Che cafonata immane. Lo dico con ammirazione, davvero. Se la prima metà di stagione ha rappresentato un’Ignoranza sfuggente, intuibile, presente a tratti, gli ultimi due episodi, invece, hanno dato la botta di grazia. I paesaggi aridi, deserti e spaziosi, hanno lasciato il palco (è il caso di dirlo) ad un ambiente largo, luminoso ma tetro, caotico e affollato. “Place Of Dead Roads” riprende da dove ci aveva lasciati, ossia in quel “Titty Twister” aperto “from dusk till dawn”. L’episodio altro non è che una descrizione dell’ambientamento, del disagio e del confronto tra i protagonisti all’interno del locale. Tra giochi alcolici, armi falliche, risse, lanci di coltelli, noi cultori dell’Ignoranza ci troviamo a casa. Cosa manca, tuttavia? E’ molto semplice. Per la prima volta vediamo svolgersi in linea retta la linea temporale della narrazione. Niente più flashback e sfasature. Questa volta è tutto lineare, quasi classico, azzarderei. E non può che essere considerato un elemento positivo. La “temporalità spezzettata” può essere un buon virtuosismo, ma ad utilizzarla dieci episodi su dieci (seppur con il contagocce) diventa ridondante. Oltretutto non bisogna neanche dimenticarsi che il tutto è di per sé una sorta di anomalia temporale. La gran cosa che ha fatto Rodriguez, è stata dare un senso al titolo della serie anche nella divisione degli episodi. “Dusk” e “Dawn”, crepuscolo e alba. Uno dà il via alla notte, l’altra al giorno. Se li invertiamo, otteniamo esattamente la suddivisione della serie. I primi cinque episodi ambientati di giorno, gli ultimi cinque (si suppone) saranno interamente notturni. E qui abbiamo l’anomalia di cui parlavo, anche se non così originale. Dall’inizio della serie agli episodi di cui sto parlando, è passata una sola giornata. “Place Of Dead Roads” è utile quindi ad aprire un nuovo tipo di sipario, in maniera sì molto dinamica, ma anche presentandosi come primo episodio filler. Certo c’è filler e filler. Una stagione di 22 episodi spesso racchiude degli episodi che si potrebbero saltare a piè pari. Diverso il discorso per un gruppo di 10 episodi, a questo punto il filler assume un valore quasi nobile. Ed è questo il caso, siamo davanti alla “calma” prima della tempesta. E infatti così si conclude l’episodio: presentandoci Santanico Pandemonium.
Qui effettivamente esplode un putiferio. La carica erotica (nel senso più “zozzo” dell’espressione) che il sinuoso ballo della ragazza provoca sui personaggi, sugli spettatori, ma soprattutto su Ritchie, è una miccia pronta ad esplodere. Il minore dei Gecko ha un’illuminazione, riconoscendo nella ragazza il soggetto delle sue visioni. A quel punto però accade di tutto. Il ranger Gonzalez dimostra tutta la sua
follia e nell’affollatissimo ambiente,
decide di consumare la sua personale vendetta trafiggendo la già bucata mano di Ritchie. Ed ecco che scoppia la carneficina. Metà locale si trasforma in vampiri. Ci troviamo così davanti ad una sequenza pazzesca. Al di là dello splatter ignorantissimo, la vera particolarità del tutto è la durata e la velocità. Lo spettatore rimane con il fiato sospeso per diverso tempo, trovando anche il tempo per ridere (in senso sia positivo che negativo, dipende dai gusti) per certe cadute trash, su tutte il prof. Sex Machine. Che questo episodio sarebbe stato diverso dagli altri si era già capito quando durante la tamarrissima sigla, la musica era rimasta la stessa della scena precedente. Se volessimo trovare uno schema in “Pandemonium”, lo si potrebbe sintetizzare con A-B-A, dove A è rappresentata da scene dinamiche, splatter, ignoranti e violente, mentre B dalla calma intermedia, costellata di dialoghi e confronti tra i personaggi (sul modello del precedente episodio).
Come ebbi modo di dire in precedenza, lo squilibrio mentale sembra caratterizzare tutti i personaggi. Se in questo episodio infatti Ritchie sembra improvvisamente lucido, quasi dotato di una tagliente ironia come Seth, improvvisamente consapevole della situazione, lo stesso non si può dire per altri. In particolare Freddie, ormai completamente votato alla sua personale missione contro i fratelli Gecko, disposto persino ad ignorare un intero locale pieno di mortali vampiri nonché di essere capace di scappare dall’enorme spremiagrumi in cui era caduto. Il suo rapido sogno è utile solo a mostrarci quella che è stata la sua personale discesa negli inferi che lo porterà al gesto estremo di fine episodio. Ma neanche il giovane Scott scherza. Non sbagliava Ritchie nel paragonarlo a Bruce Lee. La situazione fa scoprire in lui una grande rabbia repressa e di fatto sembra l’unico a godere della situazione. Tanto da portarlo ad esporsi eccessivamente al pericolo.
Sebbene godibilissimo per chi apprezza i parametri di Ignoranza, “Pandemonium” allo stato attuale delle cose, mostra alcune discrepanze. Innanzitutto, per ora, si sente troppo lo squilibrio tra i primi cinque episodi, lenti e silenziosi, e questi due. Si è passati bruscamente dal dover superare una dogana o un lutto familiare, a dover avere salva la vita da mostri metà rettili metà vampiri. Si potrebbe obiettare sulla perfetta parità di cinque e cinque episodi. Sì, questo è vero, però ciò non toglie che, anche se tra il quinto e sesto episodio (quindi metà stagione), un brusco cambiamento rimane tale. Ed è diverso rispetto al progressivo mutare nell’arco di un’intera stagione. L’effetto che si crea, a questo punto, è quello di guardare indietro alle precedenti puntate e ritenerle quasi futili (seppur superiori a livello di fattura). Ma la disparità si nota anche da fattori strettamente di trama e non di carattere (infatti non si può dire che nei primi episodi non ci fosse una certa percentuale di violenza). Tutta la sotto-trama riguardante Carlos e i suoi compari diventa improvvisamente troppo. Lo spettatore, che ormai si è abituato ad un certo tipo di trama “immediata”, si perde davanti a vicende che riguardano Dei, sacrifici, spremute e avvelenamenti. Per quanto poi si provi un misto di soddisfazione nel vedere Carlos che da “slave” diviene “master”, anche questo avviene troppo rapidamente. Per cinque episodi noi siamo stati convinti che Carlos fosse un “master”, salvo rivelarci persone superiori a lui nell’arco di un episodio e mezzo. Futile, infine appare la discussione un po’ surreale tra i due fratelli Gecko. Un confronto fin troppo rinviato, ma forse con le tempistiche sbagliate. Certo è che il cliffhanger finale drizza le antenne dello spettatore assetato di Ignoranza e vampiri. Questa serie o la si ama o la si odia. E a determinare le due possibili reazioni, sono senz’altro gli stessi fattori.
PRO:
- Ignoranza a secchiate
- Cambio radicale di ambientazione
- La figura del professore è di una demenzialità pazzesca, non so neanche se questo effettivamente sia da catalogare come punto a favore
- Squilibrio mentale dei diversi personaggi
- In certi momenti le musiche sono azzeccatissime
- Il vampiro che si mangia la croce
- Confronti tra i personaggi in “Place Of Dead Roads”
- Kate che si sbizzarrisce con la motosega
- Cliffhanger di entrambi gli episodi
- Troppa disparità di temi tra i primi cinque episodi e questi due
- Confronti tra i personaggi in “Pandemonium”
- Troppa carne al fuoco per quanto riguarda Carlos e gli amici suoi
- Lo spremiagrumi umano è veramente troppo…
- …così come Scott che improvvisamente diventa Buffy
Place Of Dead Roads 1×06 | ND milioni – ND rating |
Pandemonium 1×07 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.