Dopo un inizio di stagione senza dubbio arrembante, contraddistinto da ritmi diegetici oltremodo incalzanti e da un riassetto generale dei personaggi dopo la brevissima parentesi in Jacksonville, Ash VS Evil Dead prende fiato, optando per una maggiore valorizzazione dell’elemento action/splatter a discapito della progressione narrativa, comunque sempre presente anche se centellinata. Il quarto episodio stagionale, “DUI” – acronimo che sta per Driving Under Influence, ovvero guidare in stato d’ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti – si presenta quasi come un episodio filler, durante il quale i protagonisti menano le mani, fanno divertire, rischiano di lasciarci le penne una volta sì e l’altra pure ma senza comunque dire nulla di nuovo (salvo qualche piccolo accenno) in termini di avanzamento di trama. Scelta sacrosanta e che in nessun modo invalida la resa finale della puntata che addirittura ne esce impreziosita da questa episodica verticalità nella trama.
Impeccabile anche la componente estetica. Oltre a sfruttare il tipico sensazionalismo visivo del genere splatter, caratterizzato da violenza gratuita, fiumi di sangue finto e manichini scadenti, gli autori sfruttano il montaggio alternato per spostare il focus lontano da Elk Groove e mischiare un po’ le carte in tavola, imbastendo nuove coppie di personaggi per testarne così l’alchimia. A spiccare in questa occasione è senza dubbio la strana coppia Ash/Chet, dinamico duo di imbecilli, unito da un legame molto forte che lo spettatore riesce a percepire nonostante la recentissima introduzione del personaggio all’interno del cast. Il lavoro autoriale in questo caso appare determinante e, attraverso pochi, ma mirati, scambi di battute, l’amicizia tra i due viene ricostruita in maniera sapiente, favorendo inoltre l’attaccamento spettatoriale nei confronti dell’ingenuo ubriacone interpretato da Ted Raimi.
Dall’altro versante si trova invece la coppia Kelly/Ruby, alle prese con la prole demoniaca di quest’ultima, rintanata nel vecchio crematorio, teatro di una battaglia senza esclusione di colpi dalla quale le due ragazze escono sì vincitrici, ma con non poche difficoltà. Al termine del combattimento, rientrante nei soliti canoni stilistici che hanno fatto di Evil Dead un cult, Ruby riesce finalmente a far fuori i suoi pargoli, sopprimendo definitivamente i suoi istinti materni in vista della minaccia costituita dal possibile risveglio di Baal, di cui parleremo tra poco in riferimento al quinto episodio. Giusta la scelta di optare per un team composto da due badass al femminile per portare avanti la storia, affidandosi invece ai due dementi prima, e al particolare destruction derby dopo, per accontentare gli amanti del trash più becero. Oltre che strizzare l’occhio ai fan della saga utilizzando come leva emotiva la toccante “lovestory” tra Ash e la sua amata Delta.
Discorso diverso va fatto invece per il quinto episodio, “Confinement”, esteticamente e stilisticamente atipico rispetto ai suoi predecessori e teatro di un evento da lungo atteso: la comparsa di Baal, demone ammaliatore temuto perfino dalla stessa Ruby, nuovo villain di stagione interpretato da Joel Tobeck, ennesimo membro dell’Herc-Xenaverse (all’interno del quale l’attore ha vestito i panni di ben sette personaggi diversi). Dopo il finale della puntata precedente e la caduta all’inferno del Necronomicon, era facilmente prevedibile un ridimensionamento del ruolo di Pablo all’interno delle vicende. Arrivati fin qui ci è dato di sapere soltanto che i simboli sul suo corpo e l’espulsione di liquidi d’ogni densità e colore rappresentano, a detta di Ruby, l’ultima speranza per sconfiggere il male uscito dal libro demoniaco. Il come e il perché ci verranno sicuramente svelati più avanti, nel frattempo esaminiamo quali sono gli elementi che rendono “Confinement” un episodio atipico e, proprio in virtù di questa atipicità, anche uno dei migliori visti quest’anno.
Innanzitutto partiamo dalla location, in questa occasione limitata a quattro mura, quelle della stazione di polizia presieduta dallo sceriffo Thomas, teatro di un sadico gioco psicologico architettato da Baal, il cui unico scopo è quello di mettere i nostri protagonisti l’uno contro l’altro. Partendo da questo elemento possiamo subito notare un’altra caratteristica: un cast molto vasto rispetto al solito e che, proprio in funzione di questa proporzionalità inversa a livello spaziale, riesce a ricreare alla perfezione quel clima di tensione e ansia tipico di una situazione di reciproco sospetto. Infine, possiamo notare come il quantitativo di sangue versato sia decisamente inferiore alla norma, relegato principalmente a due occasioni, una delle quali, tra l’altro, rappresenta il momento più divertente dell’intero episodio (naturalmente parliamo del taglio verticale praticato da Ash). Quest’ultimo elemento contribuisce così a sviluppare un forte interesse nei confronti della trama del telefilm – non soltanto un’accozzaglia di black humour e scene trash – portando lo spettatore a farsi un sacco di domande: che ne sarà di Pablo? Quanto durerà Linda conoscendo il destino comune alle precedenti fiamme di Ash? Come faranno i nostri protagonisti a sconfiggere Baal? Insomma, di carne al fuoco ce n’è sempre di più, non ci resta che sperare in una seconda metà di stagione qualitativamente equiparabile alla prima.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Last Call 2×03 | 0.32 milioni – 0.1 rating |
DUI 2×04 | 0.27 milioni – 0.1 rating |
Confinement 2×05 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.