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Ottava uscita sul piccolo schermo di Marvel’s Agents Of S.H.I.L.E.D., puntata che si presenta come tie-in del film Thor: The Dark World uscito nelle sale Italiane il 20 Novembre 2013 (mi raccomando, andate a guardarlo) e perfettamente incline alla mediocrità della serie, escluso qualche sorprendente salto verso l’alto. Nel mondo dei fumetti è normale trovarsi davanti ad un tie-in collegato a grandi trame ma, per il mondo dei telefilm, il tutto è ancora in fase sperimentale e questo episodio ne è la prova; cosa significa il termine “tie-in” lo vedremo nell’angolo delle curiosità, ma per il momento, concentriamoci sul telefilm in sè, che di roba ce n’è, e non è tutta bellissima.
Partiamo subito dalla cosa che ha pubblicizzato fino all’inverosimile questo “The Well” e che ha creato una grande aspettativa per il pubblico degli agenti segreti della Marvel, ovvero, la connessione con il sopracitato sequel del Dio del Tuono. Più che essere un collegamento, è un continuo promemoria che il film del Dio Vendicatore (nel senso che è membro dei Vendicatori) è attualmente in tutte le sale cinematografiche mondiali e ha raggiunto il record del terzo film Marvel che ha incassato di più finora: 479,7 milioni di dollari, dietro ad Iron Man 3 e Marvel’s The Avengers. Guardando l’episodio ci si chiede: qual è il senso di questa connessione con il film? Se da una parte è bello che l’episodio non spoileri e non anticipi praticamente niente su quello che molti non hanno ancora visto al cinema, dall’altra parte è irritante che ogni cinque secondi venga nominato Thor come un continuo avviso per andare a vedere il film, come è irritante vedere all’inizio scene di riciclo del primo film del Dio del Tuono e qualche scena del secondo presa dal trailer perchè la ABC non ha abbastanza soldi per pagare un vero cameo di Chris Hermsworth o magari una sua comparsata di mezz’oretta.
Partiamo subito dalla cosa che ha pubblicizzato fino all’inverosimile questo “The Well” e che ha creato una grande aspettativa per il pubblico degli agenti segreti della Marvel, ovvero, la connessione con il sopracitato sequel del Dio del Tuono. Più che essere un collegamento, è un continuo promemoria che il film del Dio Vendicatore (nel senso che è membro dei Vendicatori) è attualmente in tutte le sale cinematografiche mondiali e ha raggiunto il record del terzo film Marvel che ha incassato di più finora: 479,7 milioni di dollari, dietro ad Iron Man 3 e Marvel’s The Avengers. Guardando l’episodio ci si chiede: qual è il senso di questa connessione con il film? Se da una parte è bello che l’episodio non spoileri e non anticipi praticamente niente su quello che molti non hanno ancora visto al cinema, dall’altra parte è irritante che ogni cinque secondi venga nominato Thor come un continuo avviso per andare a vedere il film, come è irritante vedere all’inizio scene di riciclo del primo film del Dio del Tuono e qualche scena del secondo presa dal trailer perchè la ABC non ha abbastanza soldi per pagare un vero cameo di Chris Hermsworth o magari una sua comparsata di mezz’oretta.
Più che un tie-in, sembra un aftermatch, ovvero una puntata dove più che mostrare sotto un punto di vista diverso elementi di una trama principale (quella di The Dark World), vengono mostrate le conseguenze, in particolar modo, la conseguenza dell’esistenza stessa degli asgardiani e dei suoi artefatti che più che danni nonportano. Nonostante la trama un po’ debole (un esempio è il flebile colpo di scena su Randolph) e piena di buchi logici (come, per esempio, la spiegazione di Coulson nel capire che Randolph era un asgardiano decisamente campata per aria; avrebbe fatto prima a dire che l’ha capito perchè ha letto il copione) questa analisi dell’essere asgardiano, tutti i pro e i contro dell’essere un dio, è stata resa bene. Però, insomma, non si tratta di ciò che c’era stato promesso. Thanks, but no thanks, come direbbero gli americani.
Altro punto negativo all’interno nell’episodio è ormai l’abbonatissima Skye. Nonostante le sue hacktivistate siano state ridotte all’osso, c’è stata comunque una sacca di resistenza per le stronzate che le escono dalla bocca. In questa puntata ci viene fatta vedere un’altra cosa che da fastidio ai fan: il fatto che gli sceneggiatori l’abbiano eletta come “faro morale” del gruppo, come una sorta di “assistente sociale” del Team Coulson. Hai un discorso filosofico da fare sulla vera esistenza degli dei? Sei incazzatissimo e vuoi ammazzare tutti? Vai da Skye, sicuramente saprà cosa dirti! A quanto pare, la produzione vuole fare di tutto per tenerla dentro a qualunque costo e, come già detto in passate recensioni, sono la sua presenza, il suo modo di parlare e quello che dice ad abbassare di molto il gradimento generale della serie. Delusione delle delusioni, anche Coulson a sto giro non è proprio in formissima; esclusa la pessima deduzione sulla vera identità di Elliot Randolph in stile Ispettore Catiponda, a quanto pare il nostro agente non perde un attimo per ricordare continuamente che è stato vittima del bullismo di Loki e che è grande amico di Thor, e la cosa comincia a stancare. Phil, abbiamo capito, basta. Altrimenti l’altro buco te lo facciamo noi di RecenSerie. Anzi, meglio di no, che sennò poi comincia a ricordarci continuamente anche quello.
Fortunatamente, dopo i titoli di coda, il personaggio si riprende con uesto nuovo indizio sulla sua vera natura: quello che abbiamo visto è forse un ricordo impiantato? Ne ha tutta l’aria. Ma, ora vi chiederete, questo episodio fa davvero così schifo? Non del tutto, perchè a parte tutti questi motivi per incazzarsi seriamente, ci sono degli elementi per cui vale davvero la pena guadare l’episodio. In particolare uno: l’Agente Grant Ward. La trama sembra ritagliata apposta per dare spessore ad un personaggio che s’era ancora poco distinto, che non aveva ancora una sua identità, passando spesso e volentieri per il “generic soldier”. Qui, invece, assume un ruolo piuttosto drammatico, un aspetto badass tendente il più delle volte al malvagio; questo lo si capisce dal modo in cui parla con Skye, Fitz e Simmons, rinfacciandogli le loro paure e i loro difetti come solo una simpatica carogna saprebbe fare.
Questo è l’aspetto migliore della puntata, un po’ perchè Ward sbatte in faccia quello che tutti i fan di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. pensano di Skye, e un po’ perchè abbiamo modo di fare breccia nelle difese del freddo e calcolatore agente segreto e capire il perchè della sua continua ricerca della perfezione, della forza e dell’efficienza e forse, anche per espiare qualche colpa del passato; ancora non è chiaro il perché del gesto, se l’abbia fatto di sua spontanea volontà o perchè sia stato costretto, i pochi e fulminei flashback lasciano poco spazio a solide spiegazioni, ma questo aspetto misterioso del passato di Ward lo ha sicuramente reso più interessante, soprattutto ora che la Staffa del Berserker ha minato il suo self-control. Altro bell’aspetto è la caratterizzazione che subisce il personaggio di May, così veloce, ma al contempo così perfetta; compare poco, dice poco e fa poco ma quel poco che fa, lo fa magistralmente. Il modo in cui viene presentata ricorda il Wolverine dei bei vecchi tempi, il Wolverine del metà anni ’70 e inizio anni ’80, che compariva solo sulla testata degli X-Men: stava spesso nell’ombra, ma quando usciva alla luce del sole diceva/faceva le cose giuste e che gli hanno fatto meritare la fama che possiede ora.
Insieme a Ward si rende partecipe di una delle migliori scene d’azione del telefilm in sè e dà all’agente stesso il consiglio per la sua nuova condizione: ricordare sempre, mai ritagliare il passato, perché è parte di noi, troppo facile buttarlo via come se fosse un preservativo usato. Se questo duo ha addirittura suggellato un “patto di letto” lo scopriremo in seguito (poi oh, magari han solo parlato e siamo noi che pensiamo sempre male).
Fortunatamente, dopo i titoli di coda, il personaggio si riprende con uesto nuovo indizio sulla sua vera natura: quello che abbiamo visto è forse un ricordo impiantato? Ne ha tutta l’aria. Ma, ora vi chiederete, questo episodio fa davvero così schifo? Non del tutto, perchè a parte tutti questi motivi per incazzarsi seriamente, ci sono degli elementi per cui vale davvero la pena guadare l’episodio. In particolare uno: l’Agente Grant Ward. La trama sembra ritagliata apposta per dare spessore ad un personaggio che s’era ancora poco distinto, che non aveva ancora una sua identità, passando spesso e volentieri per il “generic soldier”. Qui, invece, assume un ruolo piuttosto drammatico, un aspetto badass tendente il più delle volte al malvagio; questo lo si capisce dal modo in cui parla con Skye, Fitz e Simmons, rinfacciandogli le loro paure e i loro difetti come solo una simpatica carogna saprebbe fare.
Questo è l’aspetto migliore della puntata, un po’ perchè Ward sbatte in faccia quello che tutti i fan di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. pensano di Skye, e un po’ perchè abbiamo modo di fare breccia nelle difese del freddo e calcolatore agente segreto e capire il perchè della sua continua ricerca della perfezione, della forza e dell’efficienza e forse, anche per espiare qualche colpa del passato; ancora non è chiaro il perché del gesto, se l’abbia fatto di sua spontanea volontà o perchè sia stato costretto, i pochi e fulminei flashback lasciano poco spazio a solide spiegazioni, ma questo aspetto misterioso del passato di Ward lo ha sicuramente reso più interessante, soprattutto ora che la Staffa del Berserker ha minato il suo self-control. Altro bell’aspetto è la caratterizzazione che subisce il personaggio di May, così veloce, ma al contempo così perfetta; compare poco, dice poco e fa poco ma quel poco che fa, lo fa magistralmente. Il modo in cui viene presentata ricorda il Wolverine dei bei vecchi tempi, il Wolverine del metà anni ’70 e inizio anni ’80, che compariva solo sulla testata degli X-Men: stava spesso nell’ombra, ma quando usciva alla luce del sole diceva/faceva le cose giuste e che gli hanno fatto meritare la fama che possiede ora.
Insieme a Ward si rende partecipe di una delle migliori scene d’azione del telefilm in sè e dà all’agente stesso il consiglio per la sua nuova condizione: ricordare sempre, mai ritagliare il passato, perché è parte di noi, troppo facile buttarlo via come se fosse un preservativo usato. Se questo duo ha addirittura suggellato un “patto di letto” lo scopriremo in seguito (poi oh, magari han solo parlato e siamo noi che pensiamo sempre male).
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
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Come si diceva all’inizio, l’episodio è il tie-in del film Thor: The Dark World. Cos’è un tie-in? E’ un termine abbastanza ricorrente nel mondo dei fumetti e sta a rappresentare un storia che approfondisce un preciso aspetto della narrazione sotto il punto di vista di un gruppo isolato di personaggi. Solitamente, i tie-in non sono necessari per comprendere il plot principale in tutta la sua interezza, ma danno sicuramente una visione più ampia.
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A causa di quanto spiegato nel punto uno, viene citato uno sproposito di volte Thor e il suo martello Mjolnir, fonte principale del suo potere. Vengono citati anche Hulk e Nick Fury. Tutti e tre non credo abbianobisogno di presentazioni.
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All’inizio della puntata, fanno un cameo lo stesso Thor (che, a momenti, compare più in citazioni che in tutte le sue apparizioni fisiche), il Distruttore, Asgard e la nave da guerra degli Elfi Oscuri. Anche se vengono contati come tali, non sono dei veri e propri camei, dato che sono solo dei ricicli del primo film sul Dio del Tuono Marvel e del trailer del suo recentissimo seguito.
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Quando Skye e Coulson parlano chiedendosi se gli dei possano essere considerati come alieni, la petulante hacker cita a caso la divinità Vishnu, interrogandosi sulla sua esistenza. Curiosamente, il figlio di Odino ha incontrato davvero Vishnu nei fumetti insieme ad altre divinità di altri pantheon su Thor #300 del 1980.
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Ward cita un materiale metallico chiamato “Vibranio”. Il Vibranio è un particolare tipo di metallo che agisce come una spugna verso le fonti di energia, ovvero, quando l’oggetto costruito con tale lega metallica viene colpito da una forma energetica, quest’ultimo la assorbe aumentandone la resistenza. A coloro che hanno visto tutti i film usciti finora dell’Universo Cinematografico Marvel, probabilmente questo nome non sarà nuovo, poiché è il materiale con cui è stato costruito lo scudo di Capitan America.
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Petra Larsen, Jakob Nystrom e il Professor Elliot Randolph sono personaggi creati ex-novo per lo show, così come la Staffa del Berserker.
PRO:
- Ward & May
- Grande scena d’azione finale
- Trame secondarie
CONTRO:
- Skye & Coulson
- Thor ovunque, e manco si vede davvero
- La trama
Altra puntata semplicemente riempitiva con qualche colpo ben mirato che ha centrato il bersaglio. Nonostante “The Well” non si sforzi particolarmente di dare particolari scossoni, riesce in qualche modo a regalare qualche spunto che (in futuro) varrà la pena approfondire. Leggermente sopra il medio andazzo della serie, ma giusto leggermente.
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