“Who’s that girl? It’s…“
Senza girarci troppo intorno, bisogna subito constatare la sensazione di “straniamento” che accompagna l’analisi di questo nuovo corso dello show di Elizabeth Meriwether. La “sigla” o, meglio, il motivetto storico della serie ci aveva già abbandonato lo scorso anno, ma solo adesso la sua sparizione sembra avere una portata tanto significativa, per di più ora che a presentarci l’episodio c’è solo la scritta “New Girl”, quindi senza neanche la novità delle immagini dei protagonisti. Cos’è rimasto, ci chiediamo allora, della serie che per almeno due buone stagioni, ci aveva entusiasmato a livelli quasi imparagonabili col resto della piazza (e col senno di poi, forse illusori)? La risposta non è poi così scontata, visto che per quanto i segni di stravolgimento siano evidenti, si intravedono precisi elementi di continuità negli ultimi episodi con lo stile “tradizionale” della serie, riportandoci a sprazzi addirittura ai già citati fasti che le due stagioni successive hanno abbassato di brutto.
Il primo, quello forse più banale, è quello esplicitato dal titolo: non c’è “tradimento” di sorta, infatti, al plot di base, ossia di una “Nuova Ragazza” che arriva a sconvolgere le dinamiche interne di un loft abitato da vecchi amici di sesso maschile (più Cece stavolta, quasi a dirci che: no, non siamo completamente a un riavvio, qualcosa nel frattempo è davvero cambiato). La bravura degli autori, come notato settimana dopo settimana fin dall’inizio della stagione, è stata inserirla attraverso un percorso d’avvicinamento ben delineato e oltremodo cauto; non lanciandola frettolosamente, ma quasi facendo notare allo spettatore la sua necessità (con un gruppo “orfano” della ragazza-fulcro) e inducendolo così a desiderare il suo annunciato arrivo. Ragionando in questo mondo, la domanda successiva che ci si affaccia è bensì un’altra: l’operazione “nuova ragazza” alla fine può dirsi riuscita?
La risposta è ovviamente per forza di cose ancora lungi dall’essere in qualche modo definitiva, ma un primo bilancio con quest’ultima coppia di episodi si può comunque tirare. Innanzitutto, sul piano della portata “mediatica”, il passaggio da Zooey Deschanel a Megan Fox ha ovviamente giovato ad una stagione partita abbastanza in sordina (data anche la sua messa in onda tardiva), e messo sicuramente del pepe a una serie sul viale del tramonto. Tale sostituzione tra un celebre volto del cinema ad un altro, che domina la scena sul restante cast di dimensioni “televisive”, è forse stato ancor più rivoluzionario di quello tra Charlie Sheen e Ashton Kutcher in Due Uomini e Mezzo. Certo, in quest’ultimo caso si è trattato di un casting molto più sonoro, vista la morte del personaggio “storico” (qui, come sappiamo, l’assenza di Jess è solo temporanea), eppure nelle dinamiche interne allo show, si sono semplicemente alternate due figure analogamente ricche, di successo e fortunate con le donne (e in posizione sempre superiore allo sfigato co-protagonista Alan).
In New Girl i mondi della maestra canterina Jess e della donna in carriera Reagan non possono essere più all’opposto, come già si faceva notare nello scorso episodio, denotando anche la coraggiosa scelta degli autori, che hanno preferito non ricercare una scialba copia dell’ormai iconica protagonista. L’ultimo step, però, diventa quello di inserire un personaggio tanto diverso nella sua compostezza, nella bizzarria (per usare un eufemismo) dilagante del comparto dei protagonisti della serie e sancire, così facendo, l’agognato raggiungimento del cuore degli spettatori, ancora titubanti. Presentataci in “Reagan” pressoché perfetta in tutto, il compito tanto di “Wig” quanto di “The Decision” (seppur quest’ultimo in maniera decisamente minore) è infatti quello di introdurci le sue insospettabili stramberie: l’insicurezza nei rapporti personali (la difficoltà a mollare gli ex) e i suoi problemi nel socializzare (la freddezza iniziale con gli abitanti del loft) sono al centro del primo episodio; la scoperta del suo lato più folle e giocoso, invece, nel secondo (la sfida a Nick e Winston). La fine di entrambi arriva poi in tutti e due i casi a simboleggiare la conquista di un “nuovo traguardo” di fiducia e complicità all’interno del gruppo, prima all’interno dell’appartamento (la cena di gruppo in camera di Schmidt e Cece) poi al bar (la bevuta in “pigiama” con Nick, il coro insieme a tutti gli altri). Non dubitiamo che da qui alla conclusione del “mese” da giurato di Zooey/Jess, altre posizioni saranno state raggiunte, o quantomeno provate, e magari il nuovo (e insperato) quesito tratterà allora di un suo eventuale ritorno o meno.
Se in questa prima parte abbiamo approfondito l’elemento-simbolo più dichiarato e palese del “New New Girl” (cit. Futurama), non possiamo però esimerci dall’esaltare la sua svolta più riuscita e allo stesso tempo più dolce, ovvero quella della ritrovata centralità dello spirito cameratesco del loft, smarritosi nelle infinite storyline singole (o al massimo condivise a coppia di due) che hanno caratterizzato le ultime stagioni. Gli “orfani” di Jess non sono stati mai così protagonisti, ma soprattutto non lo sono mai stati così, insieme, già da prima in realtà della partenza della folle coinquilina (“Jury Duty” in questo senso gioca un ruolo altamente esplicativo), rappresentando la vera e indiscussa novità di questa parentesi della serie.
Ogni singolo, nonché unico, personaggio sta respirando nuova linfa vitale, a partire dalla coppia Schmidt-Cece, le cui nozze sono la vera trama orizzontale della stagione. Lui, dopo un inizio memorabile che l’aveva praticamente eletto a “Barney Stinson” della serie, si era poi completamente perso tra macchiettistiche idiosincrasie e infatuazioni inspiegabili (Fawne, ti odieremo per sempre); lei una vera e propria identità ha sempre stentato a trovarla, usata quasi solo per scatenare le differenti reazioni di Schmidt o al massimo per sfoggiare la sua innegabile bellezza (più d’impatto, rispetto a quella della Deschanel), risultando spesso fuori luogo nelle gag comiche e demenziali dei colleghi. Battute come “i went full Nick” oppure la corsa per l’ambita sala ricevimenti in “The Decision” ne segnano invece la ritrovata, ed insperata, sintonia (alla quinta stagione, era ora!) tanto col partner quanto con lo spirito dello show tutto. Discorso diverso ma con risvolti altrettanto positivi per il personaggio di Max Greenfield, che fa rivedere quel sottile ed irresistibile equilibrio tra croniche manie (il già citato “feticismo” per la raffinata Sala) e celate quanto commoventi insicurezze (le crisi contro Reagan in “Wig”), confermando quello che già speravamo fin dal riavvicinamento dei due nella passata stagione: gli autori, dopo il flop Nick-Jess, sembrano aver finalmente capito come non snaturare la serie e insieme mantenere alto il sempre gradito romanticismo da comedy (e che, soprattutto, questa coppia funziona alla grande).
Rispetto al passato, Megan Fox/Reagan in veste di “Girl” rimane sempre al centro della trama, certo, ma diventa molto più un pretesto per smuovere le azioni dei coinquilini, a differenza quindi di Jess e del suo assoluto protagonismo, attraverso il quale passavano trame e situazioni. Stavolta invece, il ruolo di motore dell’episodio è tutto affidato agli altri: Reagan dà così solo il via, sfidando Winston e Nick a scegliere chi tra i due quella sera la porterà a letto, ma saranno loro ad intrattenere lo spettatore per i minuti successivi, tra esilaranti ripensamenti e discutibili attuazioni delle regole del “bro-code”. Anche con l’arrivo della ragazza, quindi, non è stato intaccato il modus operandi d’inizio stagione, subito caratterizzatosi dalla riproposizione del gruppo unito, e sembra assurdo pensare che ci sia voluto che mancasse forzatamente Jess per assistere a scene come quella della finta mafia in “Wig” o del balletto finale di “The Decision” per rasserenare Winston (che alla lontana, può ricordare la mai dimenticata “Chicken Dance” della prima stagione), sottolineando ancora una volta questo inatteso ritorno al passato, con sguardo vigile sul futuro. Come chiamare, altrimenti, l’evoluzione della storyline di Winston nell’ultimo episodio, intrigante nella sua costruzione praticamente sottotraccia fin dall’anno scorso e fatta esplodere proprio quando meno ce lo saremmo aspettati? Il personaggio più bistrattato a livello amoroso (cosa che tra l’altro lo fa assurgere a mentore di Reagan in “Wig”), ma portatore sano della comicità della serie (spesso troppo isolato negli ultimi anni), sembra aver trovato finalmente la sua di anima gemella: vero, la conclusione finale (bellissima, in tal senso) conferma il sadismo degli autori nei suoi confronti, ma in fondo siamo ancora a metà stagione, e confidiamo che anche il nostro Bishop avrà il suo lieto fine.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Reagan 5×06 | 3.21 milioni – 1.4 rating |
Wig 5×07 | 2.80 milioni – 1.2 rating |
The Decision 5×08 | 2.68 milioni – 1.2 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.