In uno show “corale” per definizione com’è Glee di Ryan Murphy, la gestione delle diverse storyline dei protagonisti è stata, da sempre, una delle sue caratteristiche portanti e fondamentali. Sebbene da un preciso momento in avanti (ovvero la fine del liceo, e lo spostamento di parte del cast a New York), la figura del personaggio di Rachel si sia fatta sempre più centrale e dominante, i restanti characters, in maniera comunque discontinua, hanno potuto godere ciascuno di una propria visibilità e introspezione (chi più, chi meno). Eppure mai come in questo mini-ciclo denominato “The Hurt Locker” (per chi se lo chiedesse, no, non c’è alcun riferimento visibile all’omonimo film premio Oscar di Kathryn Bigelow) abbiamo assito ad una così netta separazione tra le sottotrame proposte nell’arco dei due episodi, sotto il punto di vista qualitativo ed emozionale.
Episodi come “Puppet Master“, per intenderci, possiedono il filo comune del non-sense e dell’eccessività per tutti i quaranta minuti, così come i “New Direction” spingono interamente sul piano celebrativo e sulla piacevole dinamicità. In questo caso, invece, ci troviamo di fronte all’eguale misura di inspiegabile assurdità e di sorprendente vitalità.
Risulta vano, a questo punto, il tentativo degli autori di collegare le vicende tramite il plot generico della gara amatoriale tra Glee Club, specialmente se questa sembra interessare (quasi) solo gli stessi concorrenti, e Rachel. Storyline a sè stante, quindi, che ha il merito piuttosto di rendere non solo più godibile e interessante la fruizione allo spettatore, ma di porre i primi solidi pilastri al prosieguo della stagione. Poichè, oltre al look sempre più mozzafiato di Lea Michele, le rinate New Direction, finalmente, acquistano parecchia e necessaria sostanza.
Tocca all’inespressa e “dimenticata” (citando la stessa insegnante) Kitty di impersonare il ruolo del deus ex machina per smuovere le acque e vincere la competizione, infondendo sicurezza e un promettente accenno di unione al nuovo e sconclusionato gruppo. Stoccate degne di Quinn e Santana (tanto per cambiare) e citazioni di Game of Thrones ridanno lustro ad una trama che, dopotutto, dovrebbe essere quella principale. Poco importa se per l’ennesima volta il trofeo viene conquistato in maniera difficilmente credibile e irregolare (vai a capire perchè alle Nuove Direzioni spettano sempre il doppio delle esibizioni degli avversari), specialmente se le performance risultano così riuscite ed emozionanti. Perfino l’apice della, fino ad allora, ridondante rilevanza data alla ship Klaine giunge puntuale e perfettamente inserita nel contesto.
E qui veniamo al reale collante delle ultime due settimane dello show: Sue Sylvester, che monopolizza d’altronde entrambe le intro (nonchè la chiusura), insieme a tutto il trash che si porta dietro. Se non bastava l’ipnosi al malcapitato Sam a farne capire la tendenza, si aggiunge stavolta un’inquietante quanto invedibile duplicato della preside formato marionetta (seguendo lo stile della celebre saga horror Saw – l’Enigmista). D’altra parte, l’intera sottotrama è colma di scelte prive d’alcun senso e completamente fuori dal personaggio. Non solo il suo interesse al ricongiungimento dei due sfortunati amanti, ma anche la stessa causa che dà avvio al plot dei due episodi (quella forchetta di plastica lasciata dal Mr. Schue, che ritorna nel finale) sarebbe piuttosto rivedibile. Esplicativo del netto dualismo che caratterizza “The Hurt Locker” è il divertente e geniale, quanto totalmente fuori contesto, montaggio che conclude l’esibizione delle New Directions.
Come si diceva precedentemente, malgrado gli infelici presupposti, e passando sopra all’inverosimile scenario creatosi, la coppia più amata/odiata dello show riesce nella nobile impresa di regalare ancora un pizzico di sana emozione. Non solo la già citata scena del bacio, ma anche momenti soft e intimi, come il gioco delle carte in fronte (purtroppo a nessuno capita quella di Sherlock, nè tantomeno quella di King Kong), sono esempi lampanti di come questa storyline dia i suoi risultati migliori quando si mantiene sul piano della simpatia, piuttosto che su quello del dramma. Come fa presente la stessa Sue nel finale, al “no more Klaine” non ci crede nessuno. Non resta che rassegnarsi, sarà parte integrante dei prossimi episodi, speriamo solo con toni più simili a questi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Hurt Locker 6×04 | 1.82 milioni – 0.7 rating |
The Hurt Locker – Part Two 6×05 | 1.85 milioni – 0.7 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.