“Ollie, come on. You’ve cheated death more than any of us have by this point.”
Dopo otto stagioni è arrivato il momento di crescere, di diventare grandi e di prendere coraggio. E magari, se necessario, fare un piccolo atto di fede.
Arrow ha accompagnato il proprio pubblico per oltre 160 episodi e questa ottava stagione sembra essere costruita attraverso il meccanismo della rievocazione: prima l’ormai inesistente Starling City, quindi Hong Kong ed ora il Nanda Parbat, l’ormai ex sede della Lega degli Assassini da cui tanto la serie trasse energia diverse stagioni fa. Una rievocazione che continua, quindi, a sottolineare come tutto il percorso evolutivo di Oliver, tutto il suo passato, tutte le sue avventure, facciano ormai parte del suo Io più recondito ed intimo. La sua storia ed il suo vissuto sono diventate parte dell’eroe stesso, del mito.
Ed è con la crescita del suo duplice personaggio che gli sceneggiatori portano in scena tutto ciò. Sfruttando un contesto familiare sia per il pubblico, sia per il personaggio, viene mostrato come Oliver sia notevolmente cambiato (meglio ribadire, cresciuto) rispetto alle prime apparizioni in questi determinati luoghi. L’Oliver incaricato di un difficile compito in questa ottava stagione non ha nulla da spartire con quello che aveva da poco fatto ritorno a Starling City o ad Hong Kong. Ma è proprio sul Nanda Parbat, dove Oliver aveva dovuto intraprendere la carriera nella Lega degli Assassini, che la differenza si percepisce al primo sguardo. C’è minore freddezza nell’Oliver di oggi, ancora scosso dalla sua stessa decisione di abbandonare la propria famiglia per questa ennesima mortale avventura. Un maggiore sentimentalismo che esalta Oliver/Green Arrow e ne sottolinea, non che ce ne fosse bisogno, la sua maggiore maturità. La crescita è evidente sotto tutti i punti di vista, ma qualche scena lascia il tempo che trova e fatica a trovare coerenza con quanto il resto della puntata cerca di mostrare.
Thea: “It says Al-Fatih was visited by a God who possessed the power to see all that is and all that will be. He believed that if he failed to keep the balance between good and evil this God would bring forth the end of times, the annihilation of all things. Ollie, if that’s true, this means that…”
Oliver: “It means Mar Novu is not trying to prevent what’s going to happen because he’s gonna be what causes it.”
Il consueto diverbio tra Oliver e Thea, con il fratello nuovamente iperprotettivo nei confronti di una ragazza ormai completamente in grado di difendersi da sola riporta sì alla mente i simpatici teatrini tra i due durante le prime stagioni; ma è più fresco e fastidioso il ricordo dei continui litigi fratello-sorella che hanno alienato la visione dello spettatore in più di un episodio. Una crescita simbolo di cambiamento solo in determinati aspetti, quindi, quella di Oliver. Ma l’episodio ne risente solo in parte di queste piccole fastidiose parentesi: i consueti quaranta minuti di puntata scivolano senza veri e propri intoppi portando in essere due fondamentali passi avanti nella trama. Il primo è sicuramente la scoperta da parte di Oliver che quanto appuntato da Mar Novu potrebbe non essere la verità: dagli scritti recuperati all’interno della cripta celata dalla Lega degli Assassini, Mar Novu avrebbe il ruolo di portare la fine del mondo, non di prevenirla.
Il secondo passo avanti arriva in conclusione di puntata e coincide con l’unificazione delle due trame portate avanti fino a questo momento: Oliver ed il suo ormai ex team si ritrovano all’interno della sua ex base con il gruppo dei teen eroi (William, Connor e Mia). Una reunion che porta grandi aspettative per il prossimo episodio soprattutto perché, essendo la stagione composta solamente da dieci episodi, ci si ritroverà ormai a ridosso del famigerato giro di boa. Ma fino a questo momento, Arrow continua a mostrarsi al proprio pubblico dal suo profilo migliore: sentimenti ed emozioni sviscerate in scena, combattimenti a ripetizione, la giusta dose di drama ed una reunion di famiglia che accende la speranza per una conclusione con i fiocchi.
“The Phoenix is reborn in the fire. The path to your destiny follows me.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Welcome To Hong Kong 8×02 | 0.77 milioni – 0.3 rating |
Leap Of Faith 8×03 | 0.76 milioni – 0.3 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.