“L’Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti.”
Fin dai primi secondi di questa premiere, una volta osservato bene il nostro protagonista, Leonardo Notte, il suo abbigliamento, la scrivania, gli scaffali alle sue spalle, la mente di coloro che sono cresciuti nell’Italia del Governo Berlusconi è andata immediatamente là, a quel celebre discorso che annunciava la sua candidatura alle elezioni del ’94. Un discorso divenuto oramai iconico (i fans di Boris potranno ricordare Glauco Benetti citare il suddetto monologo di fronte ai tre sceneggiatori, basiti d’innanzi a tanto GENIO!) e che non potrebbe esprimere meglio il vero potere dietro alla figura di Silvio Berlusconi, quel carisma in realtà frutto di un vero e proprio studio a tavolino su quelli che sono i gusti e le reazioni del pubblico, o meglio degli elettori, all’atteggiamento mostrato dal futuro Cavaliere di fronte alle telecamere. Uno studio che da qui in poi sembra essere compito del vero protagonista delle vicende, il nostro Stefano Accorsi – o Leonardo Notte, risulta sempre molto difficile separare l’attore dal personaggio interpretato – divenuto in pratica responsabile per le pubbliche relazioni di Berlusconi e decisamente disposto a tutto per portare a casa la vittoria.
Il primo episodio, senza dubbio molto Notte-centrico, si snoda attorno al dibattito televisivo tra Berlusconi e Occhetto, analizzato qui attraverso l’analisi degli esperti del team di Notte. Lo scopo è quello di mostrare allo spettatore i meccanismi che regolano la macchina politica, tutte quelle piccolezze relative al modo di porsi allo spettatore/elettore che in realtà si dimostrano fondamentali in fase di campagna elettorale. Il risultato è buono, il minutaggio dedicato al dibattito tra i due candidati rappresenta certamente la porzione più gradevole di questo primo episodio e l’interpretazione dei due attori – in particolare quella di Pierobon nel ruolo di Berlusconi – risulta impeccabile. I problemi giungono quando l’attenzione si sposta sui veri protagonisti delle vicende, quelli legati alle trame fittizie del telefilm. La scelta di utilizzare Tangentopoli, l’ascesa di Silvio Berlusconi e tutti gli avvenimenti legati al triennio ’92-’93-’94 solamente come sfondo delle vicende fittizie che Stefano Accorsi ha deciso di raccontarci si rivela per ciò che è: un mezzo fiasco. Le puntate scorrono piacevolmente, non ci troviamo di fronte ad un totale disastro, sia chiaro. Il problema vero è la monotonia che aleggia attorno alle storie dei nostri protagonisti. I personaggi non crescono, non evolvono, rimangono incastrati nei propri ruoli nonostante i passi avanti compiuti dalla trama. Chi inganna continua a ingannare, chi insulta continua ad insultare, chi era un cinico bastardo egoista continua ad essere un cinico bastardo egoista. Le uniche novità giungono dagli avanzamenti di trama relativi allo scenario storico in background, novità che in realtà non sono novità, in quanto ricostruzioni di fatti realmente avvenuti.
Certamente d’impatto sentire nomi come quello di D’Alema, della Pivetti, della Mussolini, personalità che appartengono alla nostra storia recente – anche se rappresentati non proprio fedelmente seppur nella loro versione “giovanile” – ma per il resto non rimane granché. Miriam Leone continua a darla in giro per il proprio tornaconto, ma stavolta “l’ha deciso lei” quindi va bene, Leonardo Notte continua a interpretare il “figlio cattivo di Silvio” che in qualche modo dovrebbe rappresentare la mente malvagia dietro alla sua ascesa politica e Bosco arriva, insulta Miriam Leone ed esce di scena. In effetti la lista finisce qui, forse ci sarà tempo per analizzare altre trame in futuro ma fino ad ora questo è il materiale che abbiamo a disposizione.
Dopo un primo episodio dedicato quasi unicamente al dibattito televisivo, nel secondo ci spostiamo in Parlamento, alle prese con un disegno di legge, quello riguardante la violenza sessuale, rimasto “all’ordine del giorno” dal 1986 (e che comunque verrà approvato solo nel 1996, dieci anni dopo). Molto interessanti lo spunto e le intenzioni, non altrettanto interessante il risultato finale. Le interpretazioni delle attrici che prestano la faccia alle varie Melandri, Pivetti, Finocchiaro, Mussolini, Prestigiacomo e via dicendo sono qualcosa di estremamente imbarazzante, robe da farci rimpiangere la Tea Falco del “ti arrandi così“, con parlate e accenti improbabili che in più di un’occasione fanno scappare una risatina d’imbarazzo facendo vergognare lo spettatore per loro. Perfino il messaggio di fondo, quello che dovrebbe far riflettere sulla visione che l’uomo aveva della donna in politica in quegli anni, un “pezzo di arredamento”, finisce con l’essere ridicolizzato perché portato avanti da Veronica, l’emblema di tutto ciò che questa proposta di legge si prefigge di combattere. Con la sequenza conclusiva qualcosa si risolleva. Quel “ma voi che gente siete?” finisce col contestualizzare quanto accaduto finora, giustificando la scelta di Veronica come “portavoce” di questo segmento narrativo. L’incontro di due individui come Leonardo e Veronica, disposti a tutto pur di arrivare alla vetta e capaci di mettere in pausa la coscienza se necessario è forse lo spunto più interessante – inerente alla parte fiction del telefilm – regalatoci finora da questa terza stagione.
Non resta che attendere e sperare si dedichi più spazio al vero e meno al romanzo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio 8 2×08 | ND milioni – ND rating |
Episodio 1 3×01 | ND milioni – ND rating |
Episodio 2 3×02 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.