Accerchiata da tutto il Pentagono e massacrata dall’opinione pubblica, esattamente come fu per il suo predecessore, Claire sembra non avere alternative se non quella di presentare spontaneamente le proprie dimissioni. Ma…
Le prime puntate di questa ultima stagione di House of Cards, bisogna ammettere, hanno tenuto banco abbastanza bene, nonostante uno scetticismo generale di chi sapeva benissimo su cosa, o meglio su chi, si fosse retta la serie in questi anni. Certo, i giorni migliori sono passati e l’ingombrante assenza di Kevin Spacey continua a pesare parecchio sull’andatura della presente stagione, ma la stessa ci ha provato e si è lanciata al meglio delle sue possibilità. La serie, infatti, continua a giocare le carte forti e in questi cinque episodi abbiamo ritrovato tutto quello che ci ha fatto innamorare di House Of Cards: giochi di potere, cospirazioni, macchinose mosse che minano alla autorità di questo o di quell’altro politico, spregiudicatezza e cadaveri utili alla causa. Tutto ciò messo in scena molto bene soprattutto grazie a Robin Wright, unico e indiscusso motivo per cui vale la pena dare una chance alla stagione. Da sempre infatti House Of Cards ci ha ammaliato non per la trama o per il racconto politico, entrambi elementi piuttosto deboli, ma per l’incredibile presenza scenica dei suoi protagonisti, gli Underwood. Senza più Francis, Claire non guadagna l’occasione di avere la scena tutta per se, ma piuttosto perde un importante alleato nel reggere il peso di una serie come House Of Cards. Ma di questo ne sono ben consapevoli tutti, diversamente nessuno si sarebbe buttato in una folle impresa senza conoscerne tutti i rischi.
Claire diventa quindi il nuovo interlocutore di noi spettatori ed eredita sulle spalle un importante livello di iniquità e amoralità da mantenere. E le riesce. Le riesce anche bene perché forte di una caratterizzazione alle spalle e perché le scelte narrative degli autori hanno fatto sì che Frank presenziasse ancora nella vita della moglie, che continua a citarlo al momento opportuno, gelida e impassibile come se stesse scavalcando uno dei tanti cadaveri che gli Underwood hanno lasciato durante la loro scalata verso il potere.
Continuando sulla scia dei suoi predecessori, dunque, questo quinto episodio era iniziato discretamente e la spavalda sicurezza di Claire preannunciava un piano e una strategia politica che avrebbe vanificato qualsiasi tentativo di sovrastarla. In realtà il tutto si riduce, semplicemente, nel congedare i Ministri e formare un nuovo Gabinetto, tutto in rosa. Una scelta narrativa banale e una scelta politica debole: le accuse mosse al Presidente sono gravi, così come il tentativo di destituirla tramite il XXV emendamento, giocare a scambiarsi figurine è una scelta un po’ sottotono. Rafforzare il proprio centro di potere tramite un più fidato team porterà certamente più stabilità politica, ma non sarebbe stato più accattivante – e più realistico – giocare sul terreno dei nemici? La scoperta finale ci lascia delusi e amareggiati poiché tutti siamo consci delle potenzialità del nuovo Presidente, che vanno ben oltre la ricerca del consenso tramite la scontata mossa delle quote rosa.
La sensazione generale è che si voglia forzatamente modellare una serie già consolidata da sei stagioni su un personaggio in via di formazione. Ma House Of Cards non ha bisogno di essere personificata in Claire Underwood, perché lo è sempre stata. Il Presidente è una Underwood e non potrà mai smettere di esserlo.
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Chapter 69 6×04 | NDmilioni – ND rating |
Chapter 70 6×05 | ND milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.