“Diamo a Cesare quel che è di Cesare“.
Quando tutto sembrava ormai perduto e quando la serie sembrava ormai sui binari dell’autodistruzione ecco che sceneggiatori e registi decidono di regalare ai propri spettatori una puntata degna di nota. “The Messenger” non è una puntata propriamente
perfetta, ma riesce ad essere egregiamente più coinvolgente e convincente delle precedenti.
E se teniamo in considerazione la completa assenza del personaggio di Lily Grey, uno dei pochi fino ad ora ad esser stato caratterizzato sapientemente, non possiamo che essere ancora più sorpresi e felici.
“The Messenger” ritorna ad avere una trama a tinte scure senza cadere nel pedantismo e nel no sense, aiutato forse in questo dalla mancanza dei discutibilissimi agguati della polizia a sirene spiegate. Diciamocelo: riesce ad essere in un qualche modo convincente perché mancano i punti negativi che hanno caratterizzato la serie fino ad ora.
La mancanza dell’FBI sulla scena del crimine è ora scusata perché lo stesso direttore del Bureau si accorda con Ryan, riammettendolo sotto copertura, per scovare la talpa di Joe all’interno dell’organizzazione. E’ ormai appurata la scomparsa della morale e dell’etica di Mike, un personaggio sempre più in balia del suo Lato Oscuro. Ancora è da capire quanto questa sua trasformazione da bravo ragazzo a villain sia parte integrante della trama oppure solo un espediente per portare Ryan ad una più profonda analisi su sé stesso e sulla sua voglia di vendetta nei confronti di Joe.
Se da un lato abbiamo Mike che ancora deve decidere se far parte dei buoni o dei cattivi (eticamente parlando), dall’altro lato abbiamo un personaggio che ha ormai deciso da che parte stare: Micah. L’uomo, spinto da un volere narcisistico d’essere conosciuto anche all’esterno di Korban (la città-culto della nuova setta), vuole “uccidere delle persone” per salvare loro l’anima. Discutibile come ragionamento, questo sicuramente, ma il soffermarsi sul nuovo culto e sul credo di questa nuova setta ha reso la puntata più interessante. E’ inutile aggiungere che Joe approfitta della smania di grandezza di Micah per fortificare la sua posizione all’interno del nuovo gruppo ai danni di Julia, moglie di Micah, che aveva ben compreso il motivo per il quale Joe s’era unito al gruppo.
L’unica nota davvero negativa della puntata sono gli interminabili silenzi tra Mike e Max. Credo che si sia ormai che capito che tra i due ci sia qualcosa di più del solo “lavorare insieme”. Non vedo perché dover assillare lo spettatore con lunghissime riprese dei due avvolti dal più totale dei silenzi, soprattutto perché questo genere di parentesi simil-romantiche, nel tipo di serie che è The Following, appesantiscono il serial.
- Approfondimento nuova religione
- Spunti di trama finalmente degni d’esser chiamati tali
- Pian piano si sta riformando un nuovo stuolo di “followers” capitanati da Micah (ormai soggiogato da Joe)
- I flashback per inserire nuovi personaggi? Seriamente?
- Troppi momenti di fastidioso silenzio tra Max e Mike: ci si marca e ci si sofferma troppo
Il finale fa ben sperare. Noi followers incrociamo le dita.
Sacrifice 2×07 | 5.16 milioni – 1.6 rating |
The Messenger 2×08 | 4.88 milioni – 1.5 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.