Ci sarebbe solo un modo per giustificare un’operazione del genere: un colpo di scena di matrice fantascientifica in cui viene confermata la teoria degli universi paralleli dove sono solo piccoli particolari a differenziale l’esistenza di un universo rispetto ad un altro. Allora a quel punto ci si troverebbe di fronte ad una buona documentazione del fenomeno.
È stato annunciato che l’esito del giallo sarà differente a quello dell’opera originale. Benissimo. Però anche qui la scommessa assume proporzioni titaniche. L’esito di Broadchurch portava dietro di sé una grande beffa nei confronti della fiduciosissima agente Miller, a discapito da tutti i possibili sospetti che si andavano accumulando negli otto episodi dello show. Qualsiasi colpevole non sia quello già presentato in Inghilterra avrebbe – allo stato attuale delle cose – o una credibilità prossima allo zero, o un effetto sorpresa ulteriormente sotto lo zero.
Ma non vuole questa essere la sede per uno scontato, quanto impietoso confronto con Broadchurch. Chi scrive ha una memoria frammentaria dei dettagli dei vari episodi britannici. E Gracepoint riesce nel meraviglioso quanto portentoso obiettivo di riportare alla mente molti dettagli persi nei meandri di una memoria tappezzata da quantità industriali di serie. Inutile quindi evidenziare come “Episode Three” corra ancora sui binari dell’altro terzo episodio e di come questa cosa possa essere irritante per uno spettatore a cui pian piano riaffiorano i ricordi, poiché schermano Gracepoint da qualsiasi tipo di giudizio autonomo.
Qualcuno diceva che ad inventare non ci vuole niente, è copiare che è difficile. Perché non prendere questa affermazione come oro colato? Piccole considerazioni: se si vuole trasporre un prodotto europeo in un format yankee, lo si estremizzi. Inutile cambiare qualche nome e un continente se l’aspetto della location rimane esattamente lo stesso. Posizionando e riadattando la storia in un contesto più metropolitano, oppure più “montano” (alla Fargo, per intenderci) forse il tutto sarebbe stato snaturato, ma ciò che si avrebbe avuto di fronte sarebbe stata un'”interpretazione” degna di questo nome, con tutta la voglia e la volontà di rimettersi in gioco. Nella musica pop e rock, la cover assume un valore artistico esclusivamente quando si sa reinterpretare e fare propria una canzone già esistente (questo potrebbe essere un ottimo esempio di stravolgimento dell’originale, ognuna bella a modo suo). Al contrario una riproduzione fedele nei dettagli può far battere le mani per le capacità tecniche, considerando però l’inventiva e la creatività sotto le scarpe dell’interprete. E per questo motivo Gracepoint avrebbe potuto avere una maggiore valenza artistica mediante un’ambientazione western, fantascientifica, pulp, storica e chi più ne ha più ne metta.
Però si doveva parlare di “Episode Three”. Senza troppi confronti con Broadchurch. Questo ci si era prefissati ad inizio recensione. Ma come si fa? Mark Latimer riusciva ad incutere timore e sospetto con uno sguardo beffardo e insieme malinconico. Mark Solano sembra Lillo della coppia comica Lillo&Greg, con un fare maldestro e impacciato. Per questo motivo l’intera sequenza dell’interrogatorio assume lo stesso clima di una scena in cui un alunno viene richiamato dal preside. Tutto ciò che gira intorno alla faccenda chiave dell’episodio assume sfumature di già visto, e non solo per ciò che effettivamente è stato già visto. Tolta la grigia atmosfera britannica da confini del mondo, ciò che resta è una fotocopia leggermente più assolata e più anonima che nulla ha a che vedere con certi ambienti che la cultura cinematografica e televisiva degli Stati Uniti ha saputo trasmettere. Gracepoint potrebbe essere ambientato, per quanto ne sappiamo, in Svezia, come in Olanda, come a Fregene. Non è stato fatto nessun lavoro di aggiunta, né di modifica, bensì una malriuscita sottrazione di tutti gli elementi che distaccavano l’idea da un banale drama giallistico.
E David Tennant non si fonde più con il personaggio che interpreta, così come invece accadeva quando era Alec Hardy. Ai nostri occhi rimane David Tennant a cui – con tutta la sua bravura – viene richiesto di risvolgere il compito da capo, incuriosendoci esclusivamente per la sua parlata statunitense.
Ah sì, giusto: l’episodio. Basta leggere qui, immaginare il tutto più piatto e non considerare l’incendio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episode Two 1×02 | 3.91 milioni – 0.9 rating |
Episode Three 1×03 | 3.82 milioni – 0.8 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.