Gambi: “What do you see?”
Black Lightning: “I see everything.”
Sembra paradossale questa frase pronunciata dal protagonista di Black Lightning.
Perché in realtà, nonostante gli apparecchi sofisticati di Gambi, che aumentano di puntata in puntata (ma se ci lavorava da anni non poteva darglieli direttamente tutti prima?), quello che sembra sfuggirgli è proprio la visione d’insieme.
E non solo la sua, ma quella di tutti i personaggi della serie.
Non si spiegherebbero altrimenti tutte le palesi forzature narrative che gli autori hanno deciso di inserire per tirare avanti lo show nella direzione che essi stessi hanno scelto. Una scelta che non è del tutto sbagliata, e a pensarci è forse l’unica possibile, ma che sa comunque di forzata e artificiale.
A partire dal fatto che ormai qualsiasi persona di Freeland avrebbe dovuto capire che il preside Pierce è Black Lightning. È vero che anche i colleghi di Clark Kent non hanno mai capito che era Superman nonostante fosse uguale a lui a parte gli occhiali e scomparisse puntualmente quando c’era un pericolo per tornare al momento giusto (e nessuno lo ha mai denunciato per atti osceni mentre si cambiava dentro le cabine telefoniche), però quello era un fumetto abbastanza ingenuo ai suoi inizi e non necessitava di tante spiegazioni.
Ma per Black Lightining il discorso è diverso: nel 2018, e dopo numerosi anni di trasposizioni fumettistiche per il piccolo schermo, non si può pensare che nessuno abbia collegato il ritorno del Fulmine Nero con quello che succede intorno ai conoscenti del “Black Jesus” di Freeland. Di certo non i villain che, anche in questo episodio, aumentano di numero con l’introduzione della sorella di Tobias, ma non aumenta la loro capacità di organizzarsi per tempo o di chiedersi come mai il supereroe è tornato in attività dopo il rapimento delle figlie del preside, e quindi magari una controllatina alle sue abitudini quotidiane sarebbe d’obbligo.
Ma no, i villain preferiscono prendersi sempre più tempo per fare l’unica cosa giusta solo nel finale con un discorso di Tobias al giovane Kahlil che lo fa assomigliare all’imperatore Palpatine mentre cerca di portare Anakyn Skywalker al lato oscuro della forza. Questo è forse l’unico snodo veramente interessante della storia e viene riservato solo per il cliffhanger finale.
Il resto della puntata è puro dialogo più o meno sconclusionato tra i vari personaggi, pipponi sul consumo di droghe da parte dei giovani afro-americani che perdono così la loro corsa della vita, titubanze da entrambe le parti a fare effettivamente qualcosa e lunghe e patetiche scene soapish che non riescono a creare empatia ma solo a far cadere le palle ad allungare il brodo per un episodio di raccordo che serve unicamente ad anticipare ciò che accadrà nelle prossime puntate.
In tutto questo, però, ci sono anche delle cose positive: per esempio il ruolo sempre maggiore che ha Anissa all’interno della narrazione. L’erede del Fulmine Nero comincia a fare pratica dei suoi super-poteri ed è effettivamente l’unica a fare qualcosa in questa puntata, lasciando da parte i dubbi amletici e decidendo di dare libero sfogo al suo potenziale.
Anche in questo caso però gli indizi sull’identità della nuova vigilante sarebbero già stati scoperti da tempo, sia dai suoi genitori (che sembrano non essersi ancor accorti del lavandino rotto nella prima puntata) che dai villain. E il fatto che nemmeno Gambi riesca a riconoscerla perché (guarda caso) la telecamera di sorveglianza si rompe proprio un istante prima di inquadrarla non va a favore della plausibilità della storia, anzi è l’ennesima forzatura che rende irrealistico il tutto.
Ed è un peccato perché il personaggio è veramente interessante anche se è stato affrontato in maniera abbastanza discontinua finora dagli sceneggiatori, ma è in effetti l’unico personaggio che, in questa puntata, regala momenti di pura azione.
Per il resto è presente solo un’altra scena d’azione degna di nota, e viene puntualmente smorzata da una battuta abbastanza demenziale (la richiesta di Two Bits di poter farsi un selfie con Black Lightning) che rovina tutto. Oltretutto anche Two Bits dovrebbe aver capito chi è Black Lightning dal momento che non può essere un caso che appaia solo qualche istante dopo la sua chiacchierata con il preside Pierce, ma allora sarebbe troppo semplice no? Il problema reale di questa serie è il fatto di aver inserito troppe storyline in poche puntate e di essersi poi arenata per approfondirle, lasciando sempre meno spazio all’azione vera, in favore di ampie e dibattute riflessioni sul senso della giustizia e sui problemi sociali.
C’è solo da sperare che il cliffhanger finale e la decisione di Anissa regali, da qui in poi, una traccia più chiara da seguire per gli sceneggiatori, ma soprattutto per gli spettatori.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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LaWanda: The Book Of Burial 1×03 | 2.21 milioni – 0.8 rating |
Black Jesus 1×04 | 1.88 milioni – 0.6 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!