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“A Simple Story” è un episodio brutto, al punto da spingere inevitabilmente a chiedersi come possa esserci dietro la stessa mente che ha creato “The Reckoning” oppure “All His Angels”. Non è una bruttezza che scaturisce dall’immobilismo della narrazione o dal ricordo a meri e mediocri riempitivi, come succedeva in “Full Moon”, anzi ogni storyline vede importanti avanzamenti e colpi di scena; semmai, sono proprio gli eventi che portano a questo avanzamento della trama a dare l’impressione di un lavoro raffazzonato, pigro, stanco, come se Michael Hirst non sapesse più che pesci pigliare.
La lotta per il controllo di Kattegat subisce una necessaria pausa forzata, che permette a entrambi gli schieramenti di leccarsi le ferite e di recuperare le forze, ma soprattutto di trovare nuovi alleati e sostenitori. Le preghiere degli spettatori che chiedevano a gran voce un ritorno di Rollo sembrano esaudite, ma solo in parte e in un modo che non ci si aspetterebbe: non solo il duca di Normandia non compare sullo schermo, presumibilmente per gli impegni di Clive Standen con la serie Taken di cui è protagonista, ma si schiera inspiegabilmente con Ivarr e Hvitserk, due nipoti che ha a malapena conosciuto, contro Bjorn e Lagherta, due tra le persone a cui era più legato quando viveva a Kattegat. E’ una mossa che non ha senso dal punto affettivo così come da quello politico e militare (Lagherta sta vincendo la guerra) e che potrebbe assumerne soltanto se nascondesse un piano ben preciso, magari un proposito di tradire lo schieramento di Ivarr a tutto vantaggio dell’altro; né è da escludere che Hvitserk, apparentemente così fedele a Ivarr, voglia soltanto eliminarlo e abbia stretto un accordo con Rollo in tal senso, ma qui si entra nel campo delle speculazioni e delle teorie e l’unica cosa che si può fare è aspettare il prossimo episodio per vedere cosa succederà. Lo stesso discorso si può applicare al personaggio di Heahmund, per il quale il passo da prigioniero a fedele soldato è breve, soprattutto se c’è di mezzo la figa la possibilità di uccidere altri pagani: una spassionata e sincera sottomissione alla regina di Kattegat manderebbe a farsi benedire tutto il discorso fatto dal personaggio in chiusura di “Full Moon”, mentre se fosse un piano per acquistare la fiducia della donna e tradirla al momento più opportuno in favore di Ivarr le cose starebbero diversamente. Ciò non toglie che sorprende vedere Lagherta così pronta a fidarsi di un nemico, così poco diffidente, soprattutto se si considera che quanto successo con Harald qualche episodio prima avrebbe dovuto renderla più cauta e prudente.
Continua inoltre la ridicola love story tra Ubbe e Torvi, ennesimo passo verso la pericolosa trasformazione da serie storica a soap opera in costume. La stizzita reazione di Margrethe di fronte ai figli di Torvi che vogliono la mamma potrebbe benissimo essere la stessa dello spettatore che guarda Vikings per vedere razzie, esplorazioni di lidi lontani e battaglie e invece si trova di fronte a un episodio di Beautiful ambientato nella Norvegia del IX secolo.
Continua inoltre la ridicola love story tra Ubbe e Torvi, ennesimo passo verso la pericolosa trasformazione da serie storica a soap opera in costume. La stizzita reazione di Margrethe di fronte ai figli di Torvi che vogliono la mamma potrebbe benissimo essere la stessa dello spettatore che guarda Vikings per vedere razzie, esplorazioni di lidi lontani e battaglie e invece si trova di fronte a un episodio di Beautiful ambientato nella Norvegia del IX secolo.
Grandi novità anche in Inghilterra. Che Alfred un giorno sarebbe diventato re di Wessex si sapeva: lo dice la storia, lo si poteva percepire già nella quarta stagione alla luce della predilezione di Ecbert per il nipote più giovane, e la quinta stagione finora non ha fatto altro che rafforzare quell’aura da predestinato, quasi messianica, del figlio di Judith e Athelstan. Nella realtà, Alfred era solo il quintogenito del re e per accedere al trono dovette aspettare la morte di tutti i fratelli maggiori; era inevitabile, e forse anche auspicabile, che la serie di History semplificasse tali complesse vicende dinastiche, tagliando via i tre figli maggiori di Aethelwulf (Aethelstan di Kent, Aethelbald e Aethelberht) e lasciando solo Aethelred, ma in “A Simple Story” si decide di rendere il tutto ancora più lineare, con una diretta successione di Alfred a Aethelwulf che fa decisamente storcere il naso, prima ancora che per lo scarso rispetto della storia vera, per il modo in cui accade.
La morte per shock anafilattico causato da una puntura d’ape ha probabilmente una sua poesia, una sua raffinatezza nel modo in cui si ricollega alla metafora dei Vichinghi come insetti molesti utilizzata da Aethelwulf nel discorso ai nobili, e tuttavia è indubbio che un personaggio come il re del Wessex meritasse un trattamento migliore, invece di beccarsi la seconda dipartita più ridicola nella storia della televisione dopo quella di Mitch Leery in Dawson’s Creek. Doppiamente ridicola, poi, risulta l’ascesa al trono così prematura di Alfred: è ridicola perché smentisce clamorosamente il dato storico, che una serie televisiva di questo tipo dovrebbe romanzare fino a un certo punto ma non stravolgere completamente, e soprattutto perché avviene grazie a Aethelred che prima si oppone alle richieste di Judith (madre dell’anno) di cedere i diritti al trono al fratello minore e poi, inspiegabilmente, la accontenta.
Paradossalmente, l’unica trama che non sembra scritta da una scimmia ubriaca e strafatta di metanfetamine è quella islandese, ossia quella più slegata dalle altre e, per il momento, meno avvincente. L’inevitabile rottura degli equilibri interni alla comunità fondata da Floki movimenta un po’ le acque, ma è ancora troppo poco per rendere interessante una vicenda che si trascina stancamente e che sembra essere stata messa su soltanto per dare qualcosa da fare a un personaggio che, forse, sarebbe stato meglio far uscire di scena.
La morte per shock anafilattico causato da una puntura d’ape ha probabilmente una sua poesia, una sua raffinatezza nel modo in cui si ricollega alla metafora dei Vichinghi come insetti molesti utilizzata da Aethelwulf nel discorso ai nobili, e tuttavia è indubbio che un personaggio come il re del Wessex meritasse un trattamento migliore, invece di beccarsi la seconda dipartita più ridicola nella storia della televisione dopo quella di Mitch Leery in Dawson’s Creek. Doppiamente ridicola, poi, risulta l’ascesa al trono così prematura di Alfred: è ridicola perché smentisce clamorosamente il dato storico, che una serie televisiva di questo tipo dovrebbe romanzare fino a un certo punto ma non stravolgere completamente, e soprattutto perché avviene grazie a Aethelred che prima si oppone alle richieste di Judith (madre dell’anno) di cedere i diritti al trono al fratello minore e poi, inspiegabilmente, la accontenta.
Paradossalmente, l’unica trama che non sembra scritta da una scimmia ubriaca e strafatta di metanfetamine è quella islandese, ossia quella più slegata dalle altre e, per il momento, meno avvincente. L’inevitabile rottura degli equilibri interni alla comunità fondata da Floki movimenta un po’ le acque, ma è ancora troppo poco per rendere interessante una vicenda che si trascina stancamente e che sembra essere stata messa su soltanto per dare qualcosa da fare a un personaggio che, forse, sarebbe stato meglio far uscire di scena.
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A un passo dal mid-season finale, Vikings sforna l’episodio peggiore di questa quinta stagione. I tempi in cui la serie sui Northmen poteva vantare ben altra qualità e ben altra cura sembrano lontani.
The Joke 5×08 | 2.15 milioni – 0.5 rating |
A Simple Story 5×09 | 2.15 milioni – 0.5 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.