The OA 2×04 – SYZYGYTEMPO DI LETTURA 6 min

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“When the day comes for my ‘prediction’ to be realized it will either happen or not. If it does happen, then your ability to judge your environment is crippled by your acceptance of me as a “knower of all things” and gifted with the ability to tell the future. If I am wrong, then everything I have said that might possibly have made you think about your world in a different way is suddenly discredited. I do not want either. Although I do have personal reasons for being here and speaking with you, the most I could hope for is that you recognize the possibility of time travel as a reality. You are able to change your worldline for better or worse just as I am.” (John Titor, time traveler)

Nella storia delle serie tv molteplici sono i prodotti che sono andati a ridisegnare ciò che oggi si intende, in una discussione tra appassionati, con serialità. Senza voler addentrarsi troppo e rimanendo in tempi relativamente recenti basterebbe fare i nomi di prodotti come Lost, in grado di sfondare lo schermo e rendere un programma televisivo un prodotto a tutto tondo in grado di calamitare lo spettatore anche al di fuori dei canonici quaranta minuti di visione (cosa già avvenuta con Twin Peaks). Breaking Bad arrivò in un periodo di magra in campo seriale e faticò a carburare attestandosi, in quanto a pubblico, ben al di sotto di quanto oggi si potrebbe pensare per una serie tanto acclamata. A spianare la strada verso l’Olimpo ci pensò quel fatidico finale della quarta stagione unitamente all’episodio “Gliding Over All” in grado di, letteralmente, raddoppiare gli ascolti della serie al momento della sua ripresa con “Blood Money”.
The Leftovers e Mr. Robot (ma anche Westworld) rappresentano passato e presente di una tv che cerca di perfezionarsi, di innovarsi e che soprattutto vuole a tutti i costi giocare con il proprio pubblico: la serialità non è più confinata al soggiorno, di fronte all’apparecchio televisivo, ma è sbarcata in cucina dove tra un boccone e l’altro anima i discorsi di milioni di appassionati.
È grazie a questi prodotti (e a molti altri insieme a loro) che oggi è possibile avere una serie tv del calibro di The OA dove la visione non si circoscrive a sé, ma è un qualcosa di continuativo. Un processo che inizia con il primo episodio e che (forse) trova il suo atto ultimo con il finale di stagione.
Il termine che da’ titolo alla puntata è “sizigia” che significa unione o congiunzione ed appare corretto venga utilizzato in questo quarto episodio in quanto è a tutti gli effetti il primo (in questo secondo ciclo) in cui la personalità multipla di Nina/Prairie/The OA viene portata a galla, parlandone apertamente, come tematica della narrazione.
Nina, da viaggiatore tridimensionale, si ritrova a fare da medium per Azrael, chiamato durante l’esibizione Old Night: i due entrando in contatto riescono a leggere l’uno nella mente dell’altra e ben presto la piovra si rende conto che la persona che sta per utilizzare come tramite per dialogare con il mondo degli umani non è la solita. Per la precisione, Nina non è Nina. Ancora una volta The OA torna a sottolineare l’importanza dell’elemento acqua all’interno della storia: anche in questa scena, oltre a rappresentare habitat naturale di Azrael, l’acqua fa parte della scenografia costruita attorno al palcoscenico (così come il fragore del mare fa da sottofondo ai dialoghi nel night).
Azrael uccide (per 37 secondi) Nina che ancora una volta si ritrova a vivere un episodio di post mortem: l’angusto cunicolo in cui la donna si ritrova si rivelerà presto essere un passaggio insito alla pancia di un aereo. Il poco tempo a disposizione ed il timore di Karim di perdere il possibile tassello mancante per risolvere il caso affidatogli interrompe però nel momento clou il viaggio infradimensionale di The OA.
La giovane viene quindi catapultata nuovamente nella realtà in cui è Nina.
Quello portato in scena dalla serie, quindi, altro non è che un articolato processo di metempsicosi di cui l’anima di Nina/Prairie/The OA trasmigra da un corpo all’altro? Determinate frasi, unitamente ad introduzioni nella sceneggiatura e tra i personaggi, portano a questo pensiero: Viktor, il gestore che accoglie Nina all’interno del night SYZYGY afferma ad una impaurita Brit Marling che “You say that every time and every time it comes to you. You’re sounding very American these days” facendo supporre allo spettatore che situazioni simili a quella che sta per andare in onda sia già avvenuta più e più volte in passato. Maggiori dubbi ancora getta l’introduzione del personaggio che Hap incontra nel suo day-off: una viaggiatrice dimensionale esattamente come il gruppo dei movimenti e Nina. Anzi, per essere più precisi non una viaggiatrice ma una turista.
Curioso che tra tutti i possibili termini per identificare dei viaggiatori dimensionali la serie decida di utilizzare “turista”, quasi a voler sottolineare che queste persone (questi, per l’appunto, “turisti”) hanno sì interesse in ciò che visitano, ma il luogo visitato è una tappa del percorso. La loro, quindi, è una sosta momentanea. È il momento della ripartenza che non è definito (o definibile).
Come si faceva menzione poco sopra, le due trame fin qui scandite con i personaggi di Nina e di Karim giungono a congiunzione (sizigia, come si diceva prima): ecco quindi che si ripresenta come leit motiv dell’episodio nuovamente il titolo.

Karim: “What the fuck is this?”
A: “I just do lights, bro.”

Nonostante quanto di buono detto fino ad ora e sottolineando nuovamente la bellezza del complesso tessuto narrativo, un ma sorge d’obbligo: tutto bello, come detto, ma prima o poi si esigeranno risposte alle domande fin qui tralasciate ed i dubbi dovranno per forza di cosa essere dissipati. È impossibile poter basare l’intero sviluppo della storia sul puro e semplice scalpore scenico visto e considerato che, fino ad ora, questa serie sembra basarsi puramente su questo.
Si tratta di un monito, un’avvertenza che pareva corretto portare all’attenzione parallelamente ai consueti complimenti che The OA riceve e che potrebbe benissimo essere smentito e destituito nei prossimi episodi. La chiave di volta è, come molte spesso accede nel mondo seriale, come si riuscirà a trovare risposta alle domande fin qui sollevate.

“I found myself once in a dimension where I was an actress. […] So I locked myself up in her flat and I watched all her DVDs. […] It was all me and not me. […] But then I realized there was something the actress and I held in common. […] We were both hungry to understand the human condition. She sated her hunger by taking on different roles and I do it as a traveler.”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La scena della piovra e di Nina
  • Il viaggio astrale di Nina
  • Turisti dimensionali
  • Poetica della serie
  • Incontro tra Nina e Karim
  • Fuga di Nina dalla clinica
  • Incontro tra Hap ed un’altra “turista”
  • Speriamo davvero si possa viaggiare anche senza dover fare i fantomatici movimenti
  • Una certa fragilità strutturale che è indubbiamente presente in una serie tv sempre spinta al clamore

 

Tutto molto bello. Ma questo caos generale pagherà prima o poi?

 

Magic Mirror 2×03 ND milioni – ND rating
SYZYGY 2×04 ND milioni – ND rating

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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