“Cirù, ma da che parte stai?”
Dopo i due episodi della scorsa settimana, nei quali i personaggi di Ciro e Genny hanno trovato maggiore approfondimento, il primo episodio di questa settimana vede come centro uno dei personaggi forse più evocati che discussi e/o approfonditi: Salvatore Conte.
Il Conte che ci viene mostrato è diverso rispetto a quello che abbiamo avuto modo di conoscere (anche se in maniera superficiale) nella passata stagione: è un Conte fragile in campo sentimentale, quasi pudico nei propri rapporti amorosi, che tiene al suo rapporto con Dio più dei suoi stessi affari. Ed è proprio questo lato, quasi incoerente, a tradirlo e a portarlo sulla strada della rovina, ad accompagnarlo presso il suo personale Getsemani, ove riceverà il telefonato bacio di Giuda. Al contempo, a fare da contraltare in questa terza puntata, viene evidenziata la difficile situazione di convivenza tra Conte e gli Scissionisti (così vengono identificati i camorristi che hanno deciso di allearsi con Conte, abbandonando e lasciando isolata la famiglia Savastano). Pur essendo nata come un’organizzazione nella quale ognuno pareva avere lo stesso peso per quanto concerne le decisioni, ben presto ci si rende conto che così non è: gli Scissionisti hanno abbandonato un accentratore come Savastano, per unirsi a Conte, che altri non è se non un accentratore del potere pur’egli.
“Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova.”
Sorti i problemi in seno alla nuova organizzazione, Ciro L’Immortale svolge nuovamente il pericoloso ruolo di doppiogiochista, cercando di aggirare e tagliare fuori Conte da qualsiasi possibile ruolo di peso all’interno del gruppo.
Il casus belli che inciderà in maniera decisiva, come era stato detto in precedenza, si lega a doppio filo con l’animo religioso del nuovo re di Napoli: Conte, infatti, appoggia, invitandolo anche a manifestare, un prete fortemente contrario alla situazione di degrado nella quale la sua parrocchia versa a causa del diffuso abuso di droga. Togliendo quindi una zona di spaccio a uno degli Scissionisti proprio per tale motivo, Conte, dichiarerà in maniera silenziosa guerra al resto del gruppo (al cui comando troviamo ovviamente Ciro).
Il personaggio di Conte ha raggiunto la propria fine scenica e non avendo più nulla da aggiungere è stato eliminato. Gomorra ci ha abituato a colpi di scena e morti violente inaspettate, ma questa forse più di tutte è stata orchestrata e presentata al pubblico in maniera sublime: l’intero episodio è stato costruito ad hoc per permettere allo spettatore di empatizzare con il personaggio di Conte, per farlo conoscere meglio. E una volta giunti alla fine del percorso, ci è stato strappato di mano in maniera violenta e decisa.
La scena conclusiva della chiesa è scenograficamente molto ben costruita, appunto per non dare la completa sicurezza allo spettatore su ciò che sta per accadere: da una parte abbiamo Ciro, denominato l’Immortale, presentato come una delle colonne portanti di questa stagione; dall’altra abbiamo Salvatore Conte, che è stato il protagonista indiscusso dell’episodio e che pareva esser riuscito a mettere in scacco l’ex tuttofare di casa Savastano.
L’episodio successivo si presenta invece come una puntata riempitiva: il contrasto tra i Savastano e Ciro, divenuto ormai capo della nuova organizzazione che è sorta, è palese e chiaro, ma alla svolta decisiva manca ancora del tempo. Proprio per questo motivo, in questo episodio, viene approfondita maggiormente l’unica donna facente parte del gruppo degli Scissionisti: Chanel.
La morte di Conte ha creato un vuoto di potere che sembra portare i pochi sostenitori dei Savastano rimasti, a far gruppo e a tornare in auge: proprio per tale motivo Pietro Savastano, pur rimanendo nascosto, fa ritorno a Napoli. Ciò che però questo episodio tende a sottolineare è una tendenza già scortasi nel passato episodio: Ciro decide di incontrare per trattare, non Pietro, ma Genny. Quello che questa semplice e all’apparenza banale decisione sottolinea è come il ruolo di don Pietro sia ormai, in maniera definitiva, oltremodo circoscritto. Suo figlio Genny è il nuovo corso, il futuro dei Savastano. Ma apparentemente è anche il presente. Questo è il messaggio che viene lanciato da Ciro tramite il suo invito.
Difficile riuscire a immaginare come Ciro e Genny, visti i trascorsi e soprattutto tenendo in considerazione la puntata conclusiva della prima stagione, potranno trattare senza animosità da parte di quest’ultimo.
“Quando u pastor non ci sta, e pecore se ne vann tutte pe i fatti suoi!”
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.