Billions 1×02 – Naming RightsTEMPO DI LETTURA 4 min

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Remember Warren Jaffin, the analyst? That kid was sharp. Then he balked at his bonus one year and got popped. He got another job right away at a huge bank… $3 million a year, guaranteed. 
Only, word got back to Axe that Warren had badmouthed him in the interview… Said Axe wasn’t generous with him. So Axe called the head of the bank, asked him to pull the offer that day, which the guy did. 
[…] But Axe didn’t leave it there. He called the president or chairman of every prime broker, bank, and fund in the industry and had him blackballed. Put it out over the loudspeaker, direct from the principal’s office… “if you hire Warren Jaffin, you are my enemy.” Do you know what Warren does now? He’s got a blog.

La sfortuna di episodi come “Naming Rights” è che arrivano sempre come secondogeniti, esattamente poco dopo un ingombrante pilot che non può che oscurare ogni aspetto dei successivi episodi. Infatti se il “Pilot” è da acclamare e da riguardare almeno un’altra volta per stare dietro a tutti i termini tecnici e per comprendere meglio l’intricato universo narrativo di Billions, “Naming Rights”, pur partendo avvantaggiato da questo punto di vista, ne risente invece per tutto il resto a causa del tenore più basso rispetto alla pomposa series premiere. Siamo di fronte ad un episodio blando? No, però è sicuramente una puntata di passaggio creata con il solo scopo di approfondire la psiche dei due protagonisti e tridimensionalizzare ulteriormente l’intero parco dei personaggi.
Al termine di questa seconda ora scarsa non c’è stato nessun vero cambiamento rilevante rispetto al “Pilot“, comprensibile, certamente, ma purtroppo un po’ triste viste le potenzialità espresse. Anche non sapendolo, si percepisce fin da subito una scrittura votata più all’aspetto narrativo che a quello finanziario, imputabile probabilmente all’assenza di Andrew Ross Sorkin. Del trio di showrunner è solo il duo Koppelman-Levien a firmare la sceneggiatura di questo secondo episodio e la cosa si nota, volente o nolente. Viene a mancare gran parte di quella veridicità elargita dai termini tecnici e dai discorsi precisi che intercorrono per tutta la series premiere; a risentirne è l’intero contesto che appare più distante rispetto alla sensazione di vero emanata la prima volta.
La predilezione per il lato drammatico della serie si denota lungo tutto l’arco della puntata in molti istanti, non ultimo il finto arrivo della SEC per volere dello stesso Axe. “Naming Rights” è un enorme e pomposo balletto in cui i due rivali, Axe e Rhoades, non solo non si sfiorano minimamente, ma nemmeno tentano il contatto: semplicemente vivono la loro quotidianità studiandosi da lontano. All’ego in costante crescita di Bobby Axelrod (“So, now the Axelrod name will be forever affixed to this building for all time. Or until some guy richer than me wants it to come down.“) si contrappone la freddezza umana del Chuck di Giamatti (“But once in a while, I wish that I could just be more… … human. But I haven’t figured out how to do that and my job at the same time.“), due personaggi che sono diametralmente opposti ma che, per forza di cose, finiranno per scontrarsi inevitabilmente.
Questo secondo episodio è scritto per fungere da ulteriore descrizione dei loro ego, delle loro abitudini, del loro modo di essere e di lavorare, conta davvero poco tutto il resto che è costruito appositamente per fare da sostegno scenico ai due character. Lara Axelrod ricopre infatti un ruolo di mera ombra del marito; Wendy Rhoades, seppur in maniera più carismatica, è una pedina che agisce in funzione di Bobby o di Chuck a seconda della sfera di influenza in cui si trova temporalmente; Bryan Connerty per Rhoades e Mike Wagner per Axe sono i due bracci destri dei protagonisti e altro non fanno che ingigantire ulteriormente i loro capi tramite discorsi, parole ed opinioni di “rango inferiore” e pertanto bisognose di correzione da parte dei due datori di lavoro. Koppelman e Levien, pur calcando troppo la mano a volte, temporeggiano nello sviluppo della trama orizzontale preferendo un momento in più di stasi per far conoscere al pubblico i loro burattini e, sebbene la scelta sia corretta sulla carta, a livello pratico è una decisione che impatta direttamente con il percepito della series premiere. Per carità, accettabile, ma non ripetibile ora nel breve periodo perché tutto quello che si chiede a Billions è tanto tecnicismo, macchinazioni e testosterone. Astenersi episodi filler, grazie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • 16$
  • Monologo finale di Axe
  • La finta SEC che fa una retata
  • Giamatti già un po’ in ombra
  • Trama in stasi

 

Non è che si è già perso smalto rispetto all’inizio ma si è preferito sostare un attimo prima di schiacciare sull’acceleratore. Che piaccia o meno ci poteva stare.

 

Pilot 1×01 0.9 milioni – 0.2 rating
Naming Rights 1×02 0.95 milioni – 0.3 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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