“My mercy prevails over my wrath.”
Non ci stancheremo mai di sottolineare quanto ingrato sia il compito di un recensore nella valutazione di un episodio di The Walking Dead, sia per la difficoltà di tradurre in italiano il susseguirsi di bestemmie che albergano nella mente di chi scrive, sia perché, in virtù della responsabilità insita in questo ruolo, romanticamente riconducibile al ruolo di guida, ogni considerazione personale dovrebbe essere accantonata nel buon nome dell’oggettività più assoluta. Sebbene chi scrive non si trovi d’accordo con la decisione di preferire la pietà al massacro indiscriminato, quanto accaduto in questo season finale risulta infine coerente con quanto visto finora, nel bene e nel male o, se volete, nel buono e nello schifo che questa ottava stagione ci ha regalato. La pietà, alla fine, ha prevalso sull’ira, l’odio viscerale ha lasciato il posto al desiderio di rinascita e, come al solito, il bene ha trionfato sul male in barba a tutti quelli che, non per cattiveria ma guidati dal desiderio di provare nuovamente qualche emozione durante la visione del Morto Che Cammina, confidavano in un bagno di sangue globale, magari con qualche morte importante oltre a quella di Negan, morte che tra l’altro, alla fine, non è nemmeno arrivata.
“You’ll be an example of what this will be. We’re not gonna kill you. We’re not gonna hurt you. You’re gonna rot in a cell. For the rest of your life, day after day. You’re gonna be evidence, that we’re makin’ a civilization, something like what we had, something we’re gonna get back. And you get to watch it happen. And you get see how wrong you were about what people can be, about what life can be.”
La decisione di risparmiare Negan, per quanto discutibile, appare infine “giusta” se vista in relazione al percorso di Rick e all’eredità che Carl, nei suoi ultimi istanti di vita, sperava di lasciare alle persone care che lo hanno accompagnato in questi otto anni di cammino televisivo. Ciò non toglie che, guardando la cosa dal punto di vista del realismo – se di realismo si può parlare visto il contesto della serie – chiunque nei panni di Rick avrebbe optato per una morte lenta e dolorosa ai danni della sua nemesi, a maggior ragione se si pensa allo scambio di battute via radio con Michonne che ha accompagnato il finale della scorsa puntata.
Dal punto di vista prettamente televisivo bisogna tenere conto inoltre del ruolo che Negan avrà nelle prossime stagioni: escludendo a priori una possibile redenzione, che risulterebbe fuori luogo e ben poco coerente con quanto mostrato finora dal personaggio di Jeffrey Dean Morgan, e soprattutto escludendo l’esclusione totale dello stesso dalle vicende del gruppo, una sua futura evasione al momento sembra essere l’unica ipotesi possibile per non sacrificare un character del calibro di Negan, il quale, a questo punto, avrebbe forse meritato un’uscita di scena contraddistinta da violenza e sadismo per non arrivare a svilirne la figura in futuro. Nulla naturalmente vieta di ovviare alla situazione in un altro momento, magari per mano di Maggie, forse la più “meritevole” da questo punto di vista, ma non aver chiuso il personaggio in questo season finale, a prescindere dalla linearità e dalla coerenza della trama, appare inevitabilmente come l’ennesima occasione mancata per concludere con qualcosa di buono una stagione oltremodo deludente.
“Dear Carl. I remember. I forgot who I was. You made me remember…”
E allora, come valutare questo finale di stagione? All’interno dell’episodio qualcosa di buono c’è, a partire dalla coerenza già menzionata, la quale magari sarà apprezzata dallo zoccolo duro che ancora difende a spada tratta lo show; il sabotaggio di Eugene, naturalmente, unico vero colpo di scena della puntata; o ancora l’interpretazione di Andrew Lincoln, davvero bravo a mostrare il disagio e le contraddizioni di un padre alle prese con il bruciante desiderio di ottenere la sua vendetta, in conflitto con le ultime volontà del figlio scomparso. D’altra parte l’assenza del tanto bramato massacro indiscriminato ai danni dei Saviors, l’imbarazzante tentativo di fuga di Gabriel, la pietà mostrata da Daryl a Dwight ed il deludente confronto finale tra Rick e Negan, sono tutti elementi che rendono molto difficoltoso esprimere un giudizio positivo sull’atto finale di questa ottava stagione. Un giudizio che, tra l’altro, non può non tenere conto dello schifo mostrato nelle puntate precedenti, schifo che trova in questo finale un sunto abbastanza significativo e che, ironicamente, risulta coerente quanto la decisione di preferire la pietà al cieco desiderio di vendetta.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Worth 8×15 | 6.65 milioni – 2.8 rating |
Wrath 8×16 | 7.91 milioni – 3.4 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.