Dopo la parentesi necessaria (ai fini della trama generale) sulle vicende di Laura nella scorsa puntata, American Gods torna sulla “retta via” riprendendo il filo della narrazione da dove l’aveva lasciata dopo “Head Full Of Snow“.
Anche in questo caso i talebani puristi di Gaiman noteranno qualche differenza con il romanzo originario ma le trasposizioni letterarie (soprattutto in ambito seriale) necessitano di tali cambiamenti e non sarebbe, d’altra parte, giusto fare sempre paragoni con l’originale dal momento che l’American Gods di Starz merita di venire giudicata come opera in sé, in cui il narrativo e il visivo si fondono seguendo i caratteri della grande serialità contemporanea.
Caratteristiche di questo tipo di serialità sono una forte orizzontalità, condita da tecniche diverse di rappresentazione e riflessioni meta-televisive.
Tutti elementi che non mancano certamente in questa puntata e, anzi, ne rappresentano i punti di forza più rilevanti.
A partire, per esempio, dal teaser iniziale: lo spettatore che ha seguito fin qui le puntate ha imparato, ormai, che questa prima parte serve a spiegare la storia di una delle Divinità Americane. Non si tratta di un semplice intermezzo ma di una vera e propria introduzione degli elementi principali della serie, in questo caso della speranza tradita nei confronti delle divinità. Il tutto realizzato, per la prima volta, in una straordinaria CGI che cattura fin da subito l’attenzione ed evidenzia ancora di più l’aspetto mitico e favolistico delle Divinità.
Dopo questa prima parte introduttiva, si passa subito al dunque con l’incontro-scontro tra Laura e Shadow Moon, quasi una mezzora di dialogo in cui sono i simbolismi a farla da padrone: il continuo gioco di luci e ombre che simbolizza il male e il bene che albergano in entrambi e la luce che irradia da Shadow, rendono i due la rappresentazione, in chiave contemporanea, di Dante e Beatrice.
Non solo, infatti, Shadow rappresenta una salvezza per Laura, ma la cosa vale anche al contrario: la presenza di Laura è salvifica per Shadow che finora è sempre stato un antieroe che vaga senza uno scopo (in una “selva oscura” per l’appunto) dietro ad una flebile ed ambigua speranza (Mr. Wedsneday).
Ogni dialogo che intercorre tra i due è all’interno di un’ambientazione (l’hotel Starbrite che ha come logo una stella, come la cometa che guidava i pastori verso la Capanna) e di una scelta cromatica che non è mai a caso.
L’unico difetto è il fatto che questa parte occupa uno spazio preponderante all’interno della puntata, cosa che è assolutamente necessaria poiché l’intero dialogo tra i due rappresenta un punto di svolta non indifferente per la trama ma che rallenta parecchio il ritmo dell’episodio.
Di ben altro respiro è l’entrata in scena di Mr. Wednesday che rappresenta il vero midpoint significativo della puntata: dalla sua entrata in scena e il successivo arresto di lui e Shadow la narrazione diventa un crescendo di tensione e suspense da thriller fantapolitico.
Il tutto grazie ad un altro dialogo-scontro significativo: quello tra le due nuove divinità Media e Technical Boy, completamente immersi in una scenografia kitsch ma di forte impatto visivo. Questa parte è ancora più significativa delle precedenti poiché, da qui in poi, molti dei punti rimasti oscuri della trama vengono allo scoperto (ovviamente per chi ancora non ha letto il romanzo) e si comincia ad intravedere il nodo centrale della trama (lo capisce perfino Shadow!). Menzione speciale va a Media (Gillian Anderson) che qui si trasforma completamente prima in David Bowie e poi in Marilyn Monroe. Non si tratta di puro e semplice fan service ma di una scelta accurata che rivela la natura del medium in questione (la televisione) e il suo potere di suggestione. Si tratta di citazioni veramente colte e popolari allo stesso tempo (presenti soprattutto nei dialoghi) che diventano metafore comprensibili a tutti. Anche qui abbiamo un tema centrale di tutta la trama che è l’evoluzione dei media audiovisivi, simili, in effetti, a divinità in quanto fonti di venerazione ma sempre in lotta tra di loro per l’attenzione del pubblico (ne sanno qualcosa quelli di Cannes).
Lo scontro, quindi, non è solo tra vecchie e nuove divinità ma anche interno a quelle nuove che non si risparmiano frecciatine e minacce tra di loro.
A gestire tutta la situazione c’è un personaggio che compare solo verso la fine ma che i fan di Gaiman aspettavano fin dall’inizio: Mr. World. Interpretato dall’ottimo Crispin Glover (indimenticabile George McFly di Ritorno al Futuro), la sua entrata in scena è destinata a rimanere nella storia dello show (e non solo per l’omaggio a Michael Jackson).
Il personaggio di Mr. World è essenziale in quanto, oltre che essere carismatico al punto giusto, colma un vuoto importante, cioè quello di avere un villain vero e riconoscibile per lo spettatore (finora si era solo accennato ad una minaccia per le vecchie divinità ma si era sempre glissato sull’argomento). Quindi ben venga l’introduzione del personaggio di Mr. World ed il cliffhanger finale che riporta la narrazione nell’universo del fantasy-horror da cui era partita con tutto il suo concentrato di misticismo e azione.
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Lemon Scented You 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!