a morire.
LATI POSITIVI:
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LATI NEGATIVI:
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Per uno strano caso spazio-temporale, chi sta scrivendo è nato esattamente lo stesso giorno in cui viene messo in onda questo episodio negli USA (senza precludere la scrittura della recensione: misteri tecnologici di RecenSerie). Quando si dice nascere sotto una buona stella…
VOTO 1,5/5
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.