Count Olaf: “I can act loco parentheses.”
Klaus: “In loco parentis.”
Count Olaf: “Poco De Laurentis.”
Come da titolo, “The Bad Beginning: Part Two” chiude il racconto del primo, omonimo, libro scritto dal fittizio Lemomy Snicket e, nel farlo, si ha la sensazione di assistere semplicemente alla conclusione di un film, quasi come se “The Bad Beginning: Part One” e “The Bad Beginning: Part Two” non fossero episodi di una serie ma due parti di un unico film. Lo stesso regista (Barry Sonnenfeld) e lo stesso sceneggiatore (Daniel Handler), nonchè creatore dei personaggi, aiutano in tal senso il prosieguo della visione grazie a delle sceneggiature studiate per risultare complementari e che, adattando i primi 4 dei 13 libri, di fatto possono essere considerate come 4 episodi invece che come 8. Ovviamente non abbiamo nulla contro la suddetta divisione, anzi, è comprensibile che la scelta sia dettata da esigenze seriali e da una più facile fruibilità da parte degli utenti che, a fronte di 4 episodi da 120 minuti, preferiscano 8 episodi da 50-60 minuti ciascuno: Netflix docet.
Ad una visione superficiale potrebbe sembrare che “The Bad Beginning: Part One” non sia poi in realtà così collegato con questa seconda parte, o almeno non così tanto da potersi fregiare del sottotitolo “Part One“, c’è però una ragione più profonda che lega i due episodi ed è quella di rivestire il ruolo di presentazione dell’universo narrativo di Lemony Snicket. Se “Part One” alla fine risulta come una grossa prefazione con relativa introduzione e conoscenza del Conte Olaf e dei piccoli Baudelaire, “Part Two” mette il punto a capo a questo lungo prologo tramite una palese (ed inaspettata) presa di coscienza generale delle vere intenzioni del Conte Olaf ed un relativo trasferimento dei Baudelaire verso una nuova casa, la terza in tre episodi. La sensazione di completezza che lascia “The Bad Beginning: Part Two” è impressionante, quasi come se fosse veramente la conclusione del primo atto di una grande tetralogia (anche se sappiamo già che saranno ben più di 4 atti) e non semplicemente un “secondo episodio”, fattore che in genere grava pesantemente sulla qualità e l’appetibilità di tutte le 1×02. Sonnenfeld e Handler riescono a rovesciare la situazione a loro vantaggio presentando una “Part Two” dalle molteplici facce che non puó far altro che sorprendere in positivo per coerenza, teatralità ed importanza, e tutto ciò va riconosciuto ad entrambi.
Count Olaf: “Ladies and gentlemen, I’d like to make an announcement.
There is no need to continue with tonight’s performance.
For its purpose has been served.
This has not been a scene of fiction.
My marriage to Violet Baudelaire is perfectly legal, and I am now in control of her entire fortune.”
Una delle cose più affascinanti che si può constatare durante la visione è la totale assurdità di certe situazioni che cozzano contro il buon senso comune e rendono “normale” tutto ciò che non lo è. Ecco quindi che la totale irrazionalità di dialoghi e di ragionamenti perpetrati da tutti i comprimari dello show paiono assurdi ma al contempo normali in quanto rappresentano quelli di tutta la popolazione, la palese irrazionalità diventa quindi buon senso comune e, per contraltare, i ragionamenti dei Baudelaire, del Conte Olaf e della coppia Jacquelyn/Gustav paiono più astuti e geniali di quanto in realtà non sarebbero nel mondo reale. Non c’è quindi da sorprendersi se il personaggio interpretato da Joan Cusack o Mr. Poe mancano di senno anche di fronte a situazioni apparentemente non ambigue, in fin dei conti anche questo fa parte dell’universo narrativo da cui la serie prende il titolo, e quindi la “sfortunata serie di eventi” che si sussegue nelle vite dei Baudelaire è anche dettata da questa irrazionalità. Questa disarmonia è però anche l’elemento chiave che contraddistingue l’universo narrativo fin qui tratteggiato, un elemento che si pone anche da filtro ideale per lo spettatore che, nel caso non si trovasse a suo agio in questa subdola ironia che permea lo show (ed i libri), potrebbe attribuire ogni colpa a questa caratteristica.
“The Bad Beginning: Part Two” porta all’estremo queste situazioni fino al punto di rottura rappresentato dallo smascheramento (volontario) del Count Olaf di Harris di fronte all’intero pubblico presente al teatro, un punto di rottura con cui tutti devono fare i conti nonostante la loro apparente mancanza di mordente nei ragionamenti logici, proprio perché è un momento totalmente inequivocabile. Con questo gesto, e con le relative conseguenze, si può tracciare una prima linea di confine tra il prologo rappresentato da “The Bad Beginning” ed i restanti 6 episodi, il tutto senza dimenticare il primo vero elemento truce inserito nella narrazione: l’omicidio di Gustav.
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The Bad Beginning: Part One 1×01 | ND milioni – ND rating |
The Bad Beginning: Part Two 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.