Away 1×03 – Half The SkyTEMPO DI LETTURA 4 min

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Away non è senz’altro la serie tv fantascientifica che tutti si aspettavano. Chiunque si sia approcciato alla visione di questo nuovo prodotto con le aspettative di assistere a complicate manovre spaziali, morti violente, entità aliene e caos all’interno dell’equipaggio, sarà rimasto sicuramente deluso. Il nucleo pulsante non è la missione verso il pianeta rosso ma il costo emozionale di essa: le ripercussioni di un viaggio lungo tre anni sui sentimenti dei protagonisti, il loro modo di lottare contro le proprie paure e fantasmi interiori, la consapevolezza di essere a duecento milioni di chilometri di distanza dai propri cari e non poter fare nulla per loro, se non affidarsi a metodi sterili, come email e videochiamate. I cinque astronauti non vengono mostrati solo come menti brillanti ed ottimi scienziati ma, soprattutto, come esseri umani assolutamente normali che non sempre riescono a rimanere indifferenti e imperturbabili. Diventare un cosmonauta e raggiungere i pianeti più lontani è un sogno accessibile a pochi: la posta in gioco è alta, i sacrifici sono inenarrabili ma, ciononostante, la missione deve essere messa al primo posto. Rinunciare a tre anni della propria vita, in nome di un progetto superiore e per il bene dell’umanità, ha un peso emotivo enorme e, poco a poco, i cinque protagonisti si ritrovano a scontrarsi con le conseguenze di questa scelta.
Il punto di forza di Away è proprio questo: dare più spazio all’interiorità dei personaggi e meno alla componente puramente tecnico-scientifica. Dieci episodi potrebbero risultare eccessivi per parlare di una missione spaziale, con il rischio di incappare in un loop di problemi/soluzioni per riempire tutto il minutaggio a disposizione. Per evitare tutto ciò – anche se i classici cliché sono sempre presenti – lo showrunner Andrew Hinderaker ed i suoi collaboratori concentrano i propri sforzi per mostrare un viaggio fatto di paura, fragilità, disperazione, ma anche speranza, fiducia ed umanità.
In questo terzo episodio, a subire più di tutti le conseguenze della solitudine è Lu, l’algida e distaccata astronauta che sembra aver sempre tutto sono controllo. Per la prima volta, in una produzione di questo genere, viene affrontata la tematica dell’omosessualità, quando la notizia della relazione amorosa tra la cosmonauta cinese e Mei, Capcom della NASA, diventa di dominio pubblico all’interno della Atlas. I flashback dedicati alla coppia, che mostrano come da una semplice amicizia sia poi nato qualcosa in più, vengono gestiti con delicatezza e normalità, senza scadere nel buonismo spicciolo e ponendo il focus sul grande contrasto interiore di Lu. Imprigionata in un matrimonio senza amore, ma basato sul rispetto reciproco, la pioniera decide di seguire la mente e non il cuore, sacrificando la propria felicità personale.
Da questo punto di vista, Lu e Misha sono molto simili, aspetto che li porta ad avvicinarsi più degli altri e ad avere un feeling particolare: la Motherland, per loro, rappresenta un vero e proprio fardello con cui interagiscono in un rapporto di amore/odio.  Per Lu, infatti, l’onore del proprio popolo va oltre ogni pensiero egoistico. L’interpretazione di Vivian Wu risplende all’interno della puntata, donando al suo personaggio un’altra luce, più emotiva, fragile ed umana. Una donna che difende con le unghie e con i denti il suo prestigio professionale, in un mondo prettamente maschile, indottrinata fin da piccola ad anteporre il suo Paese davanti a tutto. Il gioco di regia, fotografia e musica esalta ancora di più le scene dedicate alla coppia che riesce a trasmettere una sensazione di amore profondo, sebbene non si scambino nemmeno un bacio. Nonostante sia una puntata totalmente digiuna della componente action – evento abbastanza raro per un prodotto del genere – gli autori riescono a rendere questa mancanza un pregio e non un difetto.
Away, come detto precedentemente, è uno show che sottolinea l’alienazione degli astronauti ma che rimarca anche l’importanza della fiducia e sostegno reciproco. Protetti solo da un involucro di metallo e sospesi in un manto di corpi celesti, i cinque astronauti devono poter contare l’uno sull’altro per superare la prova più difficile della loro vita. La chiamata di addio tra Mei e Lu riesce a migliorare il rapporto tra quest’ultima ed il suo comandante, che mette da parte i suoi problemi per ristabilire equilibrio all’interno dell’equipaggio, senza far sentire nessuno escluso o inferiore.
“Half The Sky” è un episodio ambientato nello spazio, ma che non parla di stelle o pianeti ma solo di dubbi, paure ed emozioni. Di ciò che ci rende umani, anche a milioni di chilometri di distanza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scelta coraggiosa di trattare l’omosessualità in maniera naturale ed umana
  • Interpretazione di Vivian Wu
  • Regia, fotografia e musica
  • Un episodio senza componente action, ma non per questo meno impattante
  • Per adesso nulla da segnalare

 

Away continua a mostrarci il lato umano di un astronauta, costretto a sacrificare tutto per il sogno di una vita. L’importante non è solo raggiungere la meta, ma scendere a patti con se stessi.

 

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

1 Comment

  1. Terribile. Una serie del genere non può contenere così tante imprecisioni fisico-scientifiche, rapporti tra l’equipaggio irrealistici per una squadra seleziona come si suppone sia, e così tanto, TROPPO sfracellamento di palle sui problemi personali. Non è una serie sulla ricerca e la conquista spaziale, è una serie sui drammi personali di gente a caso ambientata nello spazio.

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