“Piss Profit / Proffidwyr Troeth” riesce finalmente nell’impresa di compiere qualche significativo passo avanti in termini di sviluppo narrativo, conferendo alla serie l’appeal necessario a quietare lo sdegno di tutti quegli spettatori che si sono ritrovati schiacciati dal peso delle aspettative riposte nello show. Una fetta di questa stizzita platea certamente penserà ancora che The Bastard Executioner non sia all’altezza del genio creativo di Sutter – sulle cui spalle posa l’enorme fardello della sua precedente opera – ma per tutti coloro che stanno cercando di valutare la serie solo ed esclusivamente in funzione della sua effettiva riuscita, è impossibile non notare un progressivo – seppur flemmatico – miglioramento.
Le potenzialità che lo show ha attualmente a disposizione sono elevatissime, complice quella frammentarietà narrativa già osservata nel corso del pilot, in grado di aprire infinite possibilità per quanto concerne la ramificazione della trama, ma che deve essere gestita cautamente per non impantanarsi in storyline tentacolari e liste infinite di inutili personaggi secondari. Siamo ben lontani da una struttura complessa alla Game Of Thrones – e questo non può che essere un vantaggio per l’economia della serie – ma sebbene sussistano differenze in ambito tecnico, l’impressione è che si voglia arrivare ad un contesto fortemente affine al colosso della HBO, mescolando alla componente storica quella fantasy, ottenendo però risultati tutt’altro che positivi. Basti pensare alle continue visioni da parte del protagonista, rese male a causa di una CGI a dir poco imbarazzante e spesso fini a se stesse.
Discorso ben diverso per quanto riguarda la violenza dispensata costantemente all’interno dello show. Com’era già avvenuto in Sons Of Anarchy, molte scene indugiano su una violenza efferata, componente che naturalmente ha già creato una netta spaccatura da parte della critica, arrivando in alcuni casi ad accusare lo showrunner di utilizzare il sangue come riempitivo in una serie che altrimenti avrebbe ben poco da dire. Polemiche fondate o mere provocazioni? E’ innegabile che a Sutter piaccia giocare con gli eccessi, quasi volesse sfidare lo spettatore a rimanere incollato allo schermo nonostante la crudezza delle immagini, ma osservando attentamente queste sequenze brutali appare evidente come la violenza non sia mai gratuita, bensì necessaria a raccontare la storia ed esplorare profondamente la psiche dei protagonisti, oltre che descrivere il lato più animalesco della società medievale.
La serie comunque è ricca di personaggi intriganti e buone interpretazioni – fatta eccezione per la Sagal, che finora non ha proprio brillato nei panni di Annora – tra cui spiccano il viscido Piers Gaveston di Tom Forbes, in questo episodio promosso a co-protagonista insieme al Corbett di Moyers, vera sorpresa della serie, e alla Lady Love di Flora Spencer-Longhurst, uno dei carachters meglio scritti finora e maggiormente funzionale a corte in quanto emblema e custode della tradizione della propria terra. Per quanto riguarda la figura di Wilkin Brattle, sono stati compiuti dei miglioramenti rispetto alla puntata d’esordio – sempre tenendo conto del ruolo marginale occupato dal personaggio di Lee Jones negli ultimi due episodi – ma siamo ancora lontani da quella figura magnetica e carismatica necessaria per portare avanti un historical drama di questo genere. L’abbraccio finale con Lady Ventris e lo sguardo da psicopatica della vedova Maddox preannunciano un’imminente esplosione di gelosia da parte della donna nei confronti del suo nuovo marito o della donna che sta cercando di rubarglielo, questo potrebbe finalmente portare ad un significativo plot twist e auspicabilmente a uno scossone generale della serie, doveroso arrivati a questo punto della stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A Hunger/Newyn 1×04 | 1.26 milioni – 0.4 rating |
Piss Profit/Proffidwyr Troeth 1×05 | 1.12 milioni – 0.4 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.