Anche la quinta stagione si avvia a grandi passi verso la sua chiusura ma, prima del season finale, lo spettatore di Game Of Thrones si trova a fare i conti con la “puntata numero 9”, spauracchio per eccellenza sin dalla messa in onda di “Baelor”.
“The Dance Of Dragons” è un episodio interessante, che si concentra soprattutto su due fatti principali ben raccontati e girati, anche se siamo lontani dall’epicità di “Hardhome“. Forse è per questo che la puntata non soddisfa tutte le aspettative che quel 9 si porta dietro, eppure, le vicende che coinvolgono Stannis a Nord e Daenerys a Mereen, tracciano brillantemente una nuova linea nel percorso della serie.
Al maggiore dei fratelli Baratheon è dedicato il fulcro emotivo della puntata: tutta la sequenza all’accampamento coinvolge lo spettatore nell’urgenza di voler cambiare le cose prima che sia troppo tardi e, soprattutto dal punto di vista emotivo, ci si trova davanti alla scelta di un padre, attanagliato dai dubbi, che per il suo fanatismo, unito a quello delle persone che lo circondano e il desiderio folle di un bene superiore, costringe la sua unica figlia ad un sacrificio estremo.
I dialoghi tra la dolce Shireen e Sir Davos prima e con Stannis poi, conducono al momento straziante delle urla tra le fiamme dove chi gode per prima di questo macabro spettacolo è la controversa figura di Melisandre. Game Of Thrones non perdona, non abbassa la guardia e non rimanda l’inevitabile, anche quando a farne le spese è una ragazzina buona e gentile. Non esiste redenzione o salvezza in questo mondo crudele e anche il granitico Stannis è alla stregua di tutti gli altri personaggi. Uno dei pregi maggiori della serie è quello di raccontare i protagonisti senza ipocrisie, difficilmente esistono solo i buoni o solo i cattivi e ancora una volta si ha una prova schiacciante di questo.
Sempre sotto la neve, brevissima incursione tra i Guardiani della Notte, giusto per verificare l’astio negli sguardi dei confratelli verso Jon Snow: anche il Lord Comandante ha fatto la sua scelta ed ora, Estranei o no, dovrà affrontarne le conseguenze.
Se a Nord si consuma una tragedia, a Mereen è dedicata una sequenza spettacolare e ci si arriva in modo misurato e con la giusta tensione. Dopo gli eventi alla Barriera, la riapertura delle fosse di combattimento è uno dei punti chiave della stagione: tutta la scena è molto ben costruita, basti pensare al momento dell’arrivo di friendzone, maybe not anymore Jorah, alle battute brillanti di cui Tyrion si rende protagonista, fino all’attacco delle Arpie.
Se si nota una leggera lentezza nell’agguato a Dany, non ci sono sbavature nella scena dedicata a Drogon. Bellissimo e realizzato in modo impeccabile, il drago e sua Madre si guardano in quell’attimo che sembra lunghissimo, prima di spiccare il volo e lasciare tutti a bocca aperta. Il rapporto particolare che lega Daenerys ai suoi figli, non è sempre idilliaco: Rhaegal e Viseryon sono ancora rinchiusi, solo Drogon, il più selvaggio e ostile, vaga per la Baia degli Schiavisti, eppure, non abbandona la sua Mhysa.
Dany è si una regina ma è una donna che perdendo il suo amore, i suoi amici e fedeli alleati, ha perso il suo centro, ciò che la fa restare in piedi: la sua storyline gira attorno a questo, alla difficoltà politica che incontra nel realizzare il suo sogno di libertà, alla voglia di tornare nel continente in cui è nata, senza sapere esattamente cosa l’aspetta, il tutto unito alla sua crescita umana, che mostra i lati più fragili e testardi della sua personalità.
Un difetto che si è già riscontrato e di cui si è parlato nelle precedenti recensioni riguarda la rilassatezza di alcune storyline che si sperava fossero decisamente più incisive: le vicende di Jamie a Dorne non riescono a bucare lo schermo, soprattutto se si pensa a quello che accadde a Oberyn ad Approdo del Re.
La parte dedicata ai Martell risulta piatta, con poco mordente anche per la deludente prova dataci fino ad ora dalle Serpi delle Sabbie, che promettevano moltissimo ma sembrano più dei gattini arruffati. Non c’è stata una particolare attenzione nella conclusione della vicenda che sembrerebbe finita bene per i Lannister: il tutto ha soltanto il sapore di un riempitivo, il classico filler.
Così non si può dire di Arya a Bravoos: è vero che, al momento, non c’è legame fra il suo percorso e il resto della storia, eppure il fascino di quello che le sta accadendo, soprattutto ora che con l’arrivo di Ser Meryn potrebbe accorciare la sua famosa lista, tiene viva l’attenzione, risultando una delle storyline meglio gestite e più interessanti.
Come si diceva all’inizio della recensione, ormai siamo ad un gradino dalla fine di una quinta stagione molto particolare e c’è ancora moltissimo da dire e poco tempo per farlo: speriamo in un ultimo episodio più che rivelatore, lontano da vicende di poco interesse e sommerso negli avvenimenti più succosi.
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Valar Morghulis, Shireen.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.