Dopo tre settimane la particolare struttura del thriller dei fratelli Williams non risulta più così indigesta, a patto ovviamente di prestarle la massima attenzione, e ci si è ormai abituati al fatto che ciò che viene mostrato prima in realtà viene cronologicamente dopo le scene che seguono; anzi, più la narrazione di Rellik risale indietro nel tempo e più i punti oscuri del primo episodio vengono chiariti, senza che ovviamente non ne emergano di nuovi nel frattempo. Due quesiti del pilot, in particolare, trovano un loro chiarimento in “Episode 3”: uno è la natura della bravata per la quale Hannah, la figlia di Gabriel, era stata messa in punizione, l’altro è l’effettivo coinvolgimento del misterioso Patrick Barker nel caso del serial killer dell’acido.
Se nello scorso episodio la protagonista era Christine, qui è Patrick, interpretato da un ottimo Paul Rhys, a dominare la scena. Il distinto, raffinato e nel contempo sinistramente inquietante figuro visto dapprima su un aereo, in fuga da Londra, poi (che in realtà sarebbe il prima) in procinto di partire e infine, fugacemente, coperto del sangue di chissà quale vittima poteva essere uno dei sospettati come vero serial killer (davvero si può pensare che Steven Mills lo fosse?), ma la vicenda in cui si ritrova invischiato è ben più torbida e ruota intorno alla relazione incestuosa con la figliastra Sally, scoperta dalla moglie Rebecca (che ha avuto la ragazza con un altro uomo, quindi lei e Patrick non hanno legami biologici). La narrazione au contraire si dimostra in questo caso particolarmente efficace nella creazione del plot twist: l’episodio esordisce con Patrick e Sally intenti a dare fuoco a un’auto, come se si stessero sbarazzando delle prove di un delitto, e andando a ritroso l’ipotesi che l’uomo si sia macchiato di uxoricidio si rafforza sempre di più; solo alla fine, con un colpo di scena tra i più disturbanti, si scopre che è stata Sally a macchiarsi dell’omicidio, perché la madre l’aveva scoperta a letto col patrigno e voleva portarla via, ritenendola vittima di un qualche abuso. Patrick tuttavia non è completamente innocente, perché è proprio lui a sbarazzarsi del cadavere della moglie, sfigurandolo con l’acido in modo da far credere alla polizia che lo ritroverà qualche ora dopo di essere di fronte all’ennesima vittima del solito serial killer. Resta da capire se il personaggio è definitivamente uscito di scena o se sarà ripreso nei prossimi episodi, ossia se ha qualcosa a che fare con gli eventi precedenti o se invece era stato inserito nella narrazione solo per depistare il pubblico.
Chi dovrebbe occuparsi di investigare sull’assassino, Gabriel Markham, ha invece ben altri grattacapi di cui occuparsi, anche in questo caso legati al rapporto con la figlia: niente incesti, per fortuna, soltanto un’adolescente turbolenta e problematica che dopo la scoperta del tradimento extraconiugale del padre scappa di casa, salta le lezioni e finisce per essere quasi stuprata da due loschi figuri durante un rave party dopo essersi pesantemente drogata.
Rellik si prende una pausa dall’investigazione vera e propria e sceglie di esplorare il lato umano del detective sfigurato, segnato da contrasti, incomprensioni e oscuri segreti per i quali, a quanto pare, non è ancora possibile trovare una risposta: cosa nasconde alla figlia di così tremendo da spaventarsi, quando teme che l’abbia scoperto? Avrà qualcosa a che fare con la misteriosa colpa che rinfaccia in quasi ogni dialogo alla moglie? Forse Hannah non è la sua figlia biologica ed è nata da un tradimento? Comunque sia, che si tratti della sua figlia naturale o meno, Gabriel è fortemente legato a lei e non esita a mettere da parte il proprio lavoro (nonostante investigare sul serial killer lo porterebbe di fronte all’uomo che gli ha distrutto il volto, ottenendo così vendetta e giustizia) per dedicarsi interamente alla sua ricerca insieme ad Elaine, la cui presenza continua ad essere destabilizzante per la serenità familiare del protagonista.
A latere di questi due filoni narrativi ci sono altri filoni più piccoli, uno legato a Christine e a quelle sedute col dottor Taylor di cui si parlava nello scorso episodio, l’altro riguardante le evitabili vicende personali degli agenti dello stesso distretto di Gabriel ed Elaine, che questa settimana coinvolgono un poliziotto con il gusto per i pessimi scherzi e la sua vendicativa collega. Ancora non si capisce cosa questi siparietti all’interno della centrale dovrebbero aggiungere alla trama principale, ma per ora l’impressione è che si tratti solo di scene riempitive messe lì per raggiungere la durata di quasi sessanta minuti a puntata, oppure perché i fratelli Williams non sapevano come sprecare minutaggio. Magari alla fine si scoprirà che avevano anche loro un’utilità, tuttavia per ora essa è avvolta nel mistero tanto quanto la vera identità del serial killer dell’acido.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.