Time stops, il tempo si ferma. O meglio, gli spettatori vorrebbero che il tempo si fermasse, avrebbero voluto che il tempo si fosse fermato almeno due o tre stagioni fa, quando Grey’s Anatomy era uno show valido con tante storie da raccontare ed emozioni da regalare.
È chiaro che lo show ormai campi così tanto palesemente e sfacciatamente di rendita che gli autori non possono fare a meno di richiamare al passato, ai tempi d’oro del medical drama. Flashback e scene sostanzialmente già viste non sono più degli escamotage usati qua e là, in situazioni particolari, ma sono diventati la regola. E tutto questo non può che rappresentare l’ulteriore conferma che Shonda ha terminato le idee, ma si rifiuta di staccare la spina e scrivere la parola “The End”. Quindi la notizia dell’ufficiale rinnovo dello show per una dodicesima stagione non fa saltare di gioia, bensì fa sprofondare il pubblico in uno stato di sconforto totale.
Una cosa che ogni showrunner deve tenere bene a mente è che il troppo storpia, che ogni storia deve avere un inizio e una fine, e la bravura di uno showrunner si vede anche nella sua capacità di dire basta, di riconoscere che la storia ha fatto il suo corso e che è ora di lasciarla andare. Il valore di uno showrunner sta anche nel saper dire basta, anche se la sua creatura continua ad arricchire il suo portafoglio. Il fatto che uno show continui ad essere seguito e a portare a casa la giusta dose di ascolti per mandare avanti la baracca non vuol dire che soddisfi il suo pubblico, non necessariamente, specialmente quando si tratta di show che hanno compiuto il decimo anno di età. Lo spettatore si affeziona alla serie e difficilmente l’abbandona. Questo Shonda lo sa fin troppo bene, anche se la morte di Derek, e soprattutto il modo in cui è stata gestita, ha creato molto malumore tra i fan e lo si può notare nel sostanzioso calo di queste ultime due puntate.
“Time Stops”, diretto da Kevin McKidd (che ha già diretto vari episodi dello show, tra gli ultimi Two Against One o I’m Winning), ti riporta indietro nel tempo, alle prime splendide stagioni dello show.. Non è una buona cosa, come potrebbe sembrare, perché l’episodio in questione sembra più un copia e incolla di scene già trasmesse anni fa, con tanto di parallelismo ridicolo e patetico tra i nuovi arrivati al Grey Sloan Memorial e nostri beniamini. Non so di chi sia stata l’idea di farci risentire il famoso discorso di Webber, con tanto di continuo alternarsi di flashback del pilot, ma di sicuro questo qualcuno ha fatto un errore madornale. Oltre al parallelismo (con tanto di Stephenie e le sue regole, che richiamano le famose cinque regole della Dottoressa Bailey non tanto per i contenuti, ma per il modo in cui vengono annunciate), c’è anche il disastro/caso medico del giorno, che ricorda terribilmente il tragico incidente dei ferryboat della terza stagione.
Ma i problemi dell’episodio non si limitano solo a questa fastidiosa sensazione di “già visto”, ma riguardano anche tutti gli altri filoni narrativi che vengono seguiti. Partendo da Webber e Catherine, che sono di fronte all’ennesima crisi di coppia, il giorno in cui si sarebbero dovuti sposare. Rappresentano la coppia più scoppiata di Grey’s ed è un vero e proprio accanimento da parte degli autori che vogliono a tutti i costi una storyline romantica per Richard, non rendendosi conto che il suo personaggio viene sfruttato al meglio quando veste i panni di insegnante o di mentore. Non è che non abbia diritto a una vita sentimentale, semplicemente non ha bisogno che i suoi problemi di cuore siano centrali. Oltretutto si rischia di snaturare il personaggio, un po’ come è successo con la Bailey, che non ha quasi più niente della Nazista.
La scena forse più attesa dell’episodio è stata quella del confronto tra Meredith e Amelia. La prima pecca di egocentrismo, come al solito, pensando che la cognata le tenga il muso perché non l’ha chiamata per un anno, la seconda, tra vittimismi e manie di grandezza, le rimprovera giustamente di non aver avvisato nessuno prima di staccare la spina al marito. Tutti questi riferimenti alla frettolosità con cui è stata gestita la situazione di Derek non fanno altro che sottolineare quanto l’inventiva del team di autori dello show sia ridotta all’osso.
È innegabile che il problema “Patrick Dempsey” andasse affrontato in qualche modo e non si vuole discutere la scelta di farlo morire, piuttosto si mette in discussione il modo in cui ci si è sbarazzati del neurochirurgo: in fretta e furia, in modo superficiale e per giunta freddo. Dovevano liquidare il problema nel minor tempo possibile, inserendo un piantarello o un crollo emotivo qui e là giusto per dire che non si sono dimenticati della perdita di Derek. Oppure volevano semplicemente puntare il dito contro Meredith e il suo egocentrismo. In entrambi i casi, la risposta è NO.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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She’s Leaving Home 11×22 | 8.74 milioni – 2.6 rating |
Time Stops 11×23 | 7.74 milioni – 2.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.