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Dopo quasi un anno di assenza dai palinsesti televisivi, il period drama scandinavo di Michael Hirst ritorna in pompa magna su History Channel. Il termine “pompa magna” non è stato scelto a caso ma selezionato dopo aver analizzando i dati che questa premiere (e le informazioni tecniche rilasciate da interviste e siti d’informazione) ha mostrato, lasciando presagire che questa sarà una stagione davvero ambiziosa e ricca di avvenimenti. Cosa ce lo fa pensare? Tanti piccoli/grandi accorgimenti e novità, tra cui quella più degna di nota: una stagione composta da venti episodi.
Questo è sicuramente l’elemento che salta più all’occhio fra tutti quelli introdotti nel nuovo capitolo dell’ascesa di Ragnar Lothbrok, visto che finora Vikings ha sempre viaggiato sul filo dei dieci episodi (un po’ per volontà e un po’ per volere delle alte sfere), lasciandosi apprezzare proprio per la breve durata e per la sua costruzione da classica miniserie; pochi episodi vogliono dire sempre una enorme qualità e la quasi totale assenza di tempi morti e del nemico per eccellenza della serialità: le puntate filler. Ma qui ora arriva il conflitto intellettuale: se Vikings finora è stato capace di dare tanto ai suoi spettatori proprio perché impossibilitato a tergiversare e allungare il brodo, riuscirà a farlo anche con una stagione “doppia” per numero di episodi o finirà per perdere il filo del discorso e incombere qualche puntata dimenticabile?
Questo è sicuramente l’elemento che salta più all’occhio fra tutti quelli introdotti nel nuovo capitolo dell’ascesa di Ragnar Lothbrok, visto che finora Vikings ha sempre viaggiato sul filo dei dieci episodi (un po’ per volontà e un po’ per volere delle alte sfere), lasciandosi apprezzare proprio per la breve durata e per la sua costruzione da classica miniserie; pochi episodi vogliono dire sempre una enorme qualità e la quasi totale assenza di tempi morti e del nemico per eccellenza della serialità: le puntate filler. Ma qui ora arriva il conflitto intellettuale: se Vikings finora è stato capace di dare tanto ai suoi spettatori proprio perché impossibilitato a tergiversare e allungare il brodo, riuscirà a farlo anche con una stagione “doppia” per numero di episodi o finirà per perdere il filo del discorso e incombere qualche puntata dimenticabile?
D’altro canto, però, è vero anche il contrario. Se la possibilità di qualche episodio non eccelso è dietro l’angolo, è anche altrettanto tangibile la possibilità di vedere in una stagione divisa in due parti (ancora non ci è dato sapere se stile The Walking Dead o stile Soprano) che mostra tutto il suo vero potenziale proprio con venti episodi al suo servizio. Finora non abbiamo mai potuto constatarlo, ma con due deca di puntate a suo carico, Vikings potrebbe esplodere ancora di più e sfoggiare qualità che ha dovuto nascondere perché una stagione di dieci episodi non poteva permetterglielo. Che sia stata una scelta saggia o meno, attualmente non possiamo ancora dirlo, ma era doveroso porsi la domanda. Quello che è certo è che c’è una voglia enorme di osare da parte di Hirst e soci e di orchestrare qualcosa di grosso, altrimenti non avrebbero spinto (e ottenuto) per una stagione così lunga. E “A Good Treason”, infatti, non tarda nel comunicare allo spettatore che l’hype è alle stelle.
Come ogni season premiere di Vikings, i quaranta minuti rilasciati si pongono come prettamente introduttivi (oltre che riepilogativi), fornendo allo spettatore niente più che premesse e promesse di quello che succederà prossimamente. Tra queste, rientrano a pieno titolo porzioni di trama come la sovranità di Rollo a Parigi e il giudizio riguardo l’omicidio di Athelstan per mano di Floki. Tutte le premesse mostrate arrivano con la promessa di venire sviluppate nei tempi e nei modi più congeniali a Hirst, infatti “A Good Treason” riesce ad essere tutto ciò di cui sopra e anche di più, mostrando pochi ma grandi avanzamenti di trama, impreziositi da una atmosfera e da un piglio narrativo ambiguo e poco chiaro, nel senso buono dei termini però.
È innegabile che la premiere faccia di tutto per comunicare allo spettatore come questa quarta stagione rappresenterà una grande svolta nel serial o addirittura la sua conclusione. Questo lo si può capire da alcuni più o meno velati segnali che possono avere più di una interpretazione: come la scena inizia della rincorsa al Valhalla di Ragnar, per esempio, la quale sembra solo esercizio di stile utile per comunicare la continua ricerca di migliorie registiche (decisamente trovate e sapientemente padroneggiate), ma che invece anticipa il fato dannato e infelice del personaggio, apparentemente legato ad un futuro pieno di inside e dalla tragica e ingloriosa conclusione.
Vikings è sempre stato un serial molto legato alla simbologia e alle interpretazioni oniriche e, visto che nella puntata ne troviamo uno, questo è un segnale da non sottovalutare: superficialmente sembrano sequenze fini a sé stesse, ma invece nascondono un importante significato da sviscerare al fine di approfondire certe svolte di trama e caratterizzazione (ve lo ricordate il conflitto di fede di Ragnar tra Odino e Gesù?). Se poi ci aggiungiamo il fatto che Ragnar stesso stia sottovalutando le sue ferite, partecipi poco all’episodio e molto spazio venga riservato al primo figlio Bjorn, i sospetti per una probabile conclusione del serial – o quanto meno un passaggio di testimone – si fanno più che concrete.
Vikings è sempre stato un serial molto legato alla simbologia e alle interpretazioni oniriche e, visto che nella puntata ne troviamo uno, questo è un segnale da non sottovalutare: superficialmente sembrano sequenze fini a sé stesse, ma invece nascondono un importante significato da sviscerare al fine di approfondire certe svolte di trama e caratterizzazione (ve lo ricordate il conflitto di fede di Ragnar tra Odino e Gesù?). Se poi ci aggiungiamo il fatto che Ragnar stesso stia sottovalutando le sue ferite, partecipi poco all’episodio e molto spazio venga riservato al primo figlio Bjorn, i sospetti per una probabile conclusione del serial – o quanto meno un passaggio di testimone – si fanno più che concrete.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Bastard Executioner fatto meglio Vikings ritorna alla grande, volando basso e limitandosi ad un temperato benvenuto, ma elargendo già generose premesse e promesse di sconvolgere il microcosmo narrativo di Ragnar Lothbrok. Già qualche risultato soddisfacente si vede ma meglio non montare troppo la testa ed aspettare i successivi episodi per vedere quello che la creatura scandinava di Michael Hirst ha in serbo. Che si meriti Hel o che si meriti il Valhalla, questa quarta stagione del serial di History Channel vale già la pena di essere vissuta.
The Dead 3×10 | 2.72 milioni – 0.9 rating |
A Good Treason 4×01 | 2.39 milioni – 0.8 rating |
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