Grey’s Anatomy, ormai si sa, è solo fonte di dolore e rabbia, sia per ciò che accade agli sfortunati protagonisti, sia per la voragine di cattiva scrittura e pessime storyline causata da Shonda & Friends.
Però, raramente, ci sono episodi come questo che tentano di risalire (di poco) dalla voragine senza fine in cui il telefilm si è cacciato. Si notano dei piccoli miglioramenti a livello di sviluppo della trama e di scrittura, che non è del tutto scadente.
La cosa che rende “I Wear The Face” un filo migliore degli episodi precedenti è in particolare il fatto che non sia una puntata totalmente Meredith-centrica e dunque, il non dedicarsi solo agli infiniti drammi e paranoie dell’ormai insopportabile protagonista non fa che portare una ventata d’aria fresca e soprattutto consente agli altri personaggi di ritagliarsi degli spazi maggiori nei quali portare avanti le proprie storyline.
Il tema principale della puntata è “gente che non si fa i fatti propri” e infatti tutti i protagonisti sono coinvolti in faccende delle quali non dovrebbero interessarsi: Richard e Catherine litigano perché quest’ultima vuole mettere bocca nel divorzio e nella battaglia di custodia tra April e Jackson, Arizona deve affrontare April dopo aver rivelato a Jackson che aspetta un bambino senza il suo permesso e infine Meredith si mette in mezzo alla guerra in corso tra Owen e Riggs.
Anche in questo episodio si aggiunge un capitolo all’infinita Odissea che è il rapporto tra April e Jackson, arrivato al capolinea da un bel pezzo. La storia della gravidanza e della battaglia per la custodia del futuro figlio non fa altro che peggiorare la situazione e risulta solo una trovata degli autori per mandare avanti una storyline che ormai non ha molto più senso far continuare.
Altro rapporto al limite della noia è quello tra Owen e Riggs: ormai è da inizio stagione che litigano a intervalli senza mai arrivare non tanto a chiarirsi, ma neanche a parlare in maniera civile. In questa puntata si aggiunge anche Meredith tra i due a tentare di farli riavvicinare, senza riuscirci. Insomma, anche stavolta non c’è nessun avanzamento di trama. Questa storyline aveva il compito di far tornare Owen a trovare il suo posto all’interno del telefilm dopo la partenza di Christina ma purtroppo, come già ribadito altre volte, la storia della sorella e del rapporto burrascoso con Riggs non suscita interesse e non si vedono sviluppi significativi in vista.
Si diceva all’inizio che ci sono degli aspetti positivi nella puntata. Uno di questi è la pace ritrovata tra Amelia e Meredith. Le scene che le coinvolgono hanno un ritmo e un tono leggero e coinvolgente e permettono di far capire il potenziale che c’è in un’alleanza tra questi due personaggi.
Altro punto a favore della puntata è sicuramente la sfida per vincere il Premio Preminger che c’è tra gli specializzandi. I battibecchi e la competizione fanno ricordare i tempi d’oro di Grey’s Anatomy, nei quali una parte considerevole del telefilm era dedicata ad approfondire le dinamiche che si instaurano nel perseguire una carriera difficile e impegnativa come quella medica e non tutta la serie girava attorno a pianti e drammi.
Ultimo merito di questa parte dell’episodio è aver confermato l’insopportabilità di Penny e il poco talento dell’attrice che la interpreta.
Insomma, tutti i momenti che si salvano della puntata sono quelli meno carichi di dramma fine a sé stesso e che consentono un’interazione dinamica e migliore tra i personaggi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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When It Hurts So Bad 12×16 | 7.77 milioni – 2.2 rating |
I Wear The Face 12×17 | 7.35 milioni – 2.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.