Arrow 4×03 – 4×04 – Restoration – Beyond RedemptionTEMPO DI LETTURA 8 min

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Now, I know that i’m not the obvious choice for mayor. I’m–I’m not a politician. I signet away my family’s company. I didn’t even graduate from college, although, in my defense, I did go to four of them. I certainly don’t have a traditional background for leadership, but I can tell you this…
After five years in hell, i returned with only one goal. I wanted to save my city. And with your help, i can.” 

Dopo il nuovo status quo ripristinato dalla première e il nuovo equilibrio sancito da “The Candidate“, ecco che il trio Guggenheim/Berlanti/Kreisberg decide di stravolgere tutto, ancora una volta. A una prima superficiale occhiata quantomeno, visto che gli eventi importanti che si susseguono negli episodi “Restoration” e “Beyond Redemption” a un’analisi più attenta, non fanno altro che continuare il cammino di crescita di quest’Arrow 2.0. Un percorso che sembra voler puntare verso l’Oliver Queen più “pacifico” dei fumetti, finalmente in comunione con tutto il suo essere, dimenticando il “violento” passato e le forti crisi esistenziali arrivate al culmine nella scorsa stagione. L’ex-rampollo di Starling City diventa così attivo anche e soprattutto “socialmente”, non più solo come eroe mascherato e ai limiti della legalità, trasformando la sua personale e solitaria crociata in una missione “collettiva”, come era invece già successo con l’espansione del team dei Vigilanti.
Rinnovamento che si consuma, infatti, su due fronti. La “restaurazione” del team Arrow passa dal ritorno operativo del trio “originale”, come Felicity fa puntualmente notare ad inizio “Restoration” (appunto), che rappresenta inoltre la parte più nostalgica dell’episodio, di conseguenza più accolta da parte dei fan più affezionati. L’aspetto più importante, in realtà, non si riscontra tanto “sul campo”, quanto fuori, con l’attesa e doverosa riconciliazione tra Oliver e Diggle, che sembra chiudere finalmente la questione che rischiava di protrarsi oltre il limite della sopportazione. Per andare avanti bisogna quindi fare i conti col passato: questo sembra il tema ricorrente di quest’inizio di stagione e “Restoration” diventa, sotto questo aspetto, un episodio necessario per rinsaldare il rapporto e l’affiatamento del team di eroi protagonista, che si concretizzerà nel restyling presentato in “Beyond Redemption”, con tanto di “nuovo” covo aggiornato (made by deus ex machina Cisco), che a sua volta segna l’abbandono del “vecchio” Verdant.
Ma la “restaurazione” dello show non riguarda solo la mera location, ma tocca anche il lato puramente “fisico” dei personaggi; ci riferiamo ovviamente a quello che, nell’altro versante dell’episodio, succede a Nanda Parbat, che racconta naturalmente gli eventi più scioccanti e “rumorosi” della trama generale. L’abbiamo detto, il “salto dello squalo” nello show è ormai stato fatto (morte di Oliver) e da quel momento in avanti il “nuovo” Arrow non va distinto solo cromaticamente, ma soprattutto nell’approccio narrativo dei suoi autori, caratterizzato dall’alto ritmo e da cliffhanger continui (a volte poco credibili, a volte forzati, ma innanzitutto divertenti), cercando di tenere semplicemente elevata l’asticella dell’intrattenimento, senza più tenere così tanto al dogma della verosimiglianza che aveva invece contraddistinto le prime stagioni. Secondo tale lettura, le trovate di sceneggiatura non vanno più giudicate seguendo parametri in qualche modo rigorosi e le soluzioni normalmente “forzate” diventano così, in un’ottica più permissiva, volutamente “fumettistiche”. D’altronde, non si andrebbe neanche tanto lontano dalla realtà dei fatti, visto quanto nei comics d’oltreoceano (e non solo) le “resurrezioni” di svariati personaggi, importanti o meno, siano all’ordine del giorno.
Ed ecco che in una simile impostazione il ritorno di Sara Lance rientra alla perfezione, condizionato comunque dal nuovo spin-off Legends of Tomorrow, che tra gli ultimi episodi dello show e quelli del fratello The Flash, sta pian piano costruendo le sue fondamenta, vedi anche il “mistero” dell’ultimo messaggio di Palmer che ha occupato Felicity e il suo Cisco personale sia in “Restoration” sia in “Beyond Redemption”, e dubitiamo sia finita qui. Non fa niente se poi si butta all’aria un’intera stagione, quella scorsa, basata praticamente tutta sul “fantasma” onnipresente dell’ex-Black Canary, dalle psicologie rivoluzionate dei personaggi della famiglia Lance, in primis (come “Beyond Redemption” ha il merito di rendere in maniera più che intensa, specialmente nella scena del “quasi” omicidio), alla stessa crociata di Oliver contro Ra’s Al Ghul, mossa dal bisogno di preservare l’incolumità della sorella. Thea che, proprio come Sara, per salvarsi aveva avuto bisogno delle miracolose cure del Pozzo di Lazzaro, il quale, perlomeno, viene fortunatamente distrutto a fine episodio, dopo aver superato abbondantemente il limite della credibilità narrativa.
Quel che resta sono i personaggi che ci ruotano attorno, ovvero le sorelle Lance e la famiglia Merlyn principalmente, che intrecciano senza sosta i loro destini da almeno due stagioni. Sempre gradito, se non altro, il ritorno per l’occasione di Malcolm, appunto, personaggio che continua ad essere oggetto di grandi plot twist e allo stesso tempo di incredibili forzature (nonché di “spreco” del talento di John Barrowman), conditi da machiavellici piani al solito falsamente (e inutilmente) intricati, vedi l’insegnamento a Thea di come superare la sete di sangue derivante dal Pozzo, con tanto di puntuale ed “insospettabile” inganno incluso.
Alla luce di tanta crucialità degli eventi, assumono più secondaria importanza del normale i “nemici della settimana”, sia nelle vesti dello sgherro di Damien Darhk in “Restoration”, un po’ il Bullseye (della Marvel) dei poveri, dalla irreale quanto stravagante tecnologia, sia in quelle dei poliziotti corrotti di “Beyond Redemption”. Alla fine l’attenzione è tutta verso il “villain stagionale”, per ora sulle retrovie e per questo lontano dai suoi predecessori (a parte Ra’s, forse) in termini di pericolosità e carisma, Damien Dahrk, che occupa però un ruolo chiave, anche di riflesso, in entrambi gli episodi.
Se nel primo si limita quasi solamente a tirare le fila dei suoi “fantasmi”, con qualche breve accenno all’ancora misteriosissima HIVE, è nel secondo che il suo coinvolgimento con Papà Lance è colpevole di far esplodere rapporti e dinamiche dei personaggi principali, con lo scontro con Oliver, ovviamente, a farla da padrone. In “Beyond Redemption”, infatti, si attua quella che possiamo denominare la II° parte della resurrezione di Sara, col rientro a Star City occultato da Laurel, che però non riesce stavolta a tenere all’oscuro il padre, con tutte le conseguenze del caso. La reazione di Quentin davanti alla propria figlia viva e vegeta, la cui morte lo aveva tanto segnato e devastato, è naturalmente toccante, prima di rendersi conto delle sue reali condizioni. Le turbe morali e psicologiche che ne derivano lo rendono il protagonista assoluto dell’episodio che lo vede coinvolto su più livelli di trama.
La relazione con Darhk, a cui chiede aiuto (a proposito, ottimo, per una volta, il collegamento con il suo passato nella Lega degli Assassini), scatena come detto il confronto con Oliver, che a sua volta tratta anche della situazione criminale in cui versa la città, arrivata ad esser minacciata dalle stesse forze dell’ordine. Un conflitto che dal generale scende così al personale e viceversa, toccando punti cardine della psicologia di entrambi i personaggi, in una delle loro scene più intense e forti, almeno tra quelle che li ha visti faccia a faccia precedentemente. Va sottolineata, a tal proposito, la bravura di Paul Blackthorne, che domina l’intero episodio (a volte, anche in maniera troppo “caricata”). Significativa, intanto, la confessione che Oliver fa a Lance sulla rilevante influenza di quest’ultimo nella sua decisione di candidarsi a sindaco, plot twist che in “Restoration”, dopo l’annuncio a Felicity nell’episodio precedente, era rimasto in stand-by. Il rapporto con Lance e la ricerca evidentemente ininterrotta dell’eroe di trovare la sua approvazione per tutti questi anni (e stagioni) raggiunge vette anche sorprendentemente raffinate. I lunghi percorsi di “decadenza” del primo e di “rinascita” del secondo, trovano così il loro definitivo apice, in un’incredibile condizionamento ambivalente, attraverso la “redenzione” del titolo, segnando da tale momento in avanti un nuovo inizio per entrambi, come sancisce il discorso che non a caso riprende l’opening ormai tradizionale (che abbiamo riportato nell’intro della recensione).
Persino il flashback di stagione, fino a “Restoration” ancora nella sua classica fase di lento (forse troppo) avvio, in cui risulta complicato per chiunque riconoscere dove gli autori vogliano andare a parare, in “Beyond Redemption” non solo trova la sua prima svolta, ma riesce anche a relazionarsi, per “opposti” alla trama del presente. Ricordiamo che manca ormai solo un anno prima che Oliver faccia il suo ritorno dall’aldilà (il primo, almeno) all’allora Starling City, eppure, per quanta esperienza abbia fatto finora, siamo ben lungi dallo spietato ed infallibile assassino visto nella prima stagione. Una crescita che, invece, si intravede nell’ultimo episodio, con la direzione verso l'”oscurità” intrapresa da Oliver, al contrario, appunto, a quello del presente, che quella strada sta cercando invece di abbandonarla. Seguendo quest’interpretazione, le intenzioni degli sceneggiatori in merito appaiono ben chiare: da un lato assisteremo alla nascita di Arrow, quello che torna a Starling per salvare da solo e sottotraccia la sua città nella maniera più violenta, ovvero ammazzando gente di potere disonesta indicatagli dal padre; dall’altra vedremo sorgere il “Candidate“, che cerca di salvare propria la città alla luce del sole, insieme a tutti i suoi concittadini, ispirati positivamente dalle gesta del simbolo Green Arrow.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Pozzo di Lazzaro distrutto
  • Thea versione assassina
  • La resurrezione di Sara (by tutto il pubblico maschile)
  • Paul Blackthorne/Quentin Lance 
  • Lance vs Oliver 
  • Continuano, in maniera forse più spiccata che nelle precedenti stagioni, le riprese “amatoriali” nelle scene d’azione…
  • La resurrezione di Sara (by spettatori più razionali)
  • Le qualità genitoriali di Malcom Merlyn
  • L’assistente di Felicity, il Cisco di colore  
  • … le quali però sembrano toccare anche le scene drammatiche, come quando Lance sta per uccidere Sara, macchiandole di finzione

 

After five years in hell, i returned with only one goal. I wanted to save my city.” Forse forse, ci stan riuscendo pure gli autori.

 

The Candidate 4×02 2.50 milioni – 1.0 rating
Restoration 4×03 2.40 milioni – 0.9 rating
Beyond Redemption 4×04 2.64 milioni – 0.9 rating

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