Lindelof e Perrotta in questi 3 anni hanno dato solo due certezze al pubblico e agli stessi protagonisti di The Leftovers: non esiste una risposta a nulla e tutto assume un diverso significato con il passare del tempo, un significato diametralmente opposto, sfaccettato. Se la prima certezza è stata ormai accettata (anche con una buona dose di felicità derivante dall’assenza di pressioni direttamente collegate alla necessità di avere risposte), è la seconda certezza che muove tutto l’universo narrativo dello show e, senza alcun dubbio, è anche la qualità migliore di The Leftovers.
“G’Day Melbourne” si sviluppa attraverso i personaggi di Kevin e Nora ma lo fa in maniera (al solito) singolare, ovvero partendo da una situazione iniziale che li vede uniti fisicamente nell’arrivo in Australia ma separati negli intenti e nei modi; successivamente è poi la stessa unione fisica che viene meno, dividendoli e facendoli vivere esperienze diverse prima della loro ultima riunificazione e successivo definitivo(?) allontanamento. Esattamente grazie a questa divisione della narrazione in due tronconi si può notare in maniera diversa quanto ogni aspetto, secondario o meno, della trama, sia leggibile in una diversa maniera a seconda del fruitore e della lente utilizzata per guardarlo.
What About Kevin?
La prospettiva differente della realtà è un elemento affascinante che sta prendendo sempre più piede nel mondo seriale, e Mr. Robot ne è l’esempio. The Leftovers, specie nella scorsa stagione, aveva giocato molto su questo fattore, prendendo il character di Justin Theroux come punto di riferimento e valvola di sfogo. Lo stesso tentativo di divinizzarlo come un nuovo Gesù può essere visto sia dal suo punto di vista che da altri, tuttavia è indubbio che il suo personaggio stia vivendo qualcosa di particolare. In questo episodio quel qualcosa si chiama Evie.
Come si diceva sopra, la diversa percezione di un evento cambia e può cambiare a seconda delle informazioni e dell’approccio che gli si da, motivo per cui la prima chiamata a Laurie può subito far pensare ad una strana storia che vede Evie ancora viva e tenuta nascosta in Australia per volere di Nora e Laurie. È solo in un secondo momento, quando la realtà viene a galla (e questa volta in maniera oggettiva), che tutto il trascendentale messo in mostra svanisce in una bolla di sapone, trasformandosi in una ragazza indiana che lavora in una biblioteca a Melbourne. Evie è quindi morta come mostrato nella season premiere, non vive in Australia e Kevin è potenzialmente nel mezzo di una “psychotic break”.
Laurie: “I think a part of you wants to escape, Kevin.”
Kevin: “No, I don’t want to escape.”
Laurie: “Then why are you in Australia? You are chief of police.
You have responsibilities here.
It is less than a week away from the seventh anniversary and you just ran away without telling anybody.”
Kevin: “No, I came to be with Nora.
She’s the one that needed to be here.
I…”
Laurie: “She’s the one that ran away.
Kevin, are you and Nora okay?”
Il riconoscimento di un problema è il primo passo verso la guarigione, o almeno è quello che si dice. Ecco, è proprio grazie alle parole di Laurie qui citate che Kevin capisce di voler vedere ciò di cui ha bisogno e sono sempre le parole di Laurie che lo portano a vomitare addosso a Nora tutti i suoi ed i loro problemi. Inutile dire che il modo in cui ci si è arrivati sia encomiabile.
What About Nora?
Nella scorsa puntata all’improvviso, nel mezzo del deserto australiano, Kevin Garvey Sr. incontrò un uomo che si diede poi alle fiamme, il tutto a sorpresa e con un breve dialogo che, volutamente, era stato scritto in maniera generica e che, pertanto, poteva essere ricondotto solamente alla dipartita di quel maledetto October 14th, anzi 15th in Australia.
Suicide Guy: “They didn’t take me.”
Kevin Garvey Sr.: “Buddy, they didn’t take most of us.
You’re not alone, trust me.
But that was seven years ago.”
Suicide Guy: “Would you kill a baby if it would cure cancer?”
Kevin Garvey Sr.: “What?”
Suicide Guy: “Would you kill a baby if it would cure cancer?”
Kevin Garvey Sr.: “No.”
Suicide Guy: “That is exactly what I said.”
La sensazione di straniamento dettata dalla strana domanda e dalla circostanza ancora più straniante era rimasta impressa, ma nemmeno poi più di tanto, visto l’episodio delirante, infatti non si era dato più di tanto peso all’incontro ma, dopo aver ascoltato la stessa domanda e aver sentito la risposta di Nora, tutto cambia nuovamente: tema, ridondanza dell’evento, lettura dello stesso.
Dr. Eden: “We have a question for you first.”
Nora: “[…] What’s your question?”
Dr. Eden: “Two infant twins are born.
One of them will grow up to cure cancer, but only if the other one dies now.
You don’t have to kill the baby yourself, but you do have to nod to make it happen.
Do you nod?”
Nora: “[…] Kids die every day.
What’s one more? And I get to cure cancer? Of course I nod.”
Dr. Eden: “Yes, Miss Durst.
That’s it. […] I’m afraid we will not be proceeding any further.
[…] Go home, Miss Durst.
This isn’t for you.”
Ed ecco quindi che nella più classica tipologia di domande, la “Yes/No Question”, tutto assume un significato diverso e apparentemente senza senso: diverse risposte, stesso risultato. In realtà è proprio la mancanza di senso compiuto che si vuole portare a galla perché la mancanza di risposte è, per Lindelof e Perrotta, essa stessa risposta. Come dei filosofi del nuovo millennio, i due showrunner per l’ennesima volta ribaltano la situazione assegnando ad uno stesso evento (o frase) un significato retroattivo che toglie tutte le certezze faticosamente acquisite, riportando quindi lo spettatore a quel primo assioma con cui si è iniziata la recensione: non esiste una risposta a nulla.
A cosa credere quindi? Qual è lo scopo di far venire una persona da un altro continente con 20.000$ per una (presunta) truffa e poi non andare fino in fondo? La mancanza di senso e di certezze è la costante di The Leftovers, motivo per cui volutamente ognuno vede esattamente ciò che vuole vedere: Kevin vede Evie, Nora vede una truffa.
What About Kevin & Nora?
Come forse si è notato, a differenza delle scorse stagioni ogni episodio si apre con una diversa soundtrack nella sigla. Già la seconda puntata aveva sorpreso con la colonna sonora della serie tv Perfect Strangers “Nothing’s Gonna Stop Me Now”, la scorsa aveva una cover di “Personal Jesus” cantata da Richard Cheese, questo episodio invece si presenta con “This Love Is Over” di Ray Lamontagne And The Pariah Dogs. Nulla è lasciato al caso ed infatti ogni canzone ha volutamente un richiamo alla trama, quasi come una sorta di spoiler ben accettato, e ovviamente “This Love Is Over” è differente e si riferisce a Kevin e Nora.
C’è un momento molto forte durante la litigata sul finire della puntata in cui Kevin dice “The last time I told you everything, I woke up handcuffed to a bed and you were gone.“, ed è fortissima come frase perché, in mezzo a quel rigurgito di dolore, viene finalmente a galla la verità che li vede bene insieme fintanto che la relazione si mantiene su un livello superficiale, senza mai andare a commentare o riflettere sulle azioni dell’altro. Esempi lampanti: il sacchetto in testa di Kevin o i 20.000$ di Nora. Tutto è soprassedibile pur di mantenere quell’equilibrio e quella parvenza di normalità, peccato che la normalità nell’universo di The Leftovers sia venuta a mancare 7 anni fa. In un mondo in cui non esiste più nessuna certezza e non si può ottenere alcuna risposta, cosa rimane agli esseri umani rimasti se non provare ad essere felici?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Crazy Whitefella Thinking 3×03 | 0.85 milioni – 0.4 rating |
G’Day Melbourne 3×04 | 0.81 milioni – 0.3 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.