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Quando si arriva a metà del percorso, è da sempre buona norma fermarsi un attimo, tirare un po’ il fiato e trarre le prime conclusioni.
L’attesa attorno alla prima produzione italiana targata Netflix era davvero molto alta per vari motivi: l’appeal e la notorietà della piattaforma streaming statunitense; la speranza di avere un altro prodotto italiano di qualità, faccenda lasciata quasi esclusivamente nelle mani di Sky; l’omonimo film di Stefano Sollima, cioè una delle migliori produzioni cinematografiche italiane degli ultimi anni. Il grande hype, come ben sappiamo, non sempre ha risvolti positivi; per questo, accanto all’attesa e alla speranza, si era creato un sentimento strano, di paura, di timore che il risultato finale sarebbe stato deludente, non all’altezza. Del resto, l’altra grande produzione europea di Netflix, “Marseille”, si è rivelata assai modesta e priva di spessore, nonostante i grandi nomi coinvolti nel progetto (uno su tutti Gerard Depardieu). Dopo essere giunti al midseason, oramai lo si può dire con relativa certezza: Suburra è un prodotto molto migliore di “Marseille” e, in generale, è una serie tv assolutamente valida e ben realizzata.
L’episodio, naturalmente, non poteva che essere basato sulle conseguenze di quanto accaduto nella puntata precedente, in particolare l’uccisione di Tullio Adami da parte di Gabriele. A questo proposito occorre iniziare l’analisi di questa “La Lupa” partendo proprio dal giovane laureando. Il suo percorso, in queste cinque puntate, è stato forse quello caratterizzato dalla spirale più discendente, ed è certamente degno di interesse: in un lasso di tempo molto breve, infatti, è passato dallo spacciare qualche pasticca in palestra ad essere il sicario del più importante criminale di Roma. Questa ascesa (e al tempo stesso discesa, se intesa in un senso non di gerarchia criminale, ma psicologico e morale) è testimone di vari aspetti significativi, quali l’impossibilità di uscire da un giro criminale una volta esservi entrato, seppur dalla porta di servizio (Gabriele, infatti, era molto più collegato all’ambiente vaticano che a quello dello spaccio nelle palestre; certo, anche il Vaticano è teatro di giochi non propriamente retti e molti suoi esponenti sono collusi con il crimine organizzato, ma in questo caso il legame con il ragazzo sarebbe solo indiretto e, dunque, ininfluente sotto ogni punto di vista). Quando si parla di personaggi di spicco del mondo criminale, specialmente se vissuti in epoche passate (es: Lucky Luciano, Al Capone, Joe Masseria…) o molto anziani, si tende a citare piuttosto spesso un certo “onore” intrinseco nelle azioni di questi uomini, una specie di codice di condotta fondato su chissà quali valori. Si dicono, infatti, frasi come “eh, ma un tempo i bambini non si toccavano”, “quando una persona stringeva un patto, allora lo onorava”. Come se fosse ancora necessario, Suburra dimostra chiaramente che tutto ciò è assolutamente falso e che i vecchi boss non sono certo uomini d’onore o di parola, Samurai, infatti, non rispetta certo la promessa fatta a Gabriele, in quanto, da parte sua, non c’è la minima intenzione di rinunciare al ragazzo che si trova in una posizione assolutamente privilegiata (è nelle grazie di Aureliano, la persona che lui vuole tenere sotto controllo) e che, al tempo stesso, è facilmente ricattabile, avendo compiuto un duplice omicidio.
Trovandosi in una situazione impossibile da gestire, costretto a mentire a tutti e a dover fare il doppio/triplo gioco (triplo perché la scena finale potrebbe far presupporre così), era inevitabile che, prima o poi, qualche nodo dovesse iniziare a venire al pettine. Dovendo scegliere da chi cominciare, si è deciso giustamente di farlo a partire dal padre. La ragione è molto semplice: di tutte le persone che conoscono Gabriele, Samurai è a conoscenza praticamente di ogni aspetto della sua breve, ma certamente intensa, carriera (forse non sa del suo rapporto con Sara ma, stando a quanto mostrato in questo episodio nel dialogo tra Samurai e la stessa Sara, è difficile credere che possa essere all’oscuro di un segreto così grande); Aureliano e Spadino, invece, sanno del ricatto a Theodosiou e dei debiti, anche se Spadino non sa (o, perlomeno, non ci è stato mostrato il momento nel quale ne verrebbe a conoscenza) l’identità del creditore, ma sono all’oscuro su tutta la parte relativa all’omicidio del signor Adami; Sara è a conoscenza dei suoi legami nel mondo della droga e sospetta che qualcosa stia accadendo tra lui e Samurai, ma ignora ricatti e omicidi; il padre di Gabriele, infine, lo riteneva fino a poco fa un figlio esemplare e uno studente modello. Iniziando a capire che molto gli sia stato nascosto, anche lui entra a far parte di quel meccanismo dalla struttura molto complicata nel quale tutti sanno qualcosa del ragazzo, ma nessuno sa tutto.
Trovandosi in una situazione impossibile da gestire, costretto a mentire a tutti e a dover fare il doppio/triplo gioco (triplo perché la scena finale potrebbe far presupporre così), era inevitabile che, prima o poi, qualche nodo dovesse iniziare a venire al pettine. Dovendo scegliere da chi cominciare, si è deciso giustamente di farlo a partire dal padre. La ragione è molto semplice: di tutte le persone che conoscono Gabriele, Samurai è a conoscenza praticamente di ogni aspetto della sua breve, ma certamente intensa, carriera (forse non sa del suo rapporto con Sara ma, stando a quanto mostrato in questo episodio nel dialogo tra Samurai e la stessa Sara, è difficile credere che possa essere all’oscuro di un segreto così grande); Aureliano e Spadino, invece, sanno del ricatto a Theodosiou e dei debiti, anche se Spadino non sa (o, perlomeno, non ci è stato mostrato il momento nel quale ne verrebbe a conoscenza) l’identità del creditore, ma sono all’oscuro su tutta la parte relativa all’omicidio del signor Adami; Sara è a conoscenza dei suoi legami nel mondo della droga e sospetta che qualcosa stia accadendo tra lui e Samurai, ma ignora ricatti e omicidi; il padre di Gabriele, infine, lo riteneva fino a poco fa un figlio esemplare e uno studente modello. Iniziando a capire che molto gli sia stato nascosto, anche lui entra a far parte di quel meccanismo dalla struttura molto complicata nel quale tutti sanno qualcosa del ragazzo, ma nessuno sa tutto.
Essendo incredibilmente difficile mantenere così tanti segreti e dover mentire così bene a molte persone (e ad ognuna di esse va raccontata una storia diversa), è inevitabile che, ad un certo punto, qualcuno verrà a conoscenza di un pezzo del puzzle del quale non era a conoscenza; a quel punto, il cerchio attorno a Gabriele non potrà che stringersi sempre di più.
In definitiva, questo personaggio è certamente uno dei più interessanti di questa serie, ma è piuttosto carente sotto un punto di vista dalla grande rilevanza: l’interpretazione. La recitazione di Eduardo Valdarnini, infatti, è abbastanza sottotono e non pienamente in grado di dare spessore ad un personaggio sfaccettato come quello di Lele. C’è da dire, però, che è stato anche sfortunato, dato che si trova a dover interagire con Aureliano e Spadino, cioè i personaggi interpretati dagli attori più calati nella parte e che stanno offrendo le performance migliori.
“Non era proprio come me lo so’ sognata.”
“E com’era?”
“Beh, un po’ più movimentato.”
Uno dei motivi di interesse di questa puntata era senza dubbio rappresentato dal matrimonio di Spadino con Angelica. Più che per la cerimonia in sé, l’attesa era rivolta verso la prima notte di nozze, che non si sarebbe potuta che rivelare problematica per il giovane Anacleti, vista la sua omosessualità. Puntualmente, così è stato, anzi, è andata probabilmente peggio delle previsioni. La tensione accumulata in questi mesi per il matrimonio, l’essere a conoscenza della reazione del fratello (e, forse di tutta la famiglia) ad un eventuale coming-out hanno reso tesissimo Spadino che, dopo aver provato a seguire la tattica dell’apatia, perde improvvisamente la staffe. Forse Angelica non rivelerà mai quanto successo, ma quel che è certo è che il rapporto di coppia si è già logorato in modo definitivo dopo una notte di nozze, quindi il resto della relazione sarà ancora più difficile. Inoltre, Spadino si sente oramai oppresso oltre ogni limite: per tutta la vita, infatti, gli è stato detto cosa fare, come comportarsi e, ora, chi amare.“Daje”
Quando si sta soffocando, logicamente si cerca il primo spiffero d’aria disponibile per tornare a respirare. Nel caso del giovane sinti, questo spiffero è rappresentato da un criminale di Ostia coi capelli ossigenati. Aureliano, infatti, al termine dell’episodio propone a lui e Gabriele di entrare in affari, chiudere con le loro famiglie e prendere il controllo dei terreni di Ostia. Pensandoci bene, tutti e tre i membri di questa nuova banda sono accomunati da un fattore comune: la volontà di non seguire le orme della figura paterna o, in ogni caso, della persona che ha funto da guida e da genitore in tutti questi anni. Spadino, infatti, vuole emanciparsi dal fratello e da tutte le regole e tradizioni della sua famiglia; Gabriele, come spiegato nell’acceso dibattito di questo episodio, non sa cosa ha scelto di fare, ma di sicuro ha scelto cosa non fare, ossia il poliziotto, come desiderato dal padre; per Aureliano, invece, la situazione è leggermente diversa. Lui, infatti, ha certamente il desiderio di seguire un percorso diverso da quello del genitore (un esempio su tutti, non essere così reverenziale nei confronti di Samurai); la decisione di cambiare effettivamente rotta, però, è stata presa dopo la morte del padre. Fino a quando Tullio è rimasto in vita, infatti, né lui né la sorella si ponevano problemi relativi alla successione, ognuno gestiva gli affari a modo suo, il rapporto tra fratelli restava buono e, in caso di incomprensioni, Aureliano se la sarebbe presa con il suo vecchio.
La sua uccisione, logicamente, ha cambiato tutto, ed è stata una doccia fredda per il personaggio di Alessandro Borghi sotto molti punti di vista: innanzitutto, è stata rivelata l’illusorietà delle sue convinzioni di essere l’erede designato, pronto a prendere in mano le redini dell’attività di famiglia. Ragionando lucidamente, non si trovano motivi che facciano propendere per una leadership di Aureliano, fratello minore che non si è mai occupato dell’organizzazione del business o di tenersi informato sulla situazione contabile. L’ascesa di Livia, dunque, era inevitabile e assolutamente logica, anche perché gli alleati della famiglia Adami non possono che riporre più fiducia in lei che nel fratello scapestrato. Inoltre, dopo anni di liti, insulti e incomprensioni, si è accorto di quanto il padre gli manchi (questo aspetto, dal punto di vista morale, potrebbe essere ancora peggiore del precedente).
Non si sa come si svilupperanno gli affari del trio, ma bisogna sempre tenere a mente cosa accadde nel film (ambientato qualche anno dopo la serie) tra Aureliano e Spadino. Considerare questo fatto potrebbe rivelarsi un grande aiuto nell’analisi e nella previsione delle future vicende relative a questi personaggi. Inoltre, non vanno dimenticati i segreti di Gabriele che, anzi, nell’immediato futuro potrebbero avere un peso maggiore rispetto alla conoscenza di eventi che accadranno solo qualche anno dopo.
All’interno di questo episodio, si segnala un momento molto importante che ha riguardato la contessa e la spiegazione del suo odio nei confronti di Samurai. La figura della nobildonna, fino ad ora lasciata abbastanza in disparte, potrebbe assumere un’importanza capitale ora che la situazione relativa ai terreni di Ostia entrerà nel vivo e sarà più intricata che mai, con l’imprevedibilità del trio di cui sopra e con Samurai che ha scoperto il piano di Sara. Per permettere alla donna di continuare a competere con il boss di lunga data, l’apporto della contessa sarà fondamentale.
Un maggior focus su questa storyline potrebbe aiutare anche l’unico personaggio realmente sottotono in questa serie, Amedeo Cinaglia. In teoria, la storia di un politico retto ed onesto che, dopo una carriera intransigente, si fa corrompere e deve fare i conti, tra le altre cose, con la sua morale, dovrebbe avere un potenziale immenso e un ottimo impatto sullo schermo; nella realtà, niente di tutto questo sta accadendo. Le vicende del consigliere, infatti, sembrano trattate sempre con superficialità, con un po’ di accenni qua e là, ma senza la volontà di scavare veramente, come fatto con tutti gli altri. Suburra è chiaramente un prodotto che punta a competere con Sky e con le grandi produzioni internazionali ma, quando si arriva a Cinaglia, sembra che il target improvvisamente si sposti e si assesti su un livello molto più basso. Ad una scrittura del personaggio e delle vicende a lui collegate abbastanza pigra si aggiungono, purtroppo, un isolamento di questo personaggio rispetto alla maggior parte degli altri character (con l’esclusione di Samurai, che comunque incontra di rado) e un’interpretazione di Filippo Nigro buona, ma non eccellente come quella di gran parte del cast. Risolvendo questi problemi, la seconda stagione potrebbe davvero puntare in alto, perché il resto è davvero valido.
In definitiva, questo personaggio è certamente uno dei più interessanti di questa serie, ma è piuttosto carente sotto un punto di vista dalla grande rilevanza: l’interpretazione. La recitazione di Eduardo Valdarnini, infatti, è abbastanza sottotono e non pienamente in grado di dare spessore ad un personaggio sfaccettato come quello di Lele. C’è da dire, però, che è stato anche sfortunato, dato che si trova a dover interagire con Aureliano e Spadino, cioè i personaggi interpretati dagli attori più calati nella parte e che stanno offrendo le performance migliori.
“Non era proprio come me lo so’ sognata.”
“E com’era?”
“Beh, un po’ più movimentato.”
Uno dei motivi di interesse di questa puntata era senza dubbio rappresentato dal matrimonio di Spadino con Angelica. Più che per la cerimonia in sé, l’attesa era rivolta verso la prima notte di nozze, che non si sarebbe potuta che rivelare problematica per il giovane Anacleti, vista la sua omosessualità. Puntualmente, così è stato, anzi, è andata probabilmente peggio delle previsioni. La tensione accumulata in questi mesi per il matrimonio, l’essere a conoscenza della reazione del fratello (e, forse di tutta la famiglia) ad un eventuale coming-out hanno reso tesissimo Spadino che, dopo aver provato a seguire la tattica dell’apatia, perde improvvisamente la staffe. Forse Angelica non rivelerà mai quanto successo, ma quel che è certo è che il rapporto di coppia si è già logorato in modo definitivo dopo una notte di nozze, quindi il resto della relazione sarà ancora più difficile. Inoltre, Spadino si sente oramai oppresso oltre ogni limite: per tutta la vita, infatti, gli è stato detto cosa fare, come comportarsi e, ora, chi amare.“Daje”
Quando si sta soffocando, logicamente si cerca il primo spiffero d’aria disponibile per tornare a respirare. Nel caso del giovane sinti, questo spiffero è rappresentato da un criminale di Ostia coi capelli ossigenati. Aureliano, infatti, al termine dell’episodio propone a lui e Gabriele di entrare in affari, chiudere con le loro famiglie e prendere il controllo dei terreni di Ostia. Pensandoci bene, tutti e tre i membri di questa nuova banda sono accomunati da un fattore comune: la volontà di non seguire le orme della figura paterna o, in ogni caso, della persona che ha funto da guida e da genitore in tutti questi anni. Spadino, infatti, vuole emanciparsi dal fratello e da tutte le regole e tradizioni della sua famiglia; Gabriele, come spiegato nell’acceso dibattito di questo episodio, non sa cosa ha scelto di fare, ma di sicuro ha scelto cosa non fare, ossia il poliziotto, come desiderato dal padre; per Aureliano, invece, la situazione è leggermente diversa. Lui, infatti, ha certamente il desiderio di seguire un percorso diverso da quello del genitore (un esempio su tutti, non essere così reverenziale nei confronti di Samurai); la decisione di cambiare effettivamente rotta, però, è stata presa dopo la morte del padre. Fino a quando Tullio è rimasto in vita, infatti, né lui né la sorella si ponevano problemi relativi alla successione, ognuno gestiva gli affari a modo suo, il rapporto tra fratelli restava buono e, in caso di incomprensioni, Aureliano se la sarebbe presa con il suo vecchio.
La sua uccisione, logicamente, ha cambiato tutto, ed è stata una doccia fredda per il personaggio di Alessandro Borghi sotto molti punti di vista: innanzitutto, è stata rivelata l’illusorietà delle sue convinzioni di essere l’erede designato, pronto a prendere in mano le redini dell’attività di famiglia. Ragionando lucidamente, non si trovano motivi che facciano propendere per una leadership di Aureliano, fratello minore che non si è mai occupato dell’organizzazione del business o di tenersi informato sulla situazione contabile. L’ascesa di Livia, dunque, era inevitabile e assolutamente logica, anche perché gli alleati della famiglia Adami non possono che riporre più fiducia in lei che nel fratello scapestrato. Inoltre, dopo anni di liti, insulti e incomprensioni, si è accorto di quanto il padre gli manchi (questo aspetto, dal punto di vista morale, potrebbe essere ancora peggiore del precedente).
Non si sa come si svilupperanno gli affari del trio, ma bisogna sempre tenere a mente cosa accadde nel film (ambientato qualche anno dopo la serie) tra Aureliano e Spadino. Considerare questo fatto potrebbe rivelarsi un grande aiuto nell’analisi e nella previsione delle future vicende relative a questi personaggi. Inoltre, non vanno dimenticati i segreti di Gabriele che, anzi, nell’immediato futuro potrebbero avere un peso maggiore rispetto alla conoscenza di eventi che accadranno solo qualche anno dopo.
All’interno di questo episodio, si segnala un momento molto importante che ha riguardato la contessa e la spiegazione del suo odio nei confronti di Samurai. La figura della nobildonna, fino ad ora lasciata abbastanza in disparte, potrebbe assumere un’importanza capitale ora che la situazione relativa ai terreni di Ostia entrerà nel vivo e sarà più intricata che mai, con l’imprevedibilità del trio di cui sopra e con Samurai che ha scoperto il piano di Sara. Per permettere alla donna di continuare a competere con il boss di lunga data, l’apporto della contessa sarà fondamentale.
Un maggior focus su questa storyline potrebbe aiutare anche l’unico personaggio realmente sottotono in questa serie, Amedeo Cinaglia. In teoria, la storia di un politico retto ed onesto che, dopo una carriera intransigente, si fa corrompere e deve fare i conti, tra le altre cose, con la sua morale, dovrebbe avere un potenziale immenso e un ottimo impatto sullo schermo; nella realtà, niente di tutto questo sta accadendo. Le vicende del consigliere, infatti, sembrano trattate sempre con superficialità, con un po’ di accenni qua e là, ma senza la volontà di scavare veramente, come fatto con tutti gli altri. Suburra è chiaramente un prodotto che punta a competere con Sky e con le grandi produzioni internazionali ma, quando si arriva a Cinaglia, sembra che il target improvvisamente si sposti e si assesti su un livello molto più basso. Ad una scrittura del personaggio e delle vicende a lui collegate abbastanza pigra si aggiungono, purtroppo, un isolamento di questo personaggio rispetto alla maggior parte degli altri character (con l’esclusione di Samurai, che comunque incontra di rado) e un’interpretazione di Filippo Nigro buona, ma non eccellente come quella di gran parte del cast. Risolvendo questi problemi, la seconda stagione potrebbe davvero puntare in alto, perché il resto è davvero valido.
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Giunti a metà stagione, Suburra conferma tutte le sue potenzialità. Bisogna ancora sistemare qualcosa ma, nel frattempo, ringraziamo sentitamente. Purtroppo i nostri voti sono standard, altrimenti un bel “Daje them all” ci sarebbe stato benissimo.
Buon Appetito 1×04 | ND milioni – ND rating |
La Lupa 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.