“Once there was a little dinosaur called a Maiasaur, who lived with his mother. One day, he told his mother, ‘I wish I were special like the other dinosaurs. If I were a T. Rex, I could chomp with my ferocious teeth!’ ‘But if you were a T. Rex’, said his mother, ‘how would you hug me with your tiny little arms?’ ‘I wish I were an Apatosaurus’ said the little dinosaur, ‘so with my long neck I could see high above the treetops’. ‘But if you were an Apatosaurus, said his mother, ‘how would you hear me in the treetops when I told you I love you?
What makes you so special, little Maiasaur?’ said his mother. ‘Is it your ferocious teeth or long neck or pointy break? What makes you special is out of all of the different dinosaurs in the big, wide world, you have the mother who is just right for you and who will always… love you’”
Una serie di motivi circondavano questa ventunesima puntata di stagione, ormai a un passo dal finale, di una certa curiosità mista a velato ottimismo. Innanzitutto il nome alla regia, ossia quel Kevin Smith, autore di fumetti, tra cui molte storie sia per la Marvel che per la DC Comics, oltre che ovviamente celebre filmaker dalla verve decisamente irriverente e dissacrante. In secondo luogo, dopo i fatti scioccanti dell’episodio precedente, è presto diventata fremente l’attesa di scoprire cosa gli autori avessero in serbo riguardo il destino del protagonista della serie, praticamente disintegrato dalla macchina che in teoria doveva solo ri-fornirgli i poteri persi a causa di Zoom, in un incidente che ha inoltre “sospettosamente” investito i giovani Wally e Jesse.
Innanzitutto va fatta una precisazione. Ci troviamo in televisione e si sa quanto il lavoro del regista, per quanto cruciale per la qualità della messa in scena, sia sempre trattato in maniera subalterna rispetto a quello dello sceneggiatore, che si assume di conseguenza tutte le responsabilità agli occhi di produzione e pubblico, esattamente all’opposto di quanto avviene per il grande schermo. Tenendo perciò conto di questo, sia nei pregi sia nei difetti, il contributo di Smith finisce con l’avere una certa ridimensionata, nei termini del giudizio critico. Eppure, allo stesso tempo, è una presenza da non sottovalutare, visto che storicamente, quando ci si trova di fronte a nomi “grossi” in show così lunghi come quelli dei network commerciali, ci aspetta perlopiù un episodio “filler”, un pretesto per accattivarsi spettatori sfruttando la fama di un autore. Difficilmente, quindi, li si vede impiegati per puntate realmente importanti per la trama generale (ovviamente, come detto, si parla in linea di massima; eccezioni come quelle di David Fincher per House of Cards o Mike Newell per Black Sails, chiamati a dirigere i rispettivi Pilot, per esempio, al giorno d’oggi accadono sempre più spesso).
Invece, nonostante la tradizione, l’episodio diretto dal regista di Clerks e Dogma verrà sempre ricordato come quello della rivalsa di Barry Allen, quello del più concreto e decisivo “turning point” del percorso personale del protagonista nella storia delle due stagioni finora trasmesse. Perciò tanto di cappello ai produttori per aver assegnato a un fuoriclasse del genere un simile onere, ennesimo esempio del coraggio interno e spesso generalmente taciuto dello show (e che in effetti da un po’ latitava, rispetto alla prima stagione).
Prima di analizzare nel profondo la rilevanza di quanto accade nel finale, va fatta un ulteriore premessa. L’approccio a questo “The Runaway Dinosaur” consiste nel chiedere allo spettatore la più vigorosa prova di sospensione dell’incredulità a livelli probabilmente mai raggiunti finora, pur parlando di una serie con protagonisti “tizi con superpoteri”. Barry e i suoi alternati colloqui, scanditi per tutto l’episodio, con una Forza di Velocità senziente e fisica: “I’m talking to the Speed Force? Isn’t that like saying I’m having a conversation with gravity or light or..“, potrebbero essere tacciati come i più squallidi escamotage da manga, eppure, oltre a essere un esplicito richiamo ai fumetti (per informazioni in più vi rimandiamo, come al solito, al puntuale Angolo del Nerd in basso) riguardante l’importanza e l’onnipresenza di questa particolare forza all’interno del Multi-Universo DC (senza la quale collasserebbe, per esser brevi), è senza dubbio funzionale all’approfondimento psicologico di Barry, tema cardine dei quaranta minuti di puntata. Un ostacolo “intellettuale” da superare, insomma, se si vuol godere al massimo di quanto offerto emotivamente, e non solo, da quest’atipica scelta narrativa.
Perché, come anticipato, questo è l’episodio in cui Barry affronta i suoi “fantasmi” del passato, in tutti i sensi. Come alcuni dei più celebri background del fumetto americano, vedi lo Zio Ben per Peter Parker/Spider-Man o entrambi i genitori per Bruce Wayne/Batman, il protagonista deve superare una volta per tutte la morte della madre, specialmente dopo aver rinunciato a salvarla nello scorso season finale (senso di colpa, questo, più simile a quello del Tessiragnatele). Deve superare l’ultimo freno che ancora non lo rende “Flash” in tutto e per tutto, ancora eccessivamente ancorato, quindi, al piccolo Barry figlio di Nora Allen che amava ascoltare la storia del “dinosauro in fuga”. Il fatidico dialogo con lei, finalmente faccia a faccia, per quanto non del tutto reale, si carica della giusta quantità di pathos e commozione che la scena poteva richiedere, con un Grant Gustin che davvero fa rimpiangere la scellerata scelta di Zack Synider di puntare su un altro attore per l’Universo Cinematografico della Warner/DC. A tal proposito, il lavoro di Smith in termini di inquadrature e gestione degli attori (perfino Iris sembra possedere la dovuta dignità recitativa, quando è chiamata in causa) contribuisce ad alzare l’asticella del livello qualitativo e, soprattutto, emozionale.
Così come quello spettacolare, potremmo aggiungere, visto che le scene d’azione, ma anche quelle riguardanti Barry nel vortice, non sono mai state così credibili (manco a farlo apposta, quasi a contrasto con l'”assurdità” dell’impostazione di base). “The Runaway Dinosaur”, infatti, non è solo la puntata in cui “Barry diventa grande”, accettando definitivamente il tragico passato, ma è anche quello del suo definitivo “upgrade”, svolta ancor più classica della narrativa fumettistica, ma non per questo meno dovuta. Il protagonista arriva così a diventare tutt’uno con la Forza di Velocità, uno speedster più potente e più consapevole. Aspetto che assume ancor più significato se si pensa che, stavolta, è Barry che sceglie di esserlo, e quindi non il caso di un fortuito incidente (certo, per quanto l’aura di “predestinato” investitogli dalla stessa Forza di Velocità/Iris è ben presente; e poi, dopotutto, è pur sempre la macchina di Wells a portarlo lì), come la scena in cui volta temporaneamente le spalle a Cisco per perseguire nell’inseguimento all’ombra misteriosa sembra voler trasmettere.
Un Barry nuovo, quindi, più forte che mai e in qualche modo quasi “illuminato” nel legame col suo potere, come, nella scena in cui risveglia Jesse, lo scambio di battute con Joe lascia presagire: “ Did you know that was gonna happen?” “Maybe. It’s hard to explain. It’s… It’s the Speed of Force” (a proposito, sulla quasi certa acquisizione dei poteri di Jesse, e quella probabile e furbamente ritardata di Wally, rimandiamo il giudizio ai prossimi episodi, dove eventualmente sarà ufficializzata). L’eroe è giunto alla sua formazione sia psicologica sia fisica più conscia e matura; ora sa quello che deve fare e in che modo, come Luke dopo l’allenamento da Yoda, come Goku dopo quello col Supremo, come Harry Potter nel duello finale con Voldemort, e così via. Il culmine del tradizionale viaggio dell’eroe all’interno del fantasy post-moderno insomma, il quale, essendo tanto capace di scomodare certe “alte” riflessioni, abbassa oltremodo l’attenzione per la storyline del team degli Star Labs alle prese con lo “Zombie Girder”, specialmente ai fini dell’analisi dell’episodio. Eppure, sottotrama del villain a parte, anche questa appare più che funzionale al significato che gli autori vogliono imprimere al percorso di Barry, il quale arriva a sconfiggere il cattivo con un ingresso in pompa magna, con un’efficacia estrema e, per la prima volta, senza decisivi aiuti.
Ci siamo in fondo sempre lamentati della “scarsezza” in battaglia di Barry e se per avere un Flash che “spacca”, ci siamo dovuti sorbire quattro chiacchiere con fantasmi e impersonificazioni di forze gravitazionali, ben venga. Il tutto senza farci mancare, dulcis in fundo, uno squisito citazionismo intriso di piacevole romanticismo, riscontrabile nella scena in cui Iris richiama Barry a casa (sì, anche per noi “haters” della ragazza), giusto per confermare quanto “The Runaway Dinosaur” sia tra gli episodi memorabilmente più “fumettosi” (per una volta, quindi, nella sua accezione più positiva e dichiarata, e non solo come scusante per obbrobri narrativi) offerti finora dallo show. Chissà, sarà un caso, che dietro c’è la la firma di un certo Silent Bob…
- Il nome dei produttori esecutivi di The Flash, Aaron e Todd Helbing, è stato messo sulla copertina del libro The Runaway Dinosaur.
- Cisco ad un certo punto cita una certa serie poco conosciuta e per nulla seguita dal pubblico generalista. Siccome è davvero poco famosa, non la citiamo neanche.
- La serie in questione è citata per via della breve resurrezione di Girder, debuttato per la prima volta nell’episodio “The Flash Is Born“. La sua resurrezione è però una semi-citazione al crossover Blackest Night, dove molti eroi e criminali verranno resuscitati dal villain Mano Nera e annessi al Corpo delle Lanterne Nere.
- L’attore col capello lungo a cui rubano il pick-up giallo è Jason Mewes, amico di lunga data di Kevin Smith che ha partecipato a svariate produzioni del regista. Il suo ruolo più famoso è quello del perditempo Jay nel film Clerks.
- Qualche parola sulla Forza di Velocità. Nell’Universo DC esiste una forza aggiuntiva a fianco di quella di gravità et simila chiamata, appunto, Forza di Velocità. E’ l’energia da cui tutti i metaumani dotati di poteri simili a quelli di Flash attingono il loro potere; nonostante non siano mai stati fatti studi completi, sembra che la fonte di questa forza sia inesauribile. La Forza di Velocità è una componente esclusiva del DC Comics Universe e personaggi come Flash, in altri universi, non avrebbero i loro poteri se non grazie ad altri strumenti che possano garantirgliene; questa cosa è stata del tutto provata nel crossover fuori dalla continuità Vendicatori/JLA. Quando la Justice League viene a conoscenza dell’Universo Marvel, la squadra manda Flash/Wally West in avanscoperta, vibrando così forte da viaggiare dall’Universo DC, a quello Marvel; quando arriva salva un giovane mutante da una folla che voleva linciarlo…ma quando tenta di scappare, inciampa, realizzando (a sue spese) di non avere potere in quella realtà.
- In “The Runaway Dinosaur” vengono mostrate solo alcune delle enormi capacità e infinite possibilità che la Forza di Velocità dà ai suoi velocisti. Nei fumetti le varie potenzialità di questo potere sono state mostrate in lungo e in largo e, pertanto, la Speed Force si dimostra una fonte di potere dalle possibilità infinite. Pensate che, con la giusta padronanza, un velocista può anche creare oggetti solidi con i suoi poteri.
- Come anticipato nel corpo della recensione, la Forza di Velocità (col tempo e con diverse pubblicazioni sul groppone) divenne una forza primordiale ed essenziale dell’Universo DC, tant’è che da diversi scrittori venne delineata come collante fra tutte le Terre del suo Multiverso. Addirittura, nel recente Multiversity, lo sceneggiatore Grant Morrison descrisse la forza di velocità come una sorta di intricata rete simile a degli invisibili vasi sanguigni in cui scorre la Forza di Velocità e che pervade tutto il Multiverso DC, rete che permette a tutti i velocisti di viaggiare nel tempo e nello spazio percorrendo quella corrente di energia, essendo (coi loro poteri) abilitati a farlo. Siccome è stata resa così importante come forza aggiuntiva dell’universo, è stata resa anche tanto importante la figura di Flash o comunque del classico archetipo del velocista DC, dove proprio in Multiversity lo stesso Morrison spiega come non solo la stessa Speed Force sia importante per questo universo narrativo, ma anche (e sopratutto) la presenza di almeno un velocista che possa percorrerla, poiché Flash è la chiave di tutta l’esistenza del Multiverso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Rupture 2×20 | 3.34 milioni – 1.3 rating |
The Runaway Dinosaur 2×21 | 3.52 milioni – 1.3 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.