Quando c’è solo da perdere è sempre tutto molto rischioso. Non sto facendo riferimenti alla trama dell’episodio, ma alla valutazione dello stesso. Ci chiedevamo con le colleghe “Sherlockiane” se questo Season Finale sarebbe stato all’altezza dei precedenti due, ai quali non era stato dato il voto massimo, proprio in attesa della 3×03. Dai primi minuti di “His Last Vow” ho avuto di che tranquillizzarmi.
Seguendo lo schema già utilizzato nelle precedenti stagioni, Moffat e soci utilizzano il terzo episodio come resa dei conti per un eventuale Big Bad presentato, più o meno, nel primo episodio (lasciando il secondo per una narrazione più leggera e autoconclusiva). Questa volta però siamo stati tutti allegramente fregati. Il bello è che non c’è stata nessuna “moffattiana”, contorta, geniale soluzione a buggerarci, bensì un qualcosa di altamente prevedibile. Magnussen, se vogliamo, resta solo sullo sfondo di questa vicenda. La vera resa dei conti avviene con la signora Watson, portatrice di falso nome e di un oscuro passato (giustamente non bene specificato). Siamo stati tutti quanti fregati perché sapevamo già ci fosse qualcosa di storto. La piccola didascalia “liar” era stata notata da gran parte del fandom durante la trasmissione della 3×01, ma i lacrimoni della 3×02 probabilmente ci avevano annebbiato le idee. Ecco quindi un Magnussen genialmente banalizzato a cattivo di basso rango, raffinato ma schifoso, pericoloso e temuto. Un classico. E a dimostrazione che i 90 minuti di episodio non contengono un solo istante che non abbia una sua utilità, ecco la spiegazione dei sempre più frequenti riferimenti al Mind Palace di Sherlock, con tanto di meravigliose sequenze da “trip”. Magnussen quindi altri non è che il protettore di un intricatissimo palazzo mentale, contenente informazioni di ogni tipo. Solo un suo simile può quindi mettere in difficoltà il nostro Sherlock e indurlo ad un gesto estremo “per la sicurezza del paese”. Ricattabile a questo punto anche la cara Mary che si rivela, in maniera simpaticamente trash, un ex-agente segreto senza scrupoli. Servita sul piatto d’argento la possibilità al bravissimo Martin Freeman di sfoderare un invidiabile repertorio di sfumature espressive. L’episodio non solo conferma l’ottimo livello di questa terza stagione, ma unifica magnificamente una storia divisa in tre grandi capitoli, fornendo allo stesso tempo un nuovo punto di partenza. A questo punto potrebbero solo partire i titoli di coda, ma…
Cosa vuol dire Pop? Si potrebbe rispondere a questa domanda in mille maniere, ma sicuramente la più scorretta, a mio modo di vedere, sarebbe quella di filone (artistico o di quello che vi pare) di “serie b”. Posta questa premessa si può dire che esistono filoni Pop di alto livello e di basso livello. Sicuramente dovranno essere mantenute delle caratteristiche fondanti. Non ci si può lamentare, quindi, se nella riproposizione di un fenomeno totalmente “popular” di fine XIX secolo, vengano presentate delle faccende decisamente inverosimili o, se vogliamo, gratuite. Moriarty è il nemico numero uno di Sherlock Holmes, punto e basta. Poteva forse sparire dalle scene con un banale colpo di pistola? Potrebbe, sì. Moffat e Gatiss si sono rivelati i re della burla (personalmente potrebbero anche non spiegare mai come si sia salvato SH – o, appunto, Moriarty – non mi disturba). Ci si può aspettare di tutto. Ma lasciate che ci concedano il beneficio del dubbio. In opere come queste, lo shock e la sorpresa di rivedere un volto, dovranno sempre essere l’obiettivo primario rispetto alla spiegazione razionale. Raggiunto quell’obiettivo, tutto il resto è noia (una delle emozionanti scene finali di “An Adventure In Space And Time” dello stesso Gatiss, ci regala una fortissima emozione, in una scena totalmente gratuita, all’interno di quello che è quasi un documentario). Lasciatevi abbandonare al flusso degli eventi. Godetevi ogni singolo minuto, non vi fate domande che andranno inevitabilmente a disintegrare un’emozione istintiva.
- Fondamentalmente l’intero episodio
- Tutte le sequenze oniriche
- Spartizione del ruolo dell’antagonista
- Brillanti citazioni agli scritti di Arthur Conan Doyle (dal racconto “La Lega Dei Capelli Rossi”, si ha una simpatica sorpresa su chi è veramente il misterioso citato Barbarossa; brillante la riproposizione della sequenza iniziale, nella fumeria d’oppio, del racconto “L’Uomo Dal Labbro Spaccato”)
- Ottimo Magnussen
- Ho trovato leggermente debole la spiegazione per la quale John si sarebbe scelto una moglie con un falso nome e dall’oscuro passato
The Sign Of Three 3×02 | 9.2 milioni – 33.8 share |
His Last Vow 3×03 | 8.77 milioni – 32.1 share |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.