“Silence! You have chosen your weapons. You are entitled to a second shield, if the first one is shattered. This is a fight to the death. You will both enter the scared circle, but only one of you will come out of it alive. King Frodo, if you die, your people will settle here. If Ubbe dies, we attack Wessex together. This is the law.”
È stata la puntata dei duelli, quello sanguinoso tra Ubbe e il Re danese Frodo, quello mancato tra Bjorn e Re Harald, soltanto rimandato dopo la battaglia finale.
Per quanto riguarda il primo, il figlio di Ragnar, dopo tante critiche mosse anche dal sottoscritto, finalmente si afferma definitivamente come personaggio, vincendo il duello, ripudiando il Dio cristiano e avverando il sogno del padre tramite l’insediamento di tremila vichinghi danesi in Anglia, la profezia di Re Ecbert in “The Uncertain Hour Before The Morning” si è rivelata esatta. Un character che ha faticato enormemente a ritagliarsi il proprio spazio tra Ivar e Bjorn, ma che sembra definitivamente aver trovato il proprio ruolo.
L’episodio si era subito mosso verso la giusta direzione con la morte di Judith, avvenuta rapidamente per fortuna, visto che la regina madre non aveva più niente da dire come personaggio. Dopo la morte del fratello e ora della madre, Alfred dovrà cavarsela veramente da solo.
Ancora una volta, la nota dolente della puntata è rappresentata dalla porzione di trama dedicata a Floki. Il titolo di questo diciannovesimo appuntamento lasciava presagire grandi cose, invece il navigatore ha avuto ben poco screen time a disposizione e il ritrovamento di una croce cristiana all’interno della grotta islandese è solo l’ennesima trovata senza senso per questa storyline semplicemente oscena. Le soluzioni narrative erano molteplici, dal misticismo norreno sempre utilizzabile con Floki, a qualcosa di più pragmatico, come una nuova parte dell’isola su cui insediarsi.
La scelta di ripiegare invece sulla simbologia cristiana crea solo confusione allo spettatore, andando a complicare ulteriormente una parte della storia che sin dall’inizio, location meravigliose a parte, è stata un vero e proprio disastro.
“Bjorn Ironside. I know, they say that you are protected by the gods, and therefore, indestructible. But I don’t think so. I think you bleed like any other man. Like any other man!”
Con l’arrivo di Bjorn e Harald da una parte e Hvitserk e Olaf dall’altra, la grande battaglia finale tra i fratelli Lothbrok sembra essere ormai arrivata. Questo è sicuramente un bene per l’avanzamento della trama orizzontale, tuttavia è giusto segnalare come il ripetersi di queste guerre civili per il controllo di Kattegat sia una soluzione narrativa abbastanza abusata, visto che Kattegat appartiene sì alla dinastia Lothbrok ed è lo snodo commerciale più importante della zona, ma non è il centro del mondo.
Con l’esclusione di Rollo e Lagertha relegata in secondo piano, una svolta narrativa verso nuove terre da esplorare e razziare potrebbe rappresentare una notevole boccata d’ossigeno per lo show di casa History il quale, complessivamente, non ha certo brillato in questa quinta stagione. Storicamente parlando, i vichinghi arrivarono sull’isola canadese di Terranova, sulle coste russe, in Francia, Spagna, Marocco, Inghilterra, Sicilia. Non mancano quindi gli spunti storici, dato soprattutto che le narrazioni delle invasioni francesi e anglosassoni hanno rappresentato il punto più alto della serie. Una tale soluzione potrebbe essere l’ideale per concludere al meglio un prodotto seriale che terminerà infine con la sesta stagione, risollevando la creatura di Hirst da una quinta stagione mediocre.
“Here is your land. Here is your new world. The world that Ragnar Lothbrok promised you. And his son, Ubbe, has delivered to you.
This is the beginning of something new for all of us. May your gods and mine bless and prosper this settlement and may it lead to perpetual peace between all our peoples.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Baldur 5×18 | 1.66 milioni – 0.4 rating |
What Happens In The Cave 5×19 | 1.67 milioni – 0.4 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.