Questa terza stagione si sta dimostrando un enorme esercizio di stile. Un esperimento di ottima scrittura, di ottima caratterizzazione dei personaggi: almeno questo è ciò che traspare da questi 11 episodi, senza andare a fare paragoni con la biografia della vera Piper. Abbiamo una maggioranza di episodi dedicati ad introdurre il passato di personaggi nettamente secondari (Chang e Leanne su tutti), una minoranza, invece, di episodi che hanno visto protagonisti i personaggi “principali”. Per la prima volta, poi, sappiamo qualcosa sul passato di Joe Caputo, sebbene sia un personaggio “storico” della serie, nonché uno dei pochi ad aver mantenuto la propria importanza costante. Lo straziante “avanti veloce” sulla sua vita ci permette di ultimare il profilo che abbiamo sempre tracciato sul suo conto: una persona buona, con cui non è possibile non fraternizzare, eppure con l’incredibile capacità di apparire improvvisamente ed estemporaneamente antagonista nella sua figura autoritaria.
Joe è sempre stato un uomo altruista, per questo motivo, a questo punto della sua vita, è rimasto solo. La sua continua scelta di aiutare gli altri, forse dettata da un’eccessiva empatia, lo ha sempre posto nella condizione di sentirsi dire “nessuno te l’aveva chiesto”. Così quando l’evasa Angie gli chiede “chi non l’avrebbe fatto?”, lui rimane in silenzio, ma sembra pensare “io”.
E’ già stato detto: Orange disorienta non poco chi cerca di schematizzare l’episodio tracciandone le linee guida. Non è facile per il semplice motivo che, se da un lato il flashback è una semplice fetta di episodio, per niente predominante, si può dire che tutti gli episodi avanzano nella loro coralità fatta di piccoli avanzamenti di trama. “We Can Be Heroes” non è da meno e continua a porre tanti tasselli nella costellazione della storia generale che a questo punto vedremo ben definita solo con il finale di stagione. Se così possiamo vedere piccoli avanzamenti di trama nella vicenda di Dogget (commovente l’aiuto datole da Boo) e la querelle tra Gloria e Sofia, allo stesso tempo riusciamo anche a renderci conto del perché, nella sua apparente dispersione, OITNB risulti una serie così ben scritta. Prendiamo una delle sottotrame più divertenti di questa stagione: il fandom di Suzanne. Una delle maggiori linee comiche ha trovato la sua conclusione con il definitivo sequestro del manoscritto cult. Prendiamo ora un personaggio particolarmente trascurato in questa stagione: Healey. Abbiamo così modo di assistere ad un ritorno di quest’ultimo, alla appena accennata rivalità con l’addetta al laboratorio di teatro, il tutto pilotato da una storyline che aveva modo di dipanarsi da diversi episodi. Allo stesso modo la non esaltante vicenda aziendale della prigione, dando vita all’iniziativa del sindacato da parte dei secondini, si collega direttamente al losco traffico di Piper, tramite lo spirito di iniziativa di Flaca, che abbiamo avuto modo di conoscere meglio in uno dei tanti flashback “minori” di questa stagione. Tutto è sconnesso ma collegato, quindi. Basti notare anche come vengono tecnicamente girati alcuni piani-sequenza, dove all’allontanamento di un personaggio si ha direttamente l’introduzione di un altro.
A proposito di Piper, l’evoluzione di quella che fino a prova contraria dovrebbe essere la protagonista ha assunto sfumature di difficile interpretazione. Cominciamo con il ribadire e confermare di come il rapporto di una figura con il più o meno difficile mondo del carcere, che le apparteneva nella prima stagione, è stato a tutti gli effetti adottato da Alex, quasi effettiva protagonista di questa stagione (se poi ci si ostina a voler cercare una protagonista). A sua volta Piper è così diventata la “macchietta” (accezione da prendere con le pinze), colei che ha preso con gran serietà un traffico illegale con sfumature assolutamente grottesche. Alla fine questa differenza viene palesata, soprattutto quando ella affermerà di non essere più affascinata da una Alex timorosa e bisognosa d’affetto (e d’aiuto). La Piper amante del dramma emerge del tutto, con l’allestimento di una rete criminale che rivela la vera lei, finora soltanto accennata (ricordate il pestaggio a Doggett alla fine della prima stagione?).
Tornando a Doggett, invece, si ha il completamento, già iniziato nello scorso episodio, della sua regressione verso un’insicurezza giovanile causata da una crescita assolutamente traviata. L’impressione è che la Doggett vista ad inizio serie sia stata un culmine assoluto, la punta di una piramide che rappresenta una vita disastrata e traviata. L’incontro con Coates non fa che riportarla giù verso un baratro di insicurezza ed inedia che la caratterizzavano già da giovane. Chissà che Boo non riesca in qualche modo ad intervenire.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A Tittin’ And A Hairin 3×10 | ND milioni – ND rating |
We Can Be Heroes 3×11 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.