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Partiamo da un presupposto: Grey’s Anatomy è come quelle relazioni eterne da cui non riesci a staccarti, è come quelle relazioni in cui i problemi sono tanti eppure, volente o nolente, continui, ci provi e ci riprovi. Proseguiamo dicendo che Grey’s Anatomy comunque, nonostante le fragilità proprie della serie, prova a fare qualcosa per migliorare: le vicende sentimentali dopo 12 stagioni sono quelle; i rapporti e le dinamiche (vittima-carnefice, incube-succube) si ripropongono in un modo o nell’altro; i casi di puntata sono sempre gli stessi; il ritmo, i dialoghi, addirittura le colonne sonore sono governate da una sorta di coazione a ripetere.
Ciò non sarebbe un male se ci fosse un’originalità nel modus narrandi, originalità che latita da molto tempo in Grey’s Anatomy.
Queste premesse sono necessarie, perché quando non ci si aspetta nulla, non si può rimanere delusi e qualunque anelito di vita sembra il respiro più profondo. È il nostro caso: sì, perché analizzare un episodio vuol dire anche metterlo in relazione alla stagione stessa, alla serie a cui appartiene; alla luce di quanto detto analizzerò “I Choose You”, terza puntata di Grey’s Anatomy.
“I Choose You” è un buon episodio soprattutto perché siamo reduci da stagioni precedenti a dir poco deludenti, ridicole e prive di qualsiasi logica, un po’ perché il protagonista è un personaggio, Alex Karev, a cui in passato si è dato poco spazio, un po’ perché lo si analizza non in rapporto alla sua vicenda amorosa – come era capitato nelle altre stagioni – bensì si raccontano interiorità e pensieri, un po’ perché le vicende sentimentali a cui di solito siamo abituati si sono concluse nell’undicesima stagione (Meredith-Derek, Yang-Owen). La puntata si regge dunque tutta su Karev, sulla sua storia, mentre gli altri personaggi sopravvivono, risultando dei meri accessori.
“I Choose You” parla, come dice il titolo e la voiceover di Meredith nell’incipit, di scelte, di possibilità. Tutti sono chiamati a prendere una strada, a percorrerla poi fino in fondo, arriva un momento in cui si deve crescere, come persona, come medico, come compagno, si deve dar forma a se stessi, all’immagine che si vuol dare di sé. Chi voglio essere? Cosa voglio diventare? Devo mettere una parola fine al passato? Lottare ancora?
Nella vita reale scegliere è complicato, complesso, invece la lettura che fa Rhimes è di “alleggerimento”, non si prende e non prende troppo sul serio le sue creature, eccezion fatta per Karev che si trova di fronte ad un dilemma che toglie il sonno. I due neonati, Daniel ed Emma, sono stati voluti, desiderati, attesi, ma entrambi sono fragili, itterici, malati di tumore, egualmente maligno e pericoloso, e Karev, resosi conto del dolore dei genitori (un solo organo compatibile, quello del padre, per salvare un solo figlio), toglie loro il peso della scelta portandosi addosso un tormento dilaniante e lacerante: quale gemello far sopravvivere?
Grey’s Anatomy racconta le vicende dei suoi protagonisti con leggerezza – spesso eccessiva, senza senso e quasi fastidiosa. Meredith, Jo, Maggie, April e Jackson urlano, sbraitano, litigano, sembrano più degli adolescenti che fanno le bizze e disfano la loro vita, puttosto che uomini e donne adulti consci del cammino che vogliono percorrere. C’è chi deve risollevarsi dopo un lutto, chi deve capire cosa voglia il proprio compagno dal rapporto, chi deve rimettersi in carreggiata, altri ancora devono decidere se il loro matrimonio abbia ancora senso o meno.
Meredith ad esempio, tolto il lutto, mostra la nuova sé, pronta a dimenticarsi dolori, paure, disagi, decide di ribellarsi alla Bailey – che ha architettato tutto per svegliare la sua pupilla dal torpore – e il mezzo attraverso cui fa ciò è il contratto da capo di chirurgia generale sottopagato. Perché Bailey vuole pagarla meno degli altri? È proprio questo gesto di ribellione nei confronti del potente a spiegarci che Mer vuole essere indipendente, o almeno vorrebbe esserlo – insopportabile la sua ironia, ingiustificata la sua gioia di vivere, martellante il suo egoismo (mentre Karev tenta di salvare due gemelli, lei parla del suo stipendio), sciocca e inutile con amiche e sorella in casa.
Poi c’è Maggie che decide di ricominciare ad amare qualcuno e questo dopo aver scoperto che il suo ex si sposa.
C’è poi April, la dolce, ingenua, insopportabile April che dopo aver lasciato Jackson, ora lo fiacca, lo sfianca e lo tormenta per combattere insieme, risollevarsi, continuando a ripetere uno stancante “nella gioia e nel dolore”. Jackson, preda delle premure della moglie, è costretto addirittura a lasciare la propria casa per non vederla.
Infine c’è Jo che, incinta o non incinta poco importa, mette alle strette Karev, riportando a galla il passato, che si chiama Izzie, il dolore ad esso legato e in nome di questo chiede chiarezza, spiegazioni e equità di trattamento: cosa vuole il compagno dal loro rapporto? Si amano sì, ma questo dove li porterà? Vuole un figlio da lei?
Le donne qui sono caratterizzate dall’egoismo, dalla mancanza di rispetto per la vita, per le prese di posizione, per i bisogni degli altri. Su tutti trionfa Karev, uno dei personaggi migliori della serie, che ha avuto uno dei più interessanti archi come personaggio, maturato e cresciuto, a differenza degli altri, bulimici di vita e successi, indiavolati nella vita privata e lavorativa, fuori di testa e un po’ schizofrenici – April e Jackson sono l’emblema di questo; un giorno si amano, l’altro giorno no. Karev in “I Choose You” è il protagonista indiscusso, su di lui sono puntati gli occhi della telecamere e degli altri colleghi e amici, stupiti del suo pragmatismo, della sua lucidità e delle sue capacità. Non c’è più l’ombra di quel ragazzo sbruffone ed egoista, bullo a cui tutto è concesso, ma è solo un medico di cui essere orgogliosi, uno che si prende il rischio. Karev deve scegliere quale bambino far sopravvivere, studiare il caso, le analisi e parlare con i genitori per spiegare loro la sua scelta. Alex è cresciuto e sa prendersi le proprie responsabilità, e nonostante le paure, quella di sbagliare, di non essere all’altezza, da uomo adulto si mette in prima linea. La celebrazione di questa sua crescita è certamente il momento più commovente dell’episodio, quando il giovane medico, per non far sentire solo il bambino morente, lo stringe tra le braccia.
Ciò non sarebbe un male se ci fosse un’originalità nel modus narrandi, originalità che latita da molto tempo in Grey’s Anatomy.
Queste premesse sono necessarie, perché quando non ci si aspetta nulla, non si può rimanere delusi e qualunque anelito di vita sembra il respiro più profondo. È il nostro caso: sì, perché analizzare un episodio vuol dire anche metterlo in relazione alla stagione stessa, alla serie a cui appartiene; alla luce di quanto detto analizzerò “I Choose You”, terza puntata di Grey’s Anatomy.
“I Choose You” è un buon episodio soprattutto perché siamo reduci da stagioni precedenti a dir poco deludenti, ridicole e prive di qualsiasi logica, un po’ perché il protagonista è un personaggio, Alex Karev, a cui in passato si è dato poco spazio, un po’ perché lo si analizza non in rapporto alla sua vicenda amorosa – come era capitato nelle altre stagioni – bensì si raccontano interiorità e pensieri, un po’ perché le vicende sentimentali a cui di solito siamo abituati si sono concluse nell’undicesima stagione (Meredith-Derek, Yang-Owen). La puntata si regge dunque tutta su Karev, sulla sua storia, mentre gli altri personaggi sopravvivono, risultando dei meri accessori.
“I Choose You” parla, come dice il titolo e la voiceover di Meredith nell’incipit, di scelte, di possibilità. Tutti sono chiamati a prendere una strada, a percorrerla poi fino in fondo, arriva un momento in cui si deve crescere, come persona, come medico, come compagno, si deve dar forma a se stessi, all’immagine che si vuol dare di sé. Chi voglio essere? Cosa voglio diventare? Devo mettere una parola fine al passato? Lottare ancora?
Nella vita reale scegliere è complicato, complesso, invece la lettura che fa Rhimes è di “alleggerimento”, non si prende e non prende troppo sul serio le sue creature, eccezion fatta per Karev che si trova di fronte ad un dilemma che toglie il sonno. I due neonati, Daniel ed Emma, sono stati voluti, desiderati, attesi, ma entrambi sono fragili, itterici, malati di tumore, egualmente maligno e pericoloso, e Karev, resosi conto del dolore dei genitori (un solo organo compatibile, quello del padre, per salvare un solo figlio), toglie loro il peso della scelta portandosi addosso un tormento dilaniante e lacerante: quale gemello far sopravvivere?
Grey’s Anatomy racconta le vicende dei suoi protagonisti con leggerezza – spesso eccessiva, senza senso e quasi fastidiosa. Meredith, Jo, Maggie, April e Jackson urlano, sbraitano, litigano, sembrano più degli adolescenti che fanno le bizze e disfano la loro vita, puttosto che uomini e donne adulti consci del cammino che vogliono percorrere. C’è chi deve risollevarsi dopo un lutto, chi deve capire cosa voglia il proprio compagno dal rapporto, chi deve rimettersi in carreggiata, altri ancora devono decidere se il loro matrimonio abbia ancora senso o meno.
Meredith ad esempio, tolto il lutto, mostra la nuova sé, pronta a dimenticarsi dolori, paure, disagi, decide di ribellarsi alla Bailey – che ha architettato tutto per svegliare la sua pupilla dal torpore – e il mezzo attraverso cui fa ciò è il contratto da capo di chirurgia generale sottopagato. Perché Bailey vuole pagarla meno degli altri? È proprio questo gesto di ribellione nei confronti del potente a spiegarci che Mer vuole essere indipendente, o almeno vorrebbe esserlo – insopportabile la sua ironia, ingiustificata la sua gioia di vivere, martellante il suo egoismo (mentre Karev tenta di salvare due gemelli, lei parla del suo stipendio), sciocca e inutile con amiche e sorella in casa.
Poi c’è Maggie che decide di ricominciare ad amare qualcuno e questo dopo aver scoperto che il suo ex si sposa.
C’è poi April, la dolce, ingenua, insopportabile April che dopo aver lasciato Jackson, ora lo fiacca, lo sfianca e lo tormenta per combattere insieme, risollevarsi, continuando a ripetere uno stancante “nella gioia e nel dolore”. Jackson, preda delle premure della moglie, è costretto addirittura a lasciare la propria casa per non vederla.
Infine c’è Jo che, incinta o non incinta poco importa, mette alle strette Karev, riportando a galla il passato, che si chiama Izzie, il dolore ad esso legato e in nome di questo chiede chiarezza, spiegazioni e equità di trattamento: cosa vuole il compagno dal loro rapporto? Si amano sì, ma questo dove li porterà? Vuole un figlio da lei?
Le donne qui sono caratterizzate dall’egoismo, dalla mancanza di rispetto per la vita, per le prese di posizione, per i bisogni degli altri. Su tutti trionfa Karev, uno dei personaggi migliori della serie, che ha avuto uno dei più interessanti archi come personaggio, maturato e cresciuto, a differenza degli altri, bulimici di vita e successi, indiavolati nella vita privata e lavorativa, fuori di testa e un po’ schizofrenici – April e Jackson sono l’emblema di questo; un giorno si amano, l’altro giorno no. Karev in “I Choose You” è il protagonista indiscusso, su di lui sono puntati gli occhi della telecamere e degli altri colleghi e amici, stupiti del suo pragmatismo, della sua lucidità e delle sue capacità. Non c’è più l’ombra di quel ragazzo sbruffone ed egoista, bullo a cui tutto è concesso, ma è solo un medico di cui essere orgogliosi, uno che si prende il rischio. Karev deve scegliere quale bambino far sopravvivere, studiare il caso, le analisi e parlare con i genitori per spiegare loro la sua scelta. Alex è cresciuto e sa prendersi le proprie responsabilità, e nonostante le paure, quella di sbagliare, di non essere all’altezza, da uomo adulto si mette in prima linea. La celebrazione di questa sua crescita è certamente il momento più commovente dell’episodio, quando il giovane medico, per non far sentire solo il bambino morente, lo stringe tra le braccia.
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Se si dovesse giudicare di per se stesso “I Choose You” sarebbe sufficiente, con molti problemi e pieno di fragilità, ma, mettendolo in relazione con gli altri episodi, risulta essere una delle migliori puntate di queste ultime stagioni. Grazie a Karev “I Choose You” si risolleva, risalendo il baratro in cui lo show era precipitato nelle scorse stagioni.
Walking Tall 12×02 | 8.58 milioni – 2.3 rating |
I Choose You 12×03 | 8.1 milioni – 2.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.