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Prometeo, secondo la mitologia greca, fu un titano per mezzo del quale l’uomo ebbe modo di progredire, di evolversi: il regalo che fece Prometeo all’uomo, infatti, fu il fuoco. La conoscenza, nota fino a quel momento solo agli dei, venne portata agli strati più bassi della società largamente intesa creando una grande rabbia in Zeus che, in tutta risposta, prima fa incatenare il titano ai confini del mondo e successivamente lo fa sprofondare al centro della Terra, nel Tartaro. Cos’altro potrebbe essere, quindi, Devs (qui inteso come il progetto dell’azienda, non come la serie in sé) se non la fantomatica conoscenza del fuoco a cui l’uomo avrebbe modo, attingendone, di progredire e di evolversi? Forest, seguendo questo ragionamento, verrebbe equiparato a Prometeo, quindi. D’altra parte la sua cocente punizione sembra averla già scontata (una punizione che si evolve e muta, senza sosta) perdendo moglie e figlia in un tragico e violento incidente d’auto portato in scena nella scorsa puntata.
Eppure Forest risulta essere un personaggio ben più vicino alla figura di un villain piuttosto che a quella di un “eroe” come spesso viene etichettato Prometeo. Detto di questo giudizio, tuttavia, bisogna considerare che manca ancora l’ultimo episodio per poter effettivamente tirare le somme ed avere una visione ad ampio spettro delle azioni (si tratta pur sempre del mandante di due omicidi) compiute fino a questo momento. Tuttavia, dopo il pacifico confronto avvenuto tra Lily, Katie e Forest nello scorso episodio la sensazione che si percepisce, soprattutto ad inizio puntata, con il fugace saluto tra i due improbabili amanti è che si sta andando in braccio a quanto preannunciato dalle proiezioni senza desiderio alcuno di allontanarsi da questo ben preciso percorso. Determinismo, quindi. Anzi, sarebbe meglio intendere quello che sta accadendo, considerata la gravità narrativa del tutto, con un termine più adatto: fatalismo. Il modo con cui Katie e Forest abbracciano l’alba del nuovo giorno, ben sapendo cosa si deve consumare, rispecchia alla perfezione il concetto di amor fati utilizzato da Nietzsche: gioiosamente (a tratti, con stoicità) abbracciano il destino a cui non possono sottrarsi in alcun modo, anzi, sono ben consapevoli che sono gli unici in grado di realizzarlo.
Ecco quindi che Katie si presta a fingere durante l’incontro con Lyndon; la porta presso la diga ed assiste distaccata, apatica, stoica a quello che sta avvenendo sotto i suoi occhi mentre Lyndon si affida al proprio fato accettandone, di fatto, le conseguenze.
Eppure Forest risulta essere un personaggio ben più vicino alla figura di un villain piuttosto che a quella di un “eroe” come spesso viene etichettato Prometeo. Detto di questo giudizio, tuttavia, bisogna considerare che manca ancora l’ultimo episodio per poter effettivamente tirare le somme ed avere una visione ad ampio spettro delle azioni (si tratta pur sempre del mandante di due omicidi) compiute fino a questo momento. Tuttavia, dopo il pacifico confronto avvenuto tra Lily, Katie e Forest nello scorso episodio la sensazione che si percepisce, soprattutto ad inizio puntata, con il fugace saluto tra i due improbabili amanti è che si sta andando in braccio a quanto preannunciato dalle proiezioni senza desiderio alcuno di allontanarsi da questo ben preciso percorso. Determinismo, quindi. Anzi, sarebbe meglio intendere quello che sta accadendo, considerata la gravità narrativa del tutto, con un termine più adatto: fatalismo. Il modo con cui Katie e Forest abbracciano l’alba del nuovo giorno, ben sapendo cosa si deve consumare, rispecchia alla perfezione il concetto di amor fati utilizzato da Nietzsche: gioiosamente (a tratti, con stoicità) abbracciano il destino a cui non possono sottrarsi in alcun modo, anzi, sono ben consapevoli che sono gli unici in grado di realizzarlo.
Ecco quindi che Katie si presta a fingere durante l’incontro con Lyndon; la porta presso la diga ed assiste distaccata, apatica, stoica a quello che sta avvenendo sotto i suoi occhi mentre Lyndon si affida al proprio fato accettandone, di fatto, le conseguenze.
“Why ask a question, when you’ve already heard the answer? I didn’t want to know the future, it’s not that strange. While I have the illusion of free will I have the illusion of free will.”
La puntata si era aperta con un richiamo a tratti preistorico, a tratti cinematografico. Una grotta, un gruppo di ominidi ed in sottofondo una soundtrack ripetitiva e martellante: il ricordo ricorre subito a 2001: Odissea Nello Spazio, ovviamente, ma si tratta di una banale parentesi introduttiva utile semplicemente alla sceneggiatura per ricollegarsi al discorso di Forest riguardante gli uomini primitivi, sedentari e inamovibili dalle loro grotte per millenni.
Devs stupisce nuovamente con una puntata concettualmente e visivamente appagante che si fa perdere con un paio di scelte di dubbio gusto dal punto di vista narrativo: che il barbone facesse parte di un piano ben più ampio era abbastanza telefonato; forse eccessivamente sciocco il piano di Lily di rimanere a casa e “non fare nulla”. Da appuntare, tuttavia, per quest’ultimo elemento che rispecchia in parte ciò che la serie ha raccontato fino ad ora: non c’è necessità di correre incontro al proprio fato/destino/futuro dal momento che, essendo tutto predeterminato, fluisce liberamente lui verso le persone, senza necessità alcuna di adoperarsi. E, infatti, è proprio così che vanno le cose: sulle dolci note di una canzone romanticheggiante, Kenton si introduce nell’abitazione di Lily ed elimina senza troppi fronzoli Jamie (rimasto in vita anche troppo, forse) cercando di fare lo stesso anche con Lily, salvata in corner dal barbone-spia russa in “borghese”. Spia che, gli sceneggiatori ci tengono particolarmente a sottolinearlo, ha compiuto una scelta ben precisa salvandola, dato che non sarebbe stato suo compito/dovere.
Devs stupisce nuovamente con una puntata concettualmente e visivamente appagante che si fa perdere con un paio di scelte di dubbio gusto dal punto di vista narrativo: che il barbone facesse parte di un piano ben più ampio era abbastanza telefonato; forse eccessivamente sciocco il piano di Lily di rimanere a casa e “non fare nulla”. Da appuntare, tuttavia, per quest’ultimo elemento che rispecchia in parte ciò che la serie ha raccontato fino ad ora: non c’è necessità di correre incontro al proprio fato/destino/futuro dal momento che, essendo tutto predeterminato, fluisce liberamente lui verso le persone, senza necessità alcuna di adoperarsi. E, infatti, è proprio così che vanno le cose: sulle dolci note di una canzone romanticheggiante, Kenton si introduce nell’abitazione di Lily ed elimina senza troppi fronzoli Jamie (rimasto in vita anche troppo, forse) cercando di fare lo stesso anche con Lily, salvata in corner dal barbone-spia russa in “borghese”. Spia che, gli sceneggiatori ci tengono particolarmente a sottolinearlo, ha compiuto una scelta ben precisa salvandola, dato che non sarebbe stato suo compito/dovere.
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Libero arbitrio e determinismo si scontrano per l’ennesima volta all’interno di questa serie che, a suo modo, ne sta ridisegnando i limiti a proprio piacimento. L’arrivo, in conclusione di puntata, di Lily a Devs è l’ennesimo capitolo di questa battaglia che si appresta a trovare una conclusione.
Episode 6 1×06 | ND milioni – ND rating |
Episode 7 1×07 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.