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Come già emerso e ampiamente descritto nelle precedenti recensioni, Away continua a dimostrarsi una science fiction abbastanza atipica. Il fulcro del drama di Andrew Hinderaker infatti non si condensa esclusivamente nello spazio ma si dirama in più versi, cercando di dosare lo stesso impatto sia per le vicende che avvengono nello spazio sia per quelle sulla Terra.
Finora questa formula si è rivelata estremamente vincente, anche perché con ben 10 episodi a disposizione bisognava creare storyline adeguate affinché ogni puntata risultasse ben gestita. Favorevolissimo è stata in questi ultimi episodi l’utilizzo dei flashback che si rivelano sempre più utili sia per esplorare l’intimo di tutti gli astronauti, permettendo così allo spettatore di conoscere ed empatizzare al meglio non solo con la Comandante Green, sia per dare un tono diverso alla storia che in questo modo non è costretta a rimanere intrappolata esclusivamente nello spazio.
Parallelamente alle storie degli astronauti, i primi episodi si sono dimostrati all’altezza anche per quanto riguarda la narrazione delle vite di chi è rimasto “a terra”. Il collegamento tra il personaggio di Emma e suo marito ha funzionato in maniera egregia sin dal pilot, creando un legame ben solido tra i due che ha permesso agli spettatori di prendere subito a cuore la situazione di Matt e, quindi, appassionarsi anche ai minuti dedicati alla sua malattia e conseguente riabilitazione. Tutto molto bello ed efficace, almeno fino a questo quarto episodio.
“Excellent Chariots” si pone come un primo piccolo inciampo, niente di esagerato o di allarmante, ma la strada intrapresa da alcune situazioni potrebbe iniziare a creare dubbi sulla durata di questa prima stagione. Sulla Terra, infatti, le dinamiche tra padre e figlia finora si erano distinte per un modo per niente monotono di essere raccontate, funzionando grazie all’apprensione trasmessa per la convalescenza di Matt e soprattutto grazie alla connessione con Emma le cui incursioni telefoniche, sia per le questioni mediche che per quelle famigliari, avevano reso il tutto in maniera meno piatta, aumentando il carico grazie alla parte emotiva sempre estrema. Il quarto episodio ha spostato l’attenzione sulla figura della figlia Lex, inserendo nel mezzo una reazione assolutamente comprensibile e prevedibile ma che non per questo deve risultare apprezzabile. Vedere il comportamento di Lex, che fino a quel momento era stata esemplare, scadere nel solito cliché da “adolescente ribelle”, appare abbastanza scontato e fa perdere alla parte di trama a lei interessata un bel po’ di quell’emotività che sin dall’inizio è stata alla base di ogni storyline di questa serie. La speranza è che, dal punto di vista famigliare per la protagonista, il resto degli episodi non si concentrino esclusivamente su questa problematica inerente una figlia con bassi voti e passeggiate in motorino, perché finora le questioni di salute e conseguente bilanciamento di preoccupazioni di Emma avevano funzionato in maniera perfetta sia a livello narrativo che emotivo.
Se la situazione sembra evolvere nelle dinamiche sulla Terra, nello spazio procede seguendo sempre lo stesso pattern. Anche questo episodio continua con i flashback esplicativi che in questo caso si concentrano sulla figura di Ram. Personaggio che finora aveva lasciato intravedere poco e niente del suo bagaglio emotivo, la sua storia colpisce in maniera meno potente rispetto a quanto avvenuto per Lu nella scorsa puntata, a causa di un modo un po’ più indiretto di essere raccontata, ma non per questo non svolge il suo egregio lavoro nel far conoscere la parte più intima anche di Ram. Tuttavia, la sua storyline di puntata ha soprattutto il merito di continuare a far crescere quello spirito di squadra che nel pilot sembrava venir meno. In questa occasione, oltre all’ennesima dimostrazione di carattere della Comandante, finalmente si è visto tutto il team collaborare insieme per salvare uno di loro, e al diavolo le misure di contenimento anti contagio.
Finora questa formula si è rivelata estremamente vincente, anche perché con ben 10 episodi a disposizione bisognava creare storyline adeguate affinché ogni puntata risultasse ben gestita. Favorevolissimo è stata in questi ultimi episodi l’utilizzo dei flashback che si rivelano sempre più utili sia per esplorare l’intimo di tutti gli astronauti, permettendo così allo spettatore di conoscere ed empatizzare al meglio non solo con la Comandante Green, sia per dare un tono diverso alla storia che in questo modo non è costretta a rimanere intrappolata esclusivamente nello spazio.
Parallelamente alle storie degli astronauti, i primi episodi si sono dimostrati all’altezza anche per quanto riguarda la narrazione delle vite di chi è rimasto “a terra”. Il collegamento tra il personaggio di Emma e suo marito ha funzionato in maniera egregia sin dal pilot, creando un legame ben solido tra i due che ha permesso agli spettatori di prendere subito a cuore la situazione di Matt e, quindi, appassionarsi anche ai minuti dedicati alla sua malattia e conseguente riabilitazione. Tutto molto bello ed efficace, almeno fino a questo quarto episodio.
“Excellent Chariots” si pone come un primo piccolo inciampo, niente di esagerato o di allarmante, ma la strada intrapresa da alcune situazioni potrebbe iniziare a creare dubbi sulla durata di questa prima stagione. Sulla Terra, infatti, le dinamiche tra padre e figlia finora si erano distinte per un modo per niente monotono di essere raccontate, funzionando grazie all’apprensione trasmessa per la convalescenza di Matt e soprattutto grazie alla connessione con Emma le cui incursioni telefoniche, sia per le questioni mediche che per quelle famigliari, avevano reso il tutto in maniera meno piatta, aumentando il carico grazie alla parte emotiva sempre estrema. Il quarto episodio ha spostato l’attenzione sulla figura della figlia Lex, inserendo nel mezzo una reazione assolutamente comprensibile e prevedibile ma che non per questo deve risultare apprezzabile. Vedere il comportamento di Lex, che fino a quel momento era stata esemplare, scadere nel solito cliché da “adolescente ribelle”, appare abbastanza scontato e fa perdere alla parte di trama a lei interessata un bel po’ di quell’emotività che sin dall’inizio è stata alla base di ogni storyline di questa serie. La speranza è che, dal punto di vista famigliare per la protagonista, il resto degli episodi non si concentrino esclusivamente su questa problematica inerente una figlia con bassi voti e passeggiate in motorino, perché finora le questioni di salute e conseguente bilanciamento di preoccupazioni di Emma avevano funzionato in maniera perfetta sia a livello narrativo che emotivo.
Se la situazione sembra evolvere nelle dinamiche sulla Terra, nello spazio procede seguendo sempre lo stesso pattern. Anche questo episodio continua con i flashback esplicativi che in questo caso si concentrano sulla figura di Ram. Personaggio che finora aveva lasciato intravedere poco e niente del suo bagaglio emotivo, la sua storia colpisce in maniera meno potente rispetto a quanto avvenuto per Lu nella scorsa puntata, a causa di un modo un po’ più indiretto di essere raccontata, ma non per questo non svolge il suo egregio lavoro nel far conoscere la parte più intima anche di Ram. Tuttavia, la sua storyline di puntata ha soprattutto il merito di continuare a far crescere quello spirito di squadra che nel pilot sembrava venir meno. In questa occasione, oltre all’ennesima dimostrazione di carattere della Comandante, finalmente si è visto tutto il team collaborare insieme per salvare uno di loro, e al diavolo le misure di contenimento anti contagio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Quasi raggiunta metà stagione, Away inizia a tirare leggermente il freno a mano sostando in una comfort zone che mette da parte l’action in favore di una stabilizzazione maggiore delle dinamiche interne. Elemento che può risultare utile per comprendere meglio i personaggi, ma che non deve prendere il sopravvento.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.