L’atmosfera di questo dodicesimo episodio di Outlander è il preludio di ciò che probabilmente ci attende nel finale. Per tutta la durata della puntata la tensione è palpabile, nulla riesce a sdrammatizzare ciò che gli Highlander stanno vivendo e la consapevolezza che Jamie e Claire hanno su quello che succederà a Culloden pesa come un macigno nei loro cuori e negli occhi dei soldati ormai stremati dal freddo e dalla fame. Come sempre, è la voce di Claire che ci accompagna durante i momenti salienti di “The Hail Mary”, raccontandoci le difficoltà dei guerrieri ormai stanchi e poco fiduciosi, della propria frustrazione davanti alla storia che si sta per compiere e delle sensazione di impotenza che prova nel rendersi conto di non essere riuscita a cambiare gli eventi ma che questi si stanno abbattendo su di lei e su chi ama con forza inarrestabile.
Jamie, al contrario, cerca fino alla fine di modificare quello che ormai è inevitabile, con fiducia incrollabile affronta il consiglio di guerra, convinto di riuscire a far cambiare idea al Principe, evitando così l’infausta battaglia di Culloden.
Lo spettatore si trova a tifare per il cuore impavido e coraggioso di Fraser, pur sapendo che saranno le paure di Claire a trovare concretezza; inizialmente, i consigli di Jamie vengono messi a tacere dall’infantile e ottuso idealismo di Charles, poi si decide di mettere in atto una manovra diversiva nella notte per cogliere di sorpresa il nemico ma, quando arriva il momento, la pattuglia guidata dal Principe non si presenta. L’espressione atterrita di Jamie rivela la delusione e la consapevolezza di chi ha fallito e, proprio come Claire poco prima, si rende conto che nulla di ciò che è stato fatto cambierà ciò che sta per arrivare.
La soffiata sulla posizione dell’esercito inglese arriva da un personaggio insospettabile, Black Jack Randall che come nella comparsata in Francia, torna in Scozia nel momento più imprevedibile, dopo diverse puntate di assenza. Claire rivede il Capitano al cospetto del fratello malato Alex e in questa occasione viene a conoscenza che la giovane Mary Hawkins ha scoperto del suo tentativo di allontanarla dal ragazzo, scatenando nella donna un senso di colpa profondo. Mary è incinta, spaventata e non in grado di prendersi cura dell’amato: è Black Jack ad aiutarli economicamente e moralmente ed è qui che notiamo qualcosa di diverso nell’animo del Capitano. L’uomo mostra un lato sinceramente afflitto da ciò che sta accadendo ad Alex e chiede a Claire di aiutarlo grazie alle sue doti di guaritrice. La donna accetta in cambio dell’informazione che potrebbe aiutare gli Highlander.
Gli eventi cominciano a prendere una piega improvvisa: sapendo di avere le ore contate, Alex chiede al fratello di prendersi cura della sua Mary e del bambino, sposandola per garantirle un futuro. Il ragazzo si appella al quel briciolo di umanità che vede in Black Jack ma l’uomo non se la sente. Come può lui, che prova piacere nel provocare dolore e sofferenza, prendersi cura di qualcuno? Compreso che il futuro di Frank deriva dall’unione di Mary e il Capitano, Claire interviene e persuade l’uomo ad accettare. Assistiamo quindi al matrimonio tra i due e alla morte di Alex, con uno sguardo al futuro e a quello che questa unione porterà, indipendentemente dalla nascita di Frank. Il raccapricciante monologo di Tobias Menzies evidenzia ancora una volta quanto la mente di Randall sia deviata dalle sue perversioni. Un uomo che vive in una perenne oscurità ma che dona una parvenza di affetto e misericordia al fratello.
Il momento più toccante dell’episodio però è dedicato a Colum McKenzie che ritroviamo dopo “The Fox’s Lair“. Come nel caso di Randall, anche Colum ha un comportamento differente rispetto a come lo abbiamo conosciuto. Il dolore della malattia che avanza, si rispecchia nel suo atteggiamento dimesso e nel momento in cui chiede a Claire di aiutarlo a porre fine alla sua vita, vediamo nei suoi occhi la stanchezza di un uomo che soffre, che chiede pietà per la sua condizione.
Prima di andarsene, Colum ha un durissimo confronto con Dougal: il fiero guerriero si sente ferito quando scopre che alla morte del fratello sarà Jamie, un Fraser e non un McKenzie, a guidare il Clan.
La reazione furente dell’uomo si scontra con la razionalità della spiegazione di Colum: come nel caso di Prince Charles, anche le decisioni di Dougal sono guidate da un fanatismo idealista che non gli permette una visione allargata delle situazioni e Colum è convinto che nulla gli impedirebbe di mandare i suoi uomini contro morte certa.
Nonostante la cocente delusione, il granitico Dougal si scioglie in un pianto sincero davanti all’ultimo respiro di Colum e mostra a sé stesso e a noi spettatori tutto l’amore che prova per il fratello che ormai non c’è più. La prova di Graham McTavish è convincente, commovente e attribuisce una sfumatura importante al proprio personaggio.
“The Hail Mary” è la puntata dove c’è spazio per personaggi lasciati in disparte in questa stagione, apre nuove prospettive per il futuro e risolve situazioni lasciate apparentemente in sospeso.
Ormai la storia e ciò che deve accadere è alle porte: se ci sarà un futuro, come si presenterà? Tutto è stato scritto o inaspettatamente cambierà qualcosa? Il grandissimo pregio di questa stagione di Outlander è questo: riuscire, ad una sola puntata dal finale, a regalare allo spettatore la giusta tensione mista a incertezza, senza soluzioni scontate, tenendoci incollati allo schermo. L’imprevidibilità in una storia, dove ciò che accadrà o parte di esso è già scritto, è una dote preziosa che pochi racconti hanno. Avanti così.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Vengeance Is Mine 2×11 | 0.86 milioni – 0.1 rating |
The Hail Mary 2×12 | 1.04 milioni – 0.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.