“I’m sure you see it too. Reality is just an agreed upon illusion.”
Arrivata ormai a ben più di metà stagione, Altered Carbon lancia il suo asso da novanta con una manovra che ri-sconvolge le già precarie regole di questo universo narrativo.
Più volte, infatti, è stato ribadito nel corso della stagione che “non ci possono essere più di due custodie uguali”, come se fosse una legge biblica stampata in calce (e non solo nei romanzi di Richard K. Morgan), una specie di assioma indiscutibile come le Leggi della Robotica di Asimov, ben descritte nel romanzo Io, Robot.
Ed esattamente come nel romanzo di Asimov, tali leggi vengono ribadite talmente tante volte che viene logico pensare che queste verranno infrante prima o poi. E così accade, appunto, in Io, Robot dove l’eccezione alla regola diventa il motore dell’azione.
La stessa sensazione deve essere venuta anche allo spettatore di Altered Carbon, che fin dal primo episodio di questa stagione si è sentito ribadire il concetto dell’unicità delle custodie. E, ovviamente, ecco spuntare dal nulla (più o meno) l’eccezione, ossia il “doppio Kovacs” protagonista di questo episodio, già pre-annunciato dal precedente cliffhanger di puntata.
Va detto, però, che tale costruzione del racconto è stata giocata bene dagli sceneggiatori, così, dopo un primo straniamento iniziale, tale “eccezione” viene ben presto portata alla normalità. D’altra parte si tratta pur sempre di un escamotage ideato dai “villains” i quali (è noto) nascono per giocare sporco e contro le regole.
È soprattutto il ritmo dell’episodio però a non lasciare tempo allo spettatore di pensarci troppo su, coinvolgendolo fin da subito in una caccia continua gatto-topo fra le due fazioni in campo dei “buoni” e dei “cattivi”, quindi fra i rispettivi Kovacs.
In tutto questo, è da segnalare il gradito ritorno di Will Yun Lee nei panni “dell’Originale Kovacs”, ben più espressivo e in parte di Anthony “Falcon” Mackie, e con un ruolo abbastanza insolito in quanto “clone” del protagonista ma con i suoi stessi ricordi e sentimenti, almeno per quanto riguarda il periodo pre-Quellcrist Falconer.
Quindi un Kovacs “potenzialmente buono” ma dalla parte dei “villains” contro un Kovacks “effettivamente buono” il quale però non ne azzecca una e, senza farlo apposta, sembra sempre agevolare i compiti ai propri nemici. Praticamente la riproposizione in chiave seriale e futuristica del famoso meme “Spider-Man Pointing At Spider-Man”.
Una puntata, dunque, ricca di azione ma anche di introspezione e crescita personale da parte dei suoi protagonisti, quella che si ottiene mettendosi a confronto con sé stessi e con il proprio lato oscuro.
In questo Morgan (e, di converso, la showrunner Laeta Kalogridis) fa sua tutta una tradizione letteraria che va da Kafka a Dostoevskij, ulteriore rimando a quella “letterarietà” di cui la serie si ciba da sempre.
E, a proposito di letterarietà, torna grande protagonista Poe (Chris Conner) per un’ulteriore quest che si svolge in una sorta di “aldilà” per le memorie digitali (umane e non). E anche qui i paragoni con i viaggi danteschi e con l’immaginario occidentale (ma anche buddhista per alcuni versi) dell’oltretomba-giardino si sprecano. Da segnalare, in questo particolare segmento narrativo, l’uso della fotografia e della CGI che rendono veramente l’idea di una dimensione “altra” rispetto a quella solita (quasi sempre più “dark”) in cui si muovono i protagonisti, nonché il sempre gradito ritorno di Lizzie Elliot (Hayley Law) che forma con Poe una coppia inossidabile e sempre imprevedibile.
Già solo con queste due storylines l’intrattenimento è assicurato per questo episodio. Permangono alcuni difetti su i personaggi secondari che sembrano essere sempre “col freno tirato” rispetto alle loro reali potenzialità, come se al di là del loro essere di supporto ai protagonisti non potessero fare nient’altro. È il caso di Trepp (Simone Missick) o del Colonnello Carrera (Torben Liebrecht) che ora appare come spietato e sadico agente speciale onnipotente, ora appare una specie di agnellino sotto i voleri di Danica Harlan (qui autrice di un colpo di stato degno dell’Imperatore Palpatine).
Il cliffhanger finale regala l’escamotage con cui Poe fugge dall’Oltretomba (un po’ troppo semplice in realtà: perché non ci ha pensato prima?) e uno scontro epico nei boschi fra i due Kovacs nel quale sembrerebbe che il Kovacs “buono” abbia la peggio. Ma il modo in cui scompare nella nebbia (molto disneyano in realtà), e il fatto che manchino ancora tre puntate alla fine, fa ben sperare per quanto riguarda la sua sorte.
D’altra parte, si sa, in Altered Carbon la morte non è mai definitiva.
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Shadow Of A Doubt 2×04 | ND milioni – ND rating |
I Wake Up Screaming 2×05 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!