The Flash 1×13 – The Nuclear ManTEMPO DI LETTURA 7 min

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E alla fine è successo. Per chi scrive, una delle caratteristiche più intriganti e curiose di The Flash, decisiva per la decisione di seguire la serie (oltre alla buona riuscita della gemella Arrow), è stata la voce, proveniente da chi i fumetti li conosce bene, della possibile presenza del tema del viaggio del tempo. Perciò, fin dall’ormai lontano “Pilot“, fatto girare precocemente in rete già nella stagione estiva, quel duello tra le due saette di differenti cromature, ha subito dato fondamento a coloro che s’aspettavano di vedere paradossi temporali anche nella nuova trasposizione televisiva. Non solo i lettori dei comics, però, ma sia quelli che hanno ancora ben stampata in mente la scena finale del Superman di Richard Donner, che qualsiasi altro spettatore un minimo navigato, è riuscito in fretta ad interpretare la visione dell’assassinio della madre del piccolo Barry Allen in una precisa ed inequivocabile maniera. La comparsa, nel mid-season finale, dell’Anti-Flash, non ha fatto altro che contribuire a trasformare tali sensazioni in assolute certezze. Ovvero: se le due luci che il piccolo Barry  ha visto la notte della morte della madre, appartengono ad altrettante persone distinte, e una di loro è il “Man In The Yellow Suit“, chi è quella rossa? Non è che è si tratta di…? Sì, in questo memorabile e importante “The Nuclear Man” ci viene finalmente data la risposta che tutti avevamo prontamente intuito.
Non è un caso, quindi, che l’enigma venga sviluppato quasi sottotraccia, in una sottotrama che non è neanche quella principale dell’episodio. Eppure, proprio per questo, va riconosciuto agli autori il merito di aver costruito intorno alla tanto agognata quanto ovvia “rivelazione”, una degna e accattivante atmosfera, con una fascinosa indagine investigativa classica condotta da Joe mista all’avanguardia delle tecnologie e dell’inventiva portata da Cisco. Sta proprio nella formazione, e dinamiche annesse, della “strana coppia” la scelta più azzeccata. Se in principio il contributo di Ramon è perlopiù comico (soffermatevi sulle irresistibili espressioni e occhiate che l’attore Carlos Valdes lancia in direzione della provocante padrone di casa sull’uscio dell’ex-casa Allen), andando avanti la sua arguzia ben si bilancia con quella più pragmatica e “vecchio stile” del detective, confinando nella suggestiva scena degli ologrammi in 3D e la scoperta del campione di sangue mai analizzato sul muro (forse il particolare più improbabile, di certo Dexter non avrebbe approvato). La trovata sinergia del duo si spezza sui sospetti di Joe verso il Dottor Wells, come da manuale, solo per aumentare l’effetto, in un crescendo notevole, per la comunicazione dei risultati delle analisi: “This sample… is from Barry as an adult. Se alle parole di Cisco i brividi non mancano, vuol dire solo che il lavoro è stato eseguito ottimamente, soprattutto alla luce di quanto detto in fase di presentazione.
A proposito di Wells, il giudizio sul personaggio è sempre più in bilico tra la dimostrazione di una pregevole bravura da parte dei suoi scrittori e l’atto di una sconsiderata presa in giro per gli spettatori. Sull’ambiguità del character siamo intervenuti più di una volta, e ci risparmiamo di farlo ancora, riassumendo, così, il tutto con il popolare: “ci è o ci fa?”. Va registrato, infatti, il primo reale cambio di rotta in una decisione, per un Wells fino ad ora mostratosi sempre calcolatore e intransigente. Virata che si può leggere, quindi, come il primo vero segnale che lo allontana dall’essere l’indiziato numero 1 per l’identità dell’Anti-Flash. Anche qui, i più smaliziati posseggono già da un pò la loro valida alternativa, che ci riserviamo di prendere in considerazione solo in tempi futuri, nel caso si dovesse rivelare veritiera. Per ora, ci limitiamo a prendere atto che forse il nostro dirigente degli Star Labs non è quel mostro doppio-giochista che fino ad oggi si è cercato di dipingere.
Giungiamo, a questo punto, alla storyline principale dell’episodio, al “Nuclear Man” protagonista di precedenti eccitanti aspettative, non del tutto soddisfatte. Il tema narrativo del “due entità distinte in un singolo corpo fisico”, dopotutto, non ci giunge di certo nuovo, basti pensare al caso più recente di Fringe e della temporanea fusione Olivia-Bell. Ma quella che all’epoca poteva rappresentare “il salto dello squalo” di uno show in piena parabola discendente, stavolta è ottimamente caratterizzato, invece, dal succoso sapore dell’intrigo e del complotto, colorito da effetti speciali simil-Torcia Umana dei Fantastici Quattro che non guastano affatto. Eppure (per ora, vista la scena-cliffhanger di chiusura) la resa dei conti definitiva può dirsi riuscita solo a metà. Innanzitutto, per la scelta di rappresentare il dualismo di Firestorm scegliendo la via più semplice delle reazioni delle rispettive consorti di Ronnie e di Martin Stein. Se nel caso del Professore è presente la giusta dose di emozioni e tragicità, convincono meno le scene con Caitlin, per via di qualche ingenuità di sceneggiatura di troppo.
Non aiuta, va detto, la poco efficace performance di Robbie Amell, atteso al varco dopo le comparsate degli episodi precedenti. Soprattutto quando, ad interpretare la controparte, c’è un certo Victor Gaber che riesce ad infondere carisma e presenza scenica ben più rilevanti, con la metà del minutaggio concessogli, in un flashback pieno di gustose chicche. Promossa, almeno, tutta la scena finale, dal bacio (stavolta sì) con Caitlin tra isolate lande ghiacciate, al conto alla rovescia denso di pathos che chiude col botto (battutona) questa prima parte del lungo e spezzettato arco dedicato al personaggio.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, Marvel’s Agent Carter, Gotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.

  1. Come da tradizione dei serial comics DC, anche questa volta le strade vengono chiamate con nomi di importanti scrittori. Questa volta, per la “52nd & Waid” viene nuovamente riesumato il nome di Mark Waid, talentuoso e prolifico scrittore considerato tra i più influenti nella storia editoriale di Flash; la sua gestione sul Velocista Scarlatto, di fatti, è considerata una delle migliori mai viste su Flash. Assieme al suo nome viene affiancato il numero 52, serie settimanale della DC Comics nonché numero abbastanza ricorrente all’interno dell’universo narrativo, nonché numero che identifica complessivamente quanti sono gli universi alternativi della DC.
  2. Viene citato un particolare premio della scienza, un certo “Conway Prize for Scientific Advancement”. Il nome che trovate all’inizio è un tributo e omaggio a Gerry Conway, anch’egli talentuoso e prolifico scrittore di fumetti, artefice della creazione di Firestorm e della Felicity Smoak presente in Arrow. Ma più di ogni altra cosa, ai lettori è sopratutto conosciuto per aver firmato l’acclamata “La Notte In Cui Gwen Stacy Morì”, pubblicata su The Amazing Spider-Man #121–122 del 1973: storia che cambiò per sempre non solo la vita dell’Uomo Ragno, ma anche il modo di scrivere fumetti.
  3. Il musicista che Barry vuole andare a sentire è Mal Duncan. Fa il suo debutto su Teen Titans #26 del 1970 e, durante la sua storia editoriale, assumerà svariate identità segrete, ma il personaggio è conosciuto sopratutto per il suo ruolo come Guardian e per esser stato uno dei primissimi eroi di colore della DC Comics.
  4. Quando Barry intima a Ronnie/Martin di non ricoprirsi di fiamme e scappare via, quella frase in Inglese, viene concepita come: “Don’t flame on”. Anche se magari non è una citazione volontaria e ricercata, per i fan dei Fantastici Quattro (o quelli un minimo acculturati in ambito di fumetti) è fin troppo palese vederci un certo collegamento con la mitica ed iconica catchphrase della Torcia Umana: la celebre, per l’appunto, “Flame on!”, da noi tradotta come “Fiamma!”.
  5. Il dispositivo dello splicer (quell’aggeggio che vedete nell’immagine avvinghiato al petto di Ronnie/Martin) è concepito in modo tale che simuli il classico logo che compare sull’originale costume di Firestorm.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’indagine del duo Cisco-Joe
  • This sample… is from Barry as an adult“, finalmente
  • I flashback di Barry e di Victor Gaber alias Professor Stein
  • Tutta la scena finale della storyline Firestorm
  • La recitazione del “cugino” Amell
  • La sfida dei peperoncini di Barry, e un pò tutta la parte romance dell’episodio. Tra il clichè della gelosia di Iris, al problema della conciliazione dei poteri con l’intimità (già toccato da Smallville, a suo tempo), sa tutto troppo di già visto.

 

The Flash giunge al suo significativo giro di boa, con l’apice narrativo delle sue storyline più importanti di questa prima parte di stagione. Il bilancio è più che positivo, malgrado qualche promessa non del tutto mantenuta. Con la chiusura del ciclo di domande fatidiche, la sensazione è che saranno le risposte a rendere indimenticabile una serie, fin qui, ancora “solo” piacevole e sorprendente.

 

Crazy For You 1×12 3.6 milioni – 1.3 rating
The Nuclear Man 1×13 3.6 milioni – 1.5 rating

 

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