Dopo le corse a perdifiato dello scorso episodio, The Blacklist si concede una puntata ricca soprattutto di dialoghi. Le sequenze d’azione sono affidate una a Ressler, grintoso e focalizzato come non mai, protagonista di uno spericolato inseguimento in macchina, e l’altra a Lizzie, alla quale tocca affrontare un malintenzionato al Del Rio Diner. Come se non bastassero i guai che la ragazza già ha. Speriamo almeno che il malintenzionato, durante la convalescenza in ospedale, possa meditare sulla necessità di essere gentile con tutti e abbia imparato la lezione.
L’impressione generale, comunque, è che si stiano preparando giochi di lungo periodo (come al solito), a sostituzione del caso di giornata da risolvere nei 40-45 minuti canonici. Una prova, ad esempio, può essere riscontrata nel modo in cui è stata introdotta la figura dell’avvocato Marvin Gerard, anche noto come il numero 80 della lista di Reddington. Non lavorando più per l’FBI è stata di conseguenza eliminata la possibilità di “conoscere” i 100 membri della Blacklist e quindi si è dovuto trovare un metodo alternativo per presentarli: quello di utilizzarli per il proprio tornaconto.
Di Martin Gerard ci viene presentata, innanzitutto, la triste storia personale. A questo proposito, un plauso alla capacità deliziosamente teatrale di James Spader di aprire mondi interi con poche, semplici parole. Notare la differenza tra questa presentazione e l’entrata in scena della dottoressa Lauren “Hello Reddybear!” Kimberly, per quanto ella occupi un posto di primo piano nella galleria di pittoreschi personaggi conosciuti da Mr. Reddington. Che l’avvocato abbia ancora molto da raccontare, poi, è confermato dall’inghippo, trovato proprio da lui, nei documenti costituenti il dossier Fulcrum. Ovviamente, non è stato spiegato subito di cosa si tratti, ma da lì potrebbero derivare la riabilitazione di Liz, addirittura l’assoluzione di Red o, più semplicemente, tanta compattezza e interesse in più per tutta la stagione, cosa di cui c’è veramente molto bisogno.
Sui fili conduttori dell’episodio si potrebbe parlare all’infinito. Uno dei temi è “There’s more than meets the eye”, sotto l’apparenza c’è dell’altro: per esempio, nel retrobottega della tavola calda a conduzione famigliare, rinomata per la sua torta alle noci, c’è una stamperia di soldi falsi. L’altro è “cosa vede la gente quando mi guarda?”. Su di esso sono stati versati fiumi di inchiostro, da Marcel Proust ai moderni psicologi, i quali cercano di individuare parametri per dare consigli su come presentarsi in modo vincente ai colloqui di lavoro. Finora, forse, l’unica cosa veramente chiara è che ci sono mille cambiamenti a seconda del momento e di chi guarda. Non si pretende dunque la soluzione definitiva da un semplice telefilm. Per l’intanto, con questo pretesto, ci viene regalata una sequenza tanto dolce e carina da poter essere, all’occorrenza, fatta passare per un sogno: quella della stella polare, sul finale dell’episodio. La qualità onirica della medesima è data, fra l’altro, dal fatto che non si capisce come abbiano fatto i due protagonisti a ritrovarsi su di una nave. L’assenza di una spiegazione è fastidiosa e più che mai assurda visto e considerato quanta attenzione si è posta sulla caccia all’uomo.
Inutile, tuttavia, guastare la festa: Mr. Reddington è uomo dalle mille risorse, con una vasta rete di contatti e conoscenze, alcune proprio coltivate in previsione di casi simili e prendiamola così. Per tornare alle sane, vecchie schermaglie con lei che dice: “Mostro tu con me hai chiuso” e lui che le fa la sua brevettata faccetta del “Sì ciao cara ci risentiamo domani” c’è sempre tempo. Intanto il soave interludio è solo un momento per riposare, poi si torna subito sul campo, con il pugnace capo Cooper che si mette a indagare per vederci chiaro su Karakurt, dopo aver accettato un demansionamento, invece del pensionamento anticipato, pur di non mollare l’osso.
La riapparizione di Tom/Jacob è, per ora, talmente breve da lasciare solo spazio per notare un dettaglio fashion: le dive anni ’50, quando “non volevano farsi notare” adottavano occhiali scuri e foulard intorno alla testa. Oggi, invece, la tenuta ufficiale per il personaggio, sia uomo che donna di chi non vuole dare nell’occhio, è la felpa grigia con cappuccio, possibilmente calato sugli occhi. Per sapere di più su questa sotto trama occorrerà attendere almeno il prossimo episodio. Sempre che gli sceneggiatori non ricadano nel loro vecchio vizio di lasciare un personaggio o un evento “a marinare”, riprendendo il filo dopo 5-10 puntate.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Troll Farmer (No. 38) 3×01 | 7.76 milioni – 1.8 rating |
Marvin Gerard (No. 80) 3×02 | 7.02 milioni – 1.5 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).