“I can start a war or end one. I can give you the strength of heroes or leave you powerless. I might be snared with a glance but no force can compel me to stay. What am I?”
Il futuro Enigmista, nella puntata, dà la sua risposta dell’indovinello. Noi di RecenSerie, adesso, diamo la nostra. Cosa può dare inizio ad una guerra e poi finirla? La moda. Gotham era partito con tutte le buone intenzioni del mondo, deciso a spiccare nell’ormai fitto sottobosco dei serial comics utilizzando un franchise noto e amato, ma preferendo valorizzare quelle tematiche e personaggi che spesso venivano oscurati dall’ombra del mantello del Cavaliere Oscuro, giustamente. Batman è il protagonista di quegli eventi dell’Universo DC ambientati a Gotham City, ma FOX voleva puntare i bat-riflettori anche su tutti quei personaggi che nel bat-mythos fanno la differenza, pur non avendo una testata fumettistica personale: insomma, voleva offrire al pubblico, un’alternativa ai supereroi, pur non allontanandosi dagli stessi e accorpare il tutto con qualche genere a lui congeniale come il poliziesco e il noir.
All’inizio sembrava funzionare tutto bene ma, dopo la prima decina di episodi, Gotham ha scoperto il fianco in una maniera clamorosa e ignobile, perdendosi in sé stesso e non ritrovandosi più (salvo qualche sparuta occasione). Anzi, peggio: Gotham non ha scoperto il fianco, ha semplicemente gettato la maschera. Quello che all’inizio sembrava un “favore” che la FOX faceva ai fan di Batman e a tutti gli appassionati di serial comics, adesso, con “Under The Knife”, la verità viene terribilmente a galla e Gotham si mostra per quello che è: come un mero prodotto delle tendenze, comandato a bacchetta da decisioni di marketing.
Se ripensiamo al periodo in cui venne annunciata la messa in onda, in compagnia di quali altri serial comics venne annunciato? The Flash e Constantine come esordienti e Arrow come veterano ormai alla terza stagione: e guarda caso, The Flash, Constantine e Gotham ordinati seguendo il successo del telefilm su Freccia Verde. Mentre per The Flash si può e si deve fare un discorso a parte, in quanto sulla tabella di marcia alla The CW già da molto tempo (e quindi pianificato a puntino), gli altri due invece si sono dimostrati solo un pacchiano tentativo di cavalcare l’onda. Constantine attirò inizialmente il pubblico in quanto il protagonista era John Constantine, trasgressivo e amorale personaggio dal fascino particolare, che però non brillò a dovere alla NBC per mille e più motivi spiegati nelle nostre recensioni.
Gotham invece si servì (e tutt’ora si serve) dell’immagine di Batman per prendere due piccioni con una fava: il fenomeno di culto di True Detective e la sempre più crescente fama e qualità dei cinecomics e serial comics, nel tentativo di unire elementi dei fumetti con altri inseriti di prepotenza nell’immaginario collettivo, cercando di creare un mix accattivante ma che al contempo fosse buonista e politicamente corretto. Episodi come “Spirit Of The Goat” dovevano essere un campanello d’allarme, ma si trovavano ancora in quella fascia protetta da una certa sapienza e metodo, e quindi i nostri “sensi di ragno” non se ne sono accorti.
Le nostre potrebbero sembrare parole al vento, ma se così non fosse, allora come si spiega che, a due episodi dalla fine, Gotham fa solo annoiare ed innervosire invece di creare sempre più hype? Come spiegare il fatto che, invece di creare sempre più suspance, si crea solo l’attesa della fine per poi liberarsi definitamente della serie? La creatura di Bruno Heller si è dimostrata piuttosto dispersiva e tendente ad allungare (nonché annacquare) il brodo, aggiungendoci filler inutili, una moltitudine di personaggi spesso e volentieri non richiesti e dagli scopi inconcludenti, oltre che caratterizzazioni forvianti. La cosa viene fuori chiara e lampante proprio in “Under The Knife”, dove gli aspetti migliori della puntata li regalano i personaggi di cui prima ci si lamentava: tipo Edward Nygma, che da autistico rimbambito ha saputo varcare una soglia importante per il suo destino di Enigmista, oltre le dinamiche tra il Pinguino e la sua invadente madre, che promettono una collisione tra l’astro nascente del crimine e Don Maroni.
A onor del vero, anche alcune delle “vecchie glorie” riescono a mantenere produttività e qualità in questa ventesima puntata, delineando una sempre miglior crescita caratteriale; ovviamente, stiamo parlando del sempre accattivante rapporto Bruce/Selina, dove nel segmento del ballo di beneficenza, non solo dimostrano di essere una squadra capace, ma s’intrattengono anche in un interessante discorso etico dai risvolti più che intriganti. Il topos riguardante l’omicidio non solo sarà sempre al centro delle tematiche di Batman, ma sarà anche uno dei tanti punti di disaccordo che impedirà al futuro Crociato Incappucciato e la futura Catwoman di avere una relazione stabile e duratura; ma guardando anche al presente, questo breve scambio di battute dice molto di più di quanto si creda, dimostrando che Bruce Wayne ha ancora molta strada da fare per diventare Batman: tutto il contrario di Selina Kyle, la quale dimostra di essere già caratterialmente Catwoman. Ha solo bisogno di ufficializzarlo in futuro, con un costumino succinto di spandex.
Tutto il resto, invece? Tutto il resto è da cestinare, senza se e senza ma, sopratutto la sottotrama che vede l’inquietante innamoramento di Barbara Kean con l’Ogre del plastico Milo Ventimiglia, non solo perché i protagonisti di questa oscena romance sono personaggi che sono la bibbia del “come non scrivere un personaggio”, ma anche perché rappresentata da due attori non al massimo delle proprie capacità. A peggiorare il tutto il fatto che la situazione ricalchi fin troppo la discutibile fama di 50 Sfumature Di Grigio, attaccandosi al treno in corsa nel tentativo di azzeccarsi almeno le fan del libro/film e vivendo in qualche modo di una rendita non propria: anch’essa arrivata, guarda caso, proprio in uno dei maggior momenti di fama dell’adattamento cinematografico dei libri della E. L. James. Il serial è indubbiamente in zona Cesarini, manca di grinta e sembra voler essere innocuo e generico, buono per tutti, e quindi, speciale per nessuno. Proprio come la moda.
- Sul web, molti fan hanno cominciato a speculare che l’irlandese con cui il Pinguino si incontra al suo pub, fosse Tommy Monaghan: il protagonista della serie “Hitman” pubblicata dalla DC Comics dal 1996 fino al 1998 per 62 numeri.
- Giusto per sottolineare nuovamente il futuro di Nygma come Enigmista, al personaggio viene donata una macchina verde: colore predominante nel costume del villain.
- I Van-Groots sono personaggi inventati appositamente per lo show.
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