Game Of Thrones 7×01 – DragonstoneTEMPO DI LETTURA 5 min

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Shall we begin?

È una domanda più che lecita che ci si potrebbe dovrebbe fare al termine dei 55 minuti di visione. Che si sia detrattori o fan accaniti, che si sia lettori appassionati o semplici addicted della versione via cavo di questa grande epopea di nome Game Of Thrones. C’è davvero il bisogno e la necessità di iniziare la fase conclusiva della storia, lo si percepisce emotivamente e lo si può denotare chiaramente dal confluire di tutti i character verso Westeros, siano essi dotati di draghi o di enormi “estranei” giganti. Eppure, in virtù di questa sensazione viscerale, “Dragonstone” mostra, e anzi vanta, un attendismo esasperante che non può essere apprezzato né tanto meno giustificato se si guarda in prospettiva alla lunghezza di questa e della prossima stagione: solo 7 episodi per questa settima stagione, addirittura 6 per l’ottava.
Non è una novità che la season premiere stagionale sia, per scelta del duo Benioff & Weiss, un enorme recap e ce lo si poteva attendere anche questa volta. D’altronde la cosa è anche giustificata visto e considerata la mole enorme di personaggi e di storyline ancora vive e attive che devono essere portate avanti. La domanda che ci si deve porre tuttavia è un’altra: alla luce del numero esiguo di puntate (13 contro le 20 che potevano essere), c’è davvero il bisogno di “sprecare” un’intera puntata rinfrescando la memoria allo spettatore o, meglio, ci si può ancora permettere di spendere così il minutaggio di un’intera puntata? La risposta è ovviamente no, pur apprezzando la scenografia, l’impatto visivo e l’hype che genera. Ma si ritorna esattamente al punto di partenza con quest’ultima affermazione, perché Game Of Thrones non ha bisogno di hype (per quello ce n’è già abbastanza in giro) quanto piuttosto di muovere le pedine della sua scacchiera in vista del conflitto finale, il tutto mantenendo una certa razionalità e oggettività, entrambi elementi che sono venuti a mancare sul finale della scorsa stagione per quanto riguarda la situazione di Daenerys. E duole dirlo ma “Dragonstone” fa solo il minimo sindacale regalando molto fan-service in tal senso.
Nell’equilibrio generale che ancora si mantiene in Westeros nell’attesa che i 3 schieramenti collidano nello scontro finale, tutto si muove (per volere di Benioff & Weiss) senza agitare troppo le acque facendo quel tanto che basta per mantenere viva l’attenzione senza creare un vero e proprio evento scatenante. Questa è una scelta oculata (e anche discutibile) perché Game Of Thrones sceglie di mantenere inalterato quell’equilibrio che solo la caduta della Barriera o l’attacco diretto da parte di Daenerys potrebbero smuovere. Ovviamente non ci si attende che accada questo in “Dragonstone”, sono più situazione adatte ad un season finale, ma ogni storyline rimane praticamente bloccata agli eventi di quel capolavoro chiamato “The Winds Of Winter“. Ecco “Dragonstone” e “The Winds Of Winter” sono agli antipodi per qualità ed interesse che stimolano nello spettatore e sono scritti sempre dallo stesso duo che, evidentemente, sceglie di adottare due pesi e due misure conscio del successo assicurato che una season premiere senza eventi di rilievo potrebbe comunque avere. E curiosando tra forum, Facebook e recensioni altrui sembra essere proprio così.
L’equilibrio di cui si continua a parlare viene leggermente messo in discussione dal tanto agognato arrivo di Daenerys a Dragonstone, lì dove i suoi antenati avevano lanciato il primo attacco alla sovranità di Westeros e dove Stannis veniva sedotto da Melisandre mentre elucubrava di fronte alla mappa. L’arrivo e l’entrata nel castello è solenne, così come solenni sono stati tutti i momenti relativi ad un ingresso trionfale di Daenerys in ogni luogo; il silenzio dei protagonisti, accompagnato dalla gioia espressa dal volto della bionda mamma dei draghi da una musica perfetta per l’occasione, è emblema di responsabilità per ciò che questo posto potrebbe rappresentare nell’immediato futuro e di rispetto per ciò che è stato. Il tutto senza considerare l’utilità che Dragonstone avrà stando a quanto dice Sam. Già, perché in questo continuo gioco di equilibrismo, tra una Barriera che dovrebbe cadere ed una Madre dei Draghi che dovrebbe attaccare, ad ogni problema viene presentata una soluzione: per prevenire la caduta del muro di Berlino l’ex popolo libero viene stanziato in avamposti strategici, per uccidere gli Estranei invece bisogna trovare il dragonglass che, magicamente, compare proprio lì dove Daenerys è appena attraccata. In tal senso il problem-solving è a livelli di efficienza incommensurabili: c’è bisogno di qualche tonnellata di dragonglass, lo si può trovare serenamente nei giacimenti di Dragonstone. Detto fatto. E ovviamente questo non è altro che un MacGuffin narrativo per riunire sotto un’unica egida tutto il popolo di Westeros contro l’inverno che ormai è qui.
Tra le varie storyline solo quella di Arya dà effettivamente un valore aggiunto al personaggio, esplorando sia il suo lato umano (con un cameo inutile e forzato di Ed Sheeran) che quello da assassina. Non si può dire la stessa cosa del minutaggio speso con il Mastino, tuttora senza uno scopo, o con Cersei and Jaime che, pur accogliendo in udienza Euron Greyjoy, non apportano nulla di significativo all’evoluzione della storia. Ma evidentemente Benioff e Weiss ritengono che 12 episodi siano sufficienti per riuscire a giostrare degnamente il tutto.
“Dragonstone” non è la season premiere di cui si ha bisogno e nemmeno quella che ci si merita.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Inizio al fulmicotone con Arya in versione “Red Wedding”
  • Montaggio perfetto per esprimere il disgusto della routine quotidiana di Samwell Tarly
  • Regia ed effetti speciali sempre ottimi
  • Immobilismo narrativo incomprensibile
  • Problem-solving che toglie mordente alla narrazione: c’è bisogno di dragonglass ed ecco la soluzione, fatalità…
  • Molte storyline riempitive (Mastino, Cersei, Sam, Bran)

 

Non si esagererebbe dicendo che l’utilità di “Dragonstone” è pari a quella dello speciale natalizio di Sense8, eppure, non si sa come mai, la percezione collettiva è agli antipodi nonostante le tante caratteristiche condivise. Non si discute sulla regia sempre ad alti livelli o sulla qualità dell’interpretazione, quanto piuttosto si vuole puntare il dito contro quell’immobilismo narrativo di una season premiere che non può più permettersi questo lusso. Non alla luce dell’esiguo numero di episodi rimasti. Non alla luce delle aspettative del pubblico. Non alla luce di probabili salti temporali per giustificare scelte e azioni avvenute off-screan.

 

The Winds Of Winter 6×10 8.9 milioni – 4.4 rating
Dragonstone 7×01 10.1 milioni – 4.7 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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