Difficilmente The Path ha sorpreso in positivo, più facilmente ha invece confermato alcuni difetti di fabbrica e alcuni ridondanti modi di gestire le trame che, alla fine, non hanno mai veramente ripagato né in termini di storia né in termini di appagamento durante la visione. Questa terza stagione, proprio per il modo in cui era stata audacemente lanciata (con un Eddie Lane a capo del movimento Meyerista), poteva rappresentare il momento della svolta e andare più in profondità, invece, come dimostrato da “A New American Religion” e “Blood Moon”, il tutto si conclude a tarallucci e vino. Non una grossa novità, ma discretamente triste se si pensa alla cancellazione ufficiale arrivata da Hulu, e quindi, indirettamente, al valore di quell’ultima scena in “Blood Moon”.
Cal: “Like I said, Eddie Lane is a real person with flaws and a temper. Dr. Steven Meyer founded The Movement because he saw so much darkness in the world and he wanted to find a community – of people looking for Light.
[…] Like every great leader, Eddie has brought The Movement into a new generation, and we’re bigger, more relevant than Steve ever imagined. Meyerism’s changed as the world has changed. But but look, here’s the point. Eddie Lane gives me hope.
[…] You are a professor of religion. So I’m sure you understand that most religions believe in some sort of afterlife.”
Prof. Neill: “Yes, they do, but they don’t blindly follow some guy from Brooklyn into the afterlife.”
Cal: “Is it Brooklyn specifically that’s the problem? Would it be easier if he were from Manhattan? No? What do you think happens when we die?”
Prof. Neill: “Oh, I honestly don’t know.”
Cal: “Nor do I think anyone should claim to know. Well, I choose to believe in a Garden. That’s what helps me get through my day. That and the belief that I’m helping others do the same thing. So if having deep faith in something greater than you makes you a cult then I guess we’re a cult.”
In questi ultimi due episodi succede un po’ di tutto ma alla fine cambia veramente poco. Sullo sfondo, a smuovere le acque, rimane il passato molto oscuro di Meyer e il modo in cui le accuse di pedofilia nei suoi confronti non siano mai emerse, motivo per cui poi alla fine sia Eddie che Cal subiscono indirettamente l’impatto di queste azioni e reagiscono diversamente nel presente. Se il primo decide di optare per una purificazione del movimento tramite la “rivelazione” di quanto fatto dal suo creatore, il secondo, che ha subìto personalmente le violenze del suo padre adottivo, salvo poi sotterrarle nei meandri della memoria, tenta il suicidio sopraffatto dal dolore e dalla perdita di Mary e Forrest. Insomma ci sono tutti gli indizi per mandare la storia in una certa direzione salvo poi troncare il tutto nei momenti finali (anche scontatamente per quanto riguarda il suicidio di Cal), ed è esattamente questo il problema principale di questi due episodi (e forse della serie stessa): non c’è praticamente mai un vero cambiamento.
La stessa Vera, protagonista della stagione, è passata attraverso vari status quo salvo poi essere uccisa drammaticamente (e con sommo dispiacere, visto che il character era stato ben delineato) da sua madre. Decisione discutibilissima, tra le altre cose, perché Freida Pinto era effettivamente stata una boccata d’aria fresca per The Path e, anche se la serie non è stata rinnovata, avrebbe potenzialmente aiutato a mantenere parte della freschezza guadagnata quest’anno. E invece, a riprova dell’immobilismo che Jessica Goldberg (in “Blood Moon” anche nel ruolo di sceneggiatrice) ha imposto alla sua creatura, tra le due possibili opzioni viene scelta nuovamente quella che riporta la storia nel suo pantano, un pantano che ha oggettivamente stancato.
Alla luce di tutto quello che è accaduto in questa stagione (Hawk si scopre gay, Cal ed Eddie diventano BFF, Eddie diventa capo del Movimento Meyerista, Sarah affronta la perdita del suo credo, ecc.) alla fine rimane gran poco di tutti questi cambiamenti. Un errore, questo, pagato sonoramente con la cancellazione della serie a causa di bassi ascolti derivanti, verosimilmente, da un calo di appeal manifestato dal pubblico, oramai avvezzo a questo ciclico “nulla di fatto”. E quindi, a distanza di tre anni, si saluta una serie che ha fatto qualche cambiamento all’interno del suo status quo ma, se messo in rapporto a tutto ciò che è avvenuto, ha tenuto vivo circa un 10% di quanto fatto. Troppo poco per non sentirsi presi in giro.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Bad Faith 3×11 | ND milioni – ND rating |
A New American Religion 3×12 | ND milioni – ND rating |
Blood Moon 3×13 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.