“Every great magic trick consists of three parts or acts. The first part is called “The Pledge”. The magician shows you something ordinary: a deck of cards, a bird or a man. He shows you this object. Perhaps he asks you to inspect it to see if it is indeed real, unaltered, normal. But of course… it probably isn’t. The second act is called “The Turn”. The magician takes the ordinary something and makes it do something extraordinary. Now you’re looking for the secret… but you won’t find it, because of course you’re not really looking. You don’t really want to know. You want to be fooled. But you wouldn’t clap yet. Because making something disappear isn’t enough; you have to bring it back. That’s why every magic trick has a third act, the hardest part, the part we call “The Prestige”.
[Michael Cain in “The Prestige”]
Facciamo però un paio di passi indietro. Eleanor Shellstrop dopo essere investita da una lunga fila di carrelli della spesa si risveglia nell’aldilà. Dopo aver vissuto una vita interamente dedicata a se stessa per un errore si ritrova a dover vestire i panni di un’altra Eleanor Shellstrop, attivista umanitaria dedita a migliorare il mondo. Da questo tragicomico scambio ha vita tutta una serie di errori consequenziali che portano la protagonista a dover intraprendere un numero potenzialmente infinito di azioni buone per poter dimostrare a tutti di meritarsi la sua permanenza nel Posto Buono fino al culmine dell’azione buona per eccellenza: il sacrificio di andarsene di sua spontanea volontà dal quartiere rubando il treno di Shawn. Rendendo insomma tutti felici, tutti tranne i suoi afterlife’s friends senza più una Eleanor e, ovviamente, Shawn senza più un treno.
Questa, la situazione alla vigilia di “Mindy St. Claire”. Un episodio di cui, solo dopo la visione, si comprende la necessità di trasmetterlo insieme al season finale vero e proprio: in parte per dare maggior spessore (anche dal punto di vista tecnico del minutaggio) al concludersi della vicenda, in parte per dare l’ultima spinta alla speranza degli spettatori che una redenzione anche dopo la fine terrena dell’esistenza sia possibile. Una speranza talmente assurda e improbabile da necessitare l’introduzione di un nuovo personaggio last minute, che faccia da contraltare al percorso intrapreso da Eleanor dall’episodio pilota a questa parte.
Il destino di Mindy la cocainomane è quanto di più desiderabile vi possa essere per la Eleanor dei primissimi episodi, come rimarcato spesso all’interno della serie stessa. Proprio per questo, quindi, è la cartina tornasole migliore per mostrare le differenze tra allora ed adesso, tra la Eleanor egoista e la Eleanor che ha conosciuto la sua anima gemella e incontrato nuovi veri amici.
“They’re never gonna call a train to take us to the Bad Place. They can’t, because we’re already here. This is the Bad Place.”
Tutto quanto detto finora però passa inevitabilmente in secondo piano con l’arrivo di “Michael’s Gambit”. Un episodio magico, come d’incipit, e sicuramente picco narrativo della serie, osservata nella sua interezza. Ricapitoliamo con ordine. Prima abbiamo avuto l’esibizione di un qualcosa di ordinario (“The Pledge“): un mondo post-mortem sì assurdo, ma al tempo stesso anche coerente con se stesso, lineare e ordinato. Poi, con la confessione inaspettata di Eleanor, siamo stati gettati nelle fauci del “The Turn“, con un ordinario quartiere dell’aldilà che diventa improvvisamente straordinario, popolato da errori (Jason e Eleanor su tutti, ma anche il reboot forzato di Janet); ma ancora non si può applaudire…
Come insegna l’infinito genio di Nolan, serve un terzo ulteriore passo. Un altro trucco che sia in grado di restituire apparentemente inalterato (in realtà, anche nel film, le colombe con cui termina l’esibizione non sono mai, seppur estremamente simili, le stesse con cui si era iniziato) lo status quo da cui tutto era partito. Ed ecco dunque il Michael’s Prestige, il culmine di un’operazione delicatissima ma, possiamo ora dirlo con molta serenità, pienamente riuscita. Tutto viene azzerato, un’implacabile tabula rasa si abbatte sulle vite dei protagonisti, gettando però una nuova luce su quanto successo. Le gag passate stesse, a partire dai due vecchi coniugi mostrati come esempio, fino al cagnolino spedito a calci sul sole, ritrovano nuova linfa e nuovo spessore, attraverso le nuovi lenti con cui guardarle e ricordarle. I comprimari (the real Eleanor e Michael su tutti) vengono rivoluzionati mentre i “fantastici quattro dei poveri” assistono attoniti allo scacco matto definitivo con cui la prima (e speriamo non ultima) partita si chiude.
Ci si poteva aspettare moltissime cose dal finale di The Good Place, da una clemente immedesimazione di Shawn, a una severa applicazione della Giustizia implacabile. Così non è stato. Neanche Doug Forcett si sarebbe immaginato un finale del genere. Chapeau.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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What’s My Motivation 1×11 | 3.64 milioni – 1.1 rating |
Mindy St. Claire 1×12 | 3.88 milioni – 1.1 rating |
Michael’s Gambit 1×13 | 3.88 milioni – 1.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.