Downton Abbey 6×04 – Episode FourTEMPO DI LETTURA 4 min

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Ciò che ci ha sempre rapito di Downton Abbey è quell’aurea di romanticismo di uno sceneggiato anni ’70, capace di portarci in tutt’altro mondo.
La Abbey era il micro nel macro. Era un piccolo pezzo di mondo capace di rispecchiare l’uomo del ‘900 con tutte le sue contraddizioni e con tutte le sue terribili incertezze. E l’evolversi di Downton Abbey e dei suoi personaggi non rappresentava altro che l’evolversi della società civile e dei suoi consociati, in continuo divenire. Con il tempo purtroppo tutto questo si è perso e il punto forte della serie, che era il racconto, è diventato uno sbiadito ricordo di quella che era la miglior narrazione storica in circolazione sui palinsesti.
Della serie pluripremiata e acclamata da critica e pubblico è rimasto ben poco: regia, costumi, musiche impeccabili come sempre, un bel involucro ma nulla di più. Downton Abbey riusciva a trasportarci in un’altra epoca e a farci emozionare per piccole conquiste come poteva essere un lavoro da segretaria, farci sorridere per un frullatore additato come generatore del male e indice di uno sviluppo che avanza senza fare sconti, farci commuovere di fronte a tormentate storie d’amore. Quello che può fare ora Downton Abbey è solamente ricordare tutto ciò. Ma è usando l’escamotage della nostalgia e del ricordo che in realtà la serie non fa altro che confermarci come il calo sopravvenuto sia sempre più evidente e innegabile.
Non si potrà mai paragonare Baxter a Miss O’Brien o Daisy a Gwen o ancora Rose a Sybil, perché ogni personaggio della serie è stato scritto e interpretato così bene che a farne un doppione vuol dire andare incontro a morte certa.
Un secondo aspetto tra i più curati della serie era questo rapporto, sempre ben delineato ma mai troppo lontano e intangibile, tra upstairs e downstairs. Un altro accento che sta andando perdendosi nel prosieguo delle annate: un Thomas con queste fuoriuscite a tavola sarebbe stato silurato in due minuti e se così non è stato, fidatevi, non è per la modernità che invade la tenuta dei Crawley, ma per la scrittura pretestuosa e disattenta di Fellowes.
Il rapporto tra i padroni e la servitù è l’unica cosa che non è mai cambiata negli anni: fin da quando siamo entrati nella villa della famiglia, ci è stato fatto percepire un senso del dovere reciproco tra il signore e il suo valletto. Si pensi all’arrivo di Bates supportato come un amico dal conte Grantham o al rapporto quasi di amicizia tra Mary e Anna. Ma allo stesso tempo quello che ci è stato raccontato è un rapporto di lavoro, tra un titolare e il suo dipendente, un rapporto che potrebbe anche prescindere dalla stima, ma che non potrebbe mai rinunciare alla sua etichetta. E lo dimostra lady Violet, quando afferma che non rinuncerà mai a un valletto, così come lo conferma lady Mary nel discorso, fatto a Henry Talbolt, sul figlio George e sulla modernità della tenuta da amministrare, discorso seguito da una riflessione spontanea sulla discendenza aristocratica e sull’importanza del nome. Vittoriani fino alla fine.
In conclusione, il quarto episodio ha sicuramente il pregio di essere il più attivo e dinamico tra quelli finora andati in onda, con una prima parte che fatica a riempire il minutaggio e una seconda parte decisamente più frizzante. La puntata, dunque, è sicuramente la migliore al momento, ma condivide con le altre difetti di scrittura di personaggi e storyline: quarta puntata vuol dire metà stagione e quindi sembra proprio che le basi per la chiusura della serie siano state gettate. Tra un probabile addio di Carson, un Robert Crawley non troppo in salute e il ritorno di Tom a Downton, il sentiero è tracciato, ora bisogna solo vedere se sarà percorso dignitosamente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il nodo dell’episodio si racchiude tutto attorno a quel tavolo, al ricordo, per noi ancora straziante, di lady Sybil. Il resto è macchietta
  • Disputa dell’ospedale che prende pian piano piede senza annoiarci troppo. Il giusto spazio a dinamiche e personaggi sempre ben graditi
  • Tom, Mary e l’amministrazione della tenuta
  • “No more Miss Bunting if you have any pity” Grazie Mary per esprimere perfettamente il nostro punto di vista. Nessuno avrebbe saputo fare di meglio
  • “Is this about the Bates?” La battuta migliore mai scritta. La serie si prende in giro da sola, ormai è diventata una barzelletta
  • Episodio decisamente migliore rispetto ai precedenti
  • “It’s like Jane Eyre asking to be called Mrs. Rochester”
  • Grazie Downton Abbey, grazie di farci illudere ogni anno con Mary e i suoi pretendenti che puntualmente vengono snobbati e troncati con una sola battuta
  • Daisy è fastidiosa oltre il limite tollerabile. Che nessuno tocchi quella fattoria a Mr. Mason per piacere, non potremmo sopportare oltre
  • Vicenda di Miss Baxter: non può fregarcene di meno
  • L’interpretazione di Rose Leslie era leggermente fastidiosa. Vai a morire oltre la Barriera
  • Personaggi e rapporti incoerenti e poco curati

 

Un buon episodio rispetto agli altri, ma che non sfugge all’osservazione di un calo generale della serie, non più capace come una volta di raccontare una storia nella Storia.

 

Episode Three 6×03 10.03 milioni – ND rating
Episode Four 6×04 10.04 milioni – ND rating

 

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